L’Italia in missione in Africa. Saranno tante le critiche dopo la scelta dello Stato italiano di partire per il Continente Nero. L’obiettivo è aiutare gli stati africani dopo l’epidemia da Coronavirus: missioni dettati da due aspetti principali come evidenziato nel decreto Rilancio.
La continuazione delle missioni già in corso (tra cui le maggiori restano in Afghanistan, Iraq e Libano), e l’avvio di nuovi impegni, principalmente in Africa. Infatti, sono cinque le nuove missioni: due dell’Unione Europea, due in ambito Nato, e una nata dalla collaborazione di singoli stati europei a guida francese. La prima novità consiste nella missione Eunavfor Med Irini, volta a contribuire all’attuazione dell’embargo sulla fornitura di armi alle fazioni libiche imposto dall’ONU. Addestramenti e reclutamento per aiutare gli Stati Uniti a fronteggiare lo Stato Islamico: l’Italia post-lockdown punta anche sulla difesa militare.
NUOVE E VECCHIE ALLEANZE
La nuova missione in Africa vedrà la prevalenza di nuove e vecchie alleanze: con la NATO, l’Italia comincerà il nuovo progetto Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, a favore della stabilità delle regioni che si estendono lungo il fianco sud dell’Alleanza. Un Alleanza che porterà l’Italia anche a proteggere gli stabilimenti Eni con la missione in Nuova Guinea.
Infine, ci sarà una nuova avventura per l’Italia anche nel contesto della “Coalizione per il Sahel” (già comprendente l’Operazione francese Barkhane e l’iniziativa militare congiunta G5 Sahel), con la Task Force Takuba. Una sinergia richiesta da Emmanuel Macron a Giuseppe Conte, con la partecipazione di oltre 14 paesi: bisognava partire il 28 marzo, ma il tutto è stato annullato per ovvi motivi.
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