Il primo Mondiale moderno della Storia. Oppure l’ultimo Mondiale con le frontiere. Esatto perché 30 anni fa cominciavano i Mondiali di calcio in Italia. Conosciuti anche come Italia ’90, 30 anni di Notti Magiche, l’inno storico della Coppa del Mondo di Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Un’edizione storica, la seconda disputatasi nel Bel Paese dopo quella del 1934 in pieno fascismo, che vide l’Italia di Vittorio Pozzo vincere sia quell’anno che nell’edizione francese del ’38.
Italia 1990 è stata una gioia ma allo stesso tempo una delusione. L’8 giugno 1990 cominciava la 14esima edizione della Coppa del Mondo di calcio, inaugurata allo Stadio San Siro con l’introduzione del terzo anello. Il match giocato fu quello tra l’Argentina di Diego Armando Maradona e il Camerun dei miracoli che giunse ai quarti di finale con Roger Milla e Thomas N’Kono, che darà l’ispirazione ad un certo Gigi Buffon, il più grande #1 italiano della Storia.
INNO ALLO SPRECO
Spreco in ogni caso. Perché se l’Italia riuscì ad ottenere l’assegnazione dei Mondiali 1990, questo portò nuove costruzioni ma anche spreco. Sia dal punto di vista edile ma anche calcistico. Infatti gli azzurri che disponevano di giocatori che faranno la storia del campionato italiano, furono beffati da un’Argentina rude e cattiva, “brutta” per certi versi, ma che giunse comunque in finale del Mondiale. L’Italia di Azeglio Vicini che con Roberto Baggio, Roberto Mancini, Gianluca Vialli e Totò Schillaci demolì qualsiasi avversario, anche grazie ad una difesa che subì un solo gol in tutto il campionato mondiale. Quello fatale: l’uscita a farfalle di Walter Zenga e la sconfitta ai rigori contro l’Albiceleste.
Uno spreco sportivo per la generazione di Gianluca Pagliuca, Paolo Maldini e Franco Baresi che poi perderà a USA ’94 contro il Brasile, ma anche economico. 1200 miliardi per costruire daccapo lo Stadio Delle Alpi, poi demolito per l’Allianz Stadium, e il periferico San Nicola di Bari ingegnato da Renzo Piano. Oltre ovviamente alle coperture di San Paolo e Olimpico, gli stadi protagonisti delle ultime partite: la sfida di Napoli contro Maradona fu un suicidio, con il popolo partenopeo per El Pibe de Oro, oppure la finale romana con i fischi durante l’inno dell’Argentina. Uno degli atti conclusivi peggiori di sempre, un po’ come lo 0-0 di 4 anni dopo dell’Italia di Arrigo Sacchi.
ADDIO ALLE FRONTIERE
Uno dei suicidi dell’Italia di quell’anno, oltre alla discutibile mascotte “Ciao” di Lucio Boscardin, fu quello del sorteggio e scegliere di far disputare le prime partite della Germania a San Siro. Soprattutto considerando la presenza di Andreas Brehme, Lothar Mattahus, Pallone d’Oro quell’anno davanti il Pablito Rossi del ’90 Totò Schillaci e Jurgen Klinsmann. Tre tedeschi a Milano, sponda nerazzurra: l’Inter dei record di Giovanni Trapattoni. Fenomeni agevolati anche dalla conoscenza del loro stadio e che arrivarono a dominare il Mondiale.
Il primo di quella Germania unificata dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 e che finalmente poteva festeggiare insieme a tutta la popolazione tedesca mai più divisa. Dopo gli argenti di Madrid e Città del Messico, ecco la rivincita di una nazione che presto diventerà un modello da seguire in ogni settore. La liberazione di Nelson Mandela, la caduta delle frontiere, come dimostrarono gli ultimi sgoccioli di quei paesi come la Jugoslavia prima della guerra civile, della URSS, che si avviava verso la decomposizione e le prime volte degli Emirati Arabi Uniti e dell’Irlanda. Italia ’90 fu anche questo e a distanza di 30 anni di Notti Magiche, anche per chi non le ha vissute, quell’estate rappresenta il punto da cui ripartire sia a livello calcistico che politico, con l’Italia ancora punto di incontro di civiltà.
Aggiungi il nostro RSS alle tue pagine
Iscriviti alla pagina Facebook
Seguici su Instagram
Iscriviti al nostro canale YouTube
Seguici su Twitter