
Uroboro: Enrico Berlinguer, 36 anni dopo. Episodio n.13 (come gli apostoli)… Pessime battute a parte, bentornati ad “Uroboro”, una rubrica nella quale analizzeremo una volta a settimana un evento storico riguardante il passato recente e non.
PERCHE’ “UROBORO”
Mentre studiavo per l’università, mi sono imbattuto nel mio vecchio libro di filosofia. Riaprendolo, ho riletto il pensiero di Nietzsche riguardo il concetto di storia. Più nello specifico, mi sono soffermato al pensiero di eterno ritorno dell’uguale. Incuriosito, sono andato a cercare una definizione per spiegarla: si parla di una teoria che si ritrova genericamente nelle concezioni del tempo ciclico, come quella stoica, per cui l’universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso. Esiste, inoltre, un simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche: l’uroboro. L’uroboro rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall’inizio dopo aver raggiunto la propria fine.
RICORDO INDELEBILE
7 giugno 1984. Le elezioni europee si avvicinano e Berlinguer si trova a Padova per un comizio. È uno dei tantissimi comizi che il segretario del partito comunista ha fatto in vita sua. Non è a conoscenza del fatto che, però, quello sarà l’ultimo della sua vita. Mentre parlava dinanzi al pubblico venuto ad assistere, infatti, ebbe un ictus. Nonostante il malore e nonostante, probabilmente, avesse capito che non avrebbe dovuto continuare il suo intervento, arrivò fino alla fine. Non sappiamo se la dignità morale lo abbia ucciso, costringendolo a continuare un discorso che, purtroppo, stava perdendo di valore dinanzi ai suoi problemi fisici.
Appena arrivato in albergo svenne, finendo in una coma da cui non uscirà più. Alle 12 e 45 dell’11 giugno 1984, venne dichiarato morto. Un’emorragia cerebrale ci ha tolto per sempre un uomo ‘diverso’. Basti pensare che ai funerali del politico di Sassari si presentarono un milione di persone. Un milione di persone che, presumibilmente, non erano tutte comuniste. Sarebbe inverosimile pensare che tutti i presenti credessero negli stessi ideali del PCI di Berlinguer. Gli riconoscevano, però, l’integrità morale, la professionalità, l’amore per la politica. Anche Giorgio Almirante, segretario del MSI, partecipò ai funerali e sottolineò le qualità del suo avversario politico.
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