Nell’arco della sua sfavillante e tortuosa vita la principessa Sissi visitò l’Italia, terra di cui si era innamorata, in numerose occasioni. Tale affetto emerge dalla testimonianza di Irma Sztàray contessa ungherese e dama di corte negli ultimi anni di vita dell’imperatrice. La contessa ricorda con nostalgia, in un memoriale dedicato proprio a quel periodo, l’entusiasmo di Sissi nel tornare quando possibile nei suoi luoghi preferiti della penisola.
Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, nota al grande pubblico semplicemente come “Sissi” appunto, divenne imperatrice consorte grazie al matrimonio con Francesco Giuseppe I d’Asburgo-Lorena d’Austria. Il celebre status di principessa (solo uno dei diversi titoli che acquistò) deriva dalla sua discendenza materna, in quanto figlia di Maria Ludovica e nipote di Massimiliano Giuseppe I di Wittelsbach, primo re di Baviera dal 1806.
L’arrivo di Sissi in Campania
L’imperatrice giunse a Napoli a bordo di un panfilo reale, una sorta di moderno yacht extralusso dell’epoca, la mattina dell’11 novembre 1890. Quell’anno fu denso di viaggi poiché la tappa campana era solo l’ultima di un tour partito da Gibilterra e passato per le coste nordafricane. Dall’Algeria Sissi si spostò prima in Corsica e poi a Marsiglia giungendo infine in Italia. Tuttavia, non si trattava più della principessa sbarazzina cui decenni di romanzi e pellicole hanno pigramente assuefatto. Ormai ultracinquantenne, Sissi aveva pianto appena un anno prima l’amato terzogenito Rodolfo, suicida (insieme all’amante) a soli trent’anni. Fu l’immensa passione per i viaggi che le concesse, almeno in quell’occasione, qualche motivo per sorridere. Infatti, anche se sbarcò in città col massimo riserbo, l’affascinante nobildonna non poté resistere agli infiniti stimoli offerti dalla città partenopea.
Una turista d’altri tempi
L’esperienza napoletana di Sissi fu, per certi versi, molto simile a quella di una moderna turista. Visite culturali, arte, musica, momenti di piacere, buon cibo e persino shopping per le vie della città. Un dipinto dell’artista locale Edoardo Matania (1847-1929) la ritrae mentre passeggia su una appena abbozzata via Caracciolo, all’epoca un’estensione della spiaggia della Riviera di Chiaia. La celebre principessa visitò con entusiasmo i negozi e i caffè più in vista, comprando numerosi ricordi da portare con sé come abiti, pastori del presepe e pregiate porcellane. Tra i luoghi visitati da Sissi vi erano alcune prestigiose botteghe artigiane tra cui Caporetti al Reclusorio. Quest’ultimo luogo altro non è che Palazzo Fuga, conosciuto anche come Real Albergo dei Poveri, edificio barocco di metà XVIII secolo.
La più celebre tra le tappe napoletane di Sissi però fu quella allo storico Gran Caffè Gambrinus, inaugurato nel 1860. L’impetratrice s’intrattenne presso il locale per gustare un gelato alla violetta preparato con latte, panna e l’essenza del fiore. Ancora oggi quel gusto (rivisitato) viene servito dal Gambrinus, tuttora in piena attività e tra le maggiori attrazioni turistiche di Napoli. Tra i clienti più noti si annoverano Oscar Wilde, Ernst Hemingway, Totò e i fratelli De Filippo. Nel 2015 persino Papa Francesco prese un caffè nello storico locale napoletano.
Non solo Napoli
Nelle cinque giornate trascorse all’ombra del Vesuvio Sissi non si limitò solo alla bella e vivace Napoli. Soggiornò al Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento, luogo incantevole che può vantare tra i propri ospiti Otto Von Bismarck, Richard Wagner e numerose teste coronate o grandi nomi dello spettacolo. Una soddisfazione simile è condivisa dall’ex Caffè d’Europa (oggi Gran Caffè Napoli) di Castellammare, dove insieme a Sissi si annoverano le visite di Matilde Serao e Benedetto Croce.
Particolarmente struggente fu la tappa alla Reggia di Caserta dove l’imperatrice ammirò un dipinto raffigurante proprio il suo defunto figlio Rodolfo. Tra l’altro, è ampiamente acclarata l’ossessione di Sissi per la cura del corpo; presso la Reggia ella poté ammirare le meravigliose stanze da bagno volute da Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, regina consorte di Ferdinando IV di Borbone delle Due Sicilie. Successivamente fu la volta dell’eterna Pompei, raggiunta via treno in carrozza reale (proprio in quei giorni stava per nascere la Circumvesuviana). Nel celebre sito archeologico Sissi restò ammaliata da alcuni affreschi al tal punto da commissionarne la riproduzione nella sua villa in ristrutturazione a Corfù, l’Achilleion.
Sissi, il triste epilogo al di là del mito
L’imperatrice morì il 10 settembre 1898 a Ginevra, a sessant’anni, uccisa dall’anarchico italiano Luigi Lucheni. L’uomo, frutto di una vita estrema fatta di violenza, povertà e fame, aveva da tempo meditato vendetta contro quello che oggi chiameremmo establishment. Armato di coltello, uccise a sangue freddo la malcapitata nobildonna, simbolo di quella società opulenta e distante cui imputava la propria condizione. Con lei in quei momenti tragici vi era la fida contessa Sztàray, che racconta di come quell’uomo, fingendo d’inciampare, la pugnalò dritta al petto, mentre attendevano il battello per Montreux.
Nonostante la violenza del colpo Sissi si rialzò subito e salì persino sul battello, salvo poi accasciarsi tra le braccia della giovane amica contessa. Riportata subito nella sua stanza d’albergo sul lungolago ginevrino, l’imperatrice spirò poco dopo tra la disperazione dei presenti. Arrestato nel giro di poche ore, Lucheni giustificò il proprio gesto come atto di ribellione per fare giustizia ai poveri come lui. Complice il carattere anticonvenzionale e la vita da romanzo Sissi divenne un mito culturale nel corso di tutto il XX secolo. Film, serie tv, libri e ogni sorta di produzione hanno reso la sfortunata principessa un’icona senza eguali.
Uno sguardo sulla Napoli di fine Ottocento
Com’era la Napoli che accolse Sissi? Innanzitutto il Regno delle Due Sicilie era solo un ricordo, in seguito alla faticosa unità d’Italia raggiunta circa un trentennio prima. Fino ad allora sul trono dei Borbone sedette come regina consorte Maria Sofia di Baviera, sorella di Sissi e moglie di Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie. I coniugi reali abbandonarono Napoli nel 1860 per riparare a Gaeta, estremo baluardo contro le truppe legate all’impresa garibaldina. Sconfitta definitivamente l’anno successivo, la coppia visse in esilio fino alle rispettive morti.
Napoli, come tutta l’odierna Campania, soffriva in quegli anni dell’esperienza traumatica dell’unione nazionale. I decenni successivi al 1861 videro lo scontro tra le truppe regie e i nostalgici borbonici, il brigantaggio, lo smantellamento delle strutture di governo a favore della capitale (prima Torino, poi Firenze e infine Roma dal 1871) e, non ultimo, il colera nel 1883. Tuttavia Napoli godette comunque di un importante impulso urbanistico nel generale piano di risanamento promosso da Nicola Amore, sindaco della città proprio dal 1883 e fino al 1887. Al tempo della visita di Sissi primo cittadino era il marchese Giuseppe Caracciolo.