Giornalista di Mediaset, radiocronista sportivo e tifosissimo del Napoli, ci ha parlato un pò di tutto: dalla prima telecronaca del Napoli di Maradona alla sua passione per il ciclismo, toccando anche le questioni Callejon, Mertens e Lozano. Ecco a voi il FacetoFace con Carmine Martino!
A: Domanda di rito ormai per tutti in questo periodo: come stai? Ti è mancato fare radiocronache?
C: Guarda, nonostante il periodo complicato, ho lavorato moltissimo. Al di là del calcio, rimasto fermo in questi ultimi 3 mesi qualche domenica a casa in più rispetto al solito. Lavoro anche per Mediaset, lì mi occupo di cronaca, di conseguenza ho lavorato anche più di prima. Per certi versi il calcio e la radiocronaca mi sono mancati, ma, a causa del momento terribile per tutti, sono stato preso anche da altre faccende e il pensiero andava spesso verso altro.
A: Arrivati a questo punto, pensi sia giusto ripartire?
C: Sì, credo di sì. E’ giusto un ritorno alla normalità, c’è bisogno del calcio. Serve a distrarci dai problemi quotidiani, che siano a casa o di lavoro, e mi auguro che si riparta subito. Il calcio per me è soprattuto una grande passione, per questo attendo con ansia di rivedere un pò di calcio italiano. Per adesso solo calcio tedesco (risata). La data prestabilita, 20 giugno, mi sembra realistica e funzionale per tutte le squadre in ballo.
A: In ambito Coppa Italia, invece, come la vedi?
C: Se siamo riusciti a stilare un calendario di Serie A con 12 giornate ancora da giocare e farlo terminare entro fine Luglio, penso sia fattibile giocare la Coppa Italia. Sono rimaste solo due partite di semifinale e la finalissima. Sono d’accordo con le date scelte, tenendo conto che ad Agosto si torna a giocare in Champions League…
A: Credo che per noi ventenni iniziare a muoversi in questo mondo sia più semplice. Pensando a ciò, ti chiedo: come hai iniziato tu? E quando hai capito, dopo, di esserti realizzato come giornalista e radiocronista?
C: La verità? È successo tutto un pò per caso, in realtà. Forse non avrei mai avuto il coraggio di fare una radiocronaca di 90 minuti, ma sono semplicemente stato catapultato in questo mondo all’improvviso. Io all’epoca lavoravo per una radio privata, Radio Spazio 1. Visto che a Napoli era arrivato il leggendario Maradona, un pò tutti volevano fare le radiocronache del Napoli. Io facevo il dj, lo speaker, l’intrattenitore, non le radiocronache. Il Napoli, però, non mise in vendita i diritti e ci trovammo in una situazione ambigua. Ad inizio campionato, infatti, non ricevemmo mai alcuna risposta e, non avendo avuto tempo per contattare un giornalista professionista, si decise di usare qualcuno già all’interno della mia radio. Tutti puntarono gli occhi verso di me, visto che ero un grande appassionato di calcio e perché facevo lo speaker. Improvvisamente, quindi, mi trovai allo stadio, spaventato alla sola idea di dover parlare per 90 minuti.
Non andò male, per fortuna. Da lì sono poi arrivato a Mediaset. Ci sono arrivato sicuramente grazie a quella opportunità, fu un ottimo banco di prova. Per un pò non sono riuscito a conciliare tutti i miei impegni, tra radiocronaca e Mediaset. Negli ultimi anni, per fortuna, sono tornato a fare entrambe le cose.
A: Dopo quest’inizio voluto dal destino, ha cercato e trovato qualcuno a cui ispirarsi per imparare le tecniche del mestiere?
C: La mia generazione è cresciuta con’ Tutto il calcio minuti per minuto’, quindi sicuramente ne sono stato influenzato. Se devo pensare a qualcuno per me di riferimento, il primo che mi viene in mente è un giornalista della Rai, Paolo Rosi. Un telecronista sportivo di altissimo livello, in particolare per rugby ed atletica leggera. I suoi racconti della medaglia d’oro di Mosca è leggendaria. Il racconto ed il tono della voce mi rimasero particolarmente impressi sin da subito. Successivamente ho preso spunto dai telecronisti brasiliani, principalmente per differenziarmi da tutti. Ebbi il coraggio di osare ed emulare i telecronisti brasiliani. Il famoso “Gol,Gol,Gol!” è preso proprio da loro.
A: Su Twitter ho visto un tuo post su Gimondi, grande ciclista degli anni 60/70. Oltre al ciclismo,quali altri sport ti piacciono?
C: Mi piace un pò tutto lo sport, quindi riesco a seguire qualsiasi disciplina sportiva. Ho fatto le telecronache di pallanuoto per tanti anni e sono stato fortunato nel poter seguire sia Posillipo sia la Canottieri. Amo anche il tennis, l’atletica, il basket ed il ciclismo. Ma dopo la vicenda Pantani il mio interesse, sarò sincero, è un pò scemato. Ho vissuto con grande passione il periodo che va da Gimondi, Moser, arrivando fino alle gesta del ‘pirata’.
A:Per molti anni, Napoli non è stata una città importante per la pallacanestro nazionale. Recentemente, però, la nazionale ha infiammato il ‘Palabarbuto’. Inoltre c’è stata la rinascita del campetto di Montedonzelli in onore di Kobe Bryant. Forse è tornata la passione per questo sport ?
C: Quando c’è una squadra che ti fa vincere e che, di conseguenza, riempie i palazzetti, è più semplice ricreare la passione per la palla a spicchi. In passato, però, sono stato raggiuntI anche livelli altissimi. Ricordo la finale 69-70 di Coppa delle Coppe, quelle vittorie con il Barcellona in coppa europea o la semifinale con la Fortitudo. Non seguo con grande passione l’NBA, a differenza di molti miei amici. In questo sono effettivamente atipico.
A: Qual’è la partita che ti è rimasta più nel cuore?
C: Difficile dirtene solo una. Sicuramente c’è Juventus-Napoli 1-3 tra le più belle ed epiche, visto che fu determinante per la corsa scudetto. Adesso sembra tutto più semplice, ma prima era difficile vincere con le grandi del nord-Italia. Qualche anno dopo mi emozionai anche per la vittoria in Coppa Uefa. Napoli sul tetto del mondo: mi sembrò di vivere un sogno. Anche tantissime partite nel trienno con Maurizio Sarri sono, per me, indimenticabili (il gol di Koulibaly su tutti, ovviamente).
La finale di Supercoppa a Doha fu un’altra partita veramente pazzesca. Di nuovo contro la Juventus, in un’atmosfera tormentata a causa del rapporto conflittuale tra Higuain e De Laurentis. Ero in ritiro con la squadra e la tensione era alle stelle. Vedere, qualche ora dopo, proprio il Pipita segnare i due gol che mantennero il Napoli in piedi e dopo i rigori al cardiopalma…
C: Non posso non citarti la finale di Coppa Italia con Mazzarri in panchina, sempre contro la tanto odiata Juventus. Sono i momenti che non dimentichi perché hai commentato una vittoria della squadra che tifi da anni. Sfortunatissima, invece, la vittoria con la Fiorentina. Purtroppo la tragedia di Ciro Esposito lascerà sempre l’amaro in bocca, ripensando a quel giorno. Recentemente, tra l’altro, ho visto qualche partita del Napoli di Benitez e non capisco come sia stato dimenticato facilmente dai tifosi. Ha costruito la struttura del Napoli quasi vincente con Sarri e, nei suoi 2 anni, vinse anche 2 trofei…
A: Forse per le troppe aspettative che aveva rispetto a Mazzarri?
C: Sì, probabilmente sì. Si pretendeva di vincere a prescindere da tutto e tutti, senza considerare tante variabili che possono avvenire durante una stagione intera. Rafa, inoltre, per il secondo anno si aspettava due/tre acquisti ulteriori per fare il salto di qualità definitivo. Era legato da un contratto e rimase controvoglia a causa delle promesse non mantenute dal presidente. Il Napoli, addirittura, si indebolì a centrocampo, ripiegando su Gargano. Così è successo anche con Ancelotti: il primo anno il Napoli fu un riflesso dell’eredità di Sarri, mentre quest’anno, per gli stessi motivi di Benitez, c’è stato il patatrack.
A: come vedi il Napoli con Gattuso, invece?
C: Inizialmente ero pessimista. Con il tempo, però, ha dimostrato di essere all’altezza, soprattutto nel motivare il gruppo. Se non ci fosse stata la pandemia, probabilmente avremmo recuperato altre posizioni, sfiorando la Champions, perché no.
A: Acquisti per limare la squadra? Di cosa c’è bisogno secondo te? C’è il nodo Callejon…
C: La sensazione è che Koulibaly, Allan, Callejon e Milik andranno via. Almeno 3 di questi hanno fatto la storia recente del Napoli. Milik non ha lasciato il segno come poteva a causa infortuni. Gente come José, invece, non ha quasi mai saltato una partita!
I nomi che sento in giro però sono più offensivi. E’ praticamente impossibile trovare un nuovo Callejon. Ho sentito parlare del ragazzo del Sassuolo, Boga. Grandissimo prospetto, ma non gioca come Callejon. Per questo credo che, anche per necessità, mister Gattuso cercherà di impostare il gioco della squadra in maniera diversa dal passato.
A: Il Napoli, però, ha in casa secondo me un giocatore mal valorizzato come Lozano. Non pensi sia assurdo svenderlo cosi?
C: Assolutamente sì. Il messicano non ha fatto vedere ancora nulla. Consideriamo anche che è arrivato in un altro paese, da un campionato meno impegnativo come l’Eredivisie e in uno spogliatoio spaccato in due. Dopo il periodo Ancelotti, è arrivato Gattuso, che sembra avere altre idee. Non so cosa augurarmi, ma sono certo che per lui non sarà facile d’ora in poi. Per il suo bene, o va mandato in prestito, dandogli lo spazio per mettersi in mostra e crescere, o Gattuso dovrà adeguarsi alle caratteristiche di Lozano.
A: Sul rinnovo di Mertens cosa pensi? Secondo te il Napoli dovrebbe puntare a Mertens e Petagna vice o bisogna puntare a qualcun altro, serve secondo te per l’ambiente una punta di grido?
C: Guarda, a me Petagna piace molto. Come difende lui la palla e come fa salire lui la squadra non lo fa nessuno in Italia. Lo vedo perfetto per il gioco di Gattuso. L’unico difetto è che non segna tantissimo. In realtà i suoi gol anche nella Spal li ha fatti. Penso che nel Napoli avrà più opportunità di segnare: in una big dobbiamo ancora scoprirlo. Si parla di scambio col Torino per Belotti, ma non vedo perché non dargli nemmeno una chance. Se parte Milik ci vuole un’altra punta comunque. Mi piace Osimhen del Lille: è giovane, forte, veloce, è un possibile crack. Se regge la pressione del calcio italiano e supera anche l’esame San Poalo, avremmo un attacco giovane ed eterogeneo.
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