Il compito dell’articolo non è sminuire il valore dei 52 medici cubani che sono sbarcati lunedì a Malpensa. La brigata medica “Henry Reeve”, che giunge nell’epicentro dell’emergenza Coronavirus, compie un gesto eroico. Non si può negare il coraggio di Carlos Ricardo Pérez Diaz e dei suoi colleghi. Lo scopo dell’articolo, piuttosto, è smontare un’insopportabile retorica anti-occidentale e anti-europea che nelle ultime settimane è diventata senso comune.
Numerosi giornali, dotati anche di una certa credibilità, suonano la grancassa e sottolineano che paesi “ostili” ci stiano fornendo più aiuti dei nostri alleati. La notizia della Sassonia che accoglie 8 pazienti contagiati passa in sordina. Pochi quotidiani trattano degli 11 miliardi di fondi strutturali che la Commissione europea lascia all’Italia. Ogni aiuto proveniente da Cina, Russia o Cuba invece è definito come un gesto disinteressato di un paese non alleato. Non ultima la notizia dell’arrivo dei medici cubani a Milano: l’ennesima news strumentalizzata allo scopo di creare l’immagine di un’Italia contrapposta ai suoi partner tradizionali.
Lo sfruttamento dei medici cubani
Il settore sanitario di Cuba è un’eccellenza: la sanità è gratuita, i medici sono qualificati e lavorano in tutto il mondo. Il 20% di loro lavora all’estero e circa la metà si trova in Venezuela. Fin dagli anni ’60 il governo cubano scambia i propri medici ed infermieri con investimenti, petrolio o derrate alimentari. La sola trattativa tra Cuba e Brasile garantisce a L’Avana 270 milioni di dollari ogni anno. Secondo le stime di Bloomberg tale attività ha permesso al governo cubano di guadagnare circa 8,2 miliardi di dollari nel 2014. I medici cubani ottengono solo una minima percentuale delle entrate governative, per una cifra quantificabile intorno ai 300 euro mensili. Mentre il governo cubano prende i meriti di un’azione dettata dal mero interesse economico, i suoi dipendenti rischiano la vita in giro per il mondo.
Intorno al 2002 lo stipendio medio di un medico cubano era pari a 260 dollari. Il successivo aumento dei salari è stato possibile attraverso una riforma della sanità, che ha comportato la riduzione di 109000 dipendenti del settore sanitario tra il 2010 e il 2013.
Vista la tradizione consolidata di Cuba di affittare i propri medici, è facile ipotizzare che abbia fatto lo stesso con l’Italia. Considerate le misere condizioni lavorative nelle quali sono costretti ad operare, i professionisti cubani meritano qualche plauso in più rispetto al loro governo.
Aggiungi il nostro RSS alle tue pagine
Iscriviti alla pagina Facebook
Seguici su Instagram
Iscriviti al nostro canale YouTube
Seguici su Twitter