De André canta la cristianità. Quando Fabrizio De André iniziò a scrivere “La Buona Novella” era il 1969. “La Buona Novella” è un concept album, un disco dove le canzoni ruotano tutte intorno ad un solo tema. Il tema in questione è la figura di Gesù, tratta dalle pagine dei “Vangeli Aprofici”. Per chi non lo sapesse i Vangeli Aprofici sono letture vangeliche, considerate non canoniche dalla Bibbia, in quanto esse contraddicono l’ortodossia cristiana. L’attenzione era rivolta ad altre figure come: Giuseppe o addirittura Tito, il ladrone crocifisso insieme a Gesù.
Il 1969 è stato un periodo caratterizzato da rivolte e contestazioni contro il potere forte e le loro ideologie. Quando De André iniziò a scrivere l’album molta gente lo criticò. Le critiche nascevano perché le attenzioni di molte persone erano rivolte ai problemi del paese e di certo non ad un album che si limitava a raccontare una storia già conosciuta. Non avevano capito che in effetti “La Buona Novella” era un’allegoria.
Era un album che paragonava la vicenda del ‘68 ad una vicenda spirituale molto simile, quella di Gesù che aveva fatto contro gli abusi del potere in nome della fratellanza universale. In questo album la figura di Cristo è narrata attraverso quella dei personaggi che hanno a che fare con lui e la sua storia. Ad esempio “Il Testamento Di Tito”, una delle canzoni più apprezzate dal pubblico. Una canzone che vede il ladrone Tito, crocifisso alla sua destra, essere portavoce dei pensieri di Faber.
Il Testamento Di Tito
I 10 comandamenti cadono sotto la poesia di De André. “Non nominare il nome di Dio invano” diventa “non nominare il nome di Dio” perché secondo Faber è inutile nominare il nome di qualcuno che non ti ascolterà. Il quarto comandamento “Onora il padre e la madre” perde di significato perché l’onore si guadagna non si ottiene facilmente. Neanche il quinto comandamento “Non Uccidere” viene risparmiato poiché se il Figlio di Dio viene ucciso con tre chiodate, crocifisso ad una croce, come può mai essere rispettato questo comandamento. Dov’è la speranza se il figlio di Dio viene ucciso? Chi rispetterà mai questa regola?
Pur avendo disubbidito a questi comandamenti Tito rinasce spiritualmente. Non prova rancore per ciò che ha commesso in passato poiché è stato il suo volere. Il volere di un uomo libero che ha commesso errori e nonostante ciò sarà sempre visto come una persona uguale a tutti. “Il Testamento Di Tito” è un inno all’uguaglianza, alla tolleranza e al libero arbitrio, una lezione che il Tito-De André cerca di tramandare da generazione a generazione.
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