Natale è alle porte e ogni napoletano che si rispetti ha una missione: preparare il presepe. In questo appuntamento con Discover Naples andremo alla scoperta di alcuni tra i simboli del presepe napoletano, passando per le strade di San Gregorio Armeno fino ad arrivare a Maradona e… alle nuove “norme” per i nostri pastori!
Ma dove nasce la tradizione di “fare il presepe”?
Riassumere brevemente la storia della nascita di una così lunga e radicata tradizione sarebbe impossibile. La prime rappresentazioni della Vergine con bambino risalgono addirittura al III secolo e sarebbero da attribuire ad un artista ignoto che dipinse i soggetti nelle Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria a Roma.
Più avanti negli anni (e ben noto ai più) è Giotto il primo a raffigurare, a Padova nella Cappella degli Scrovegni, una Natività molto più realistica rispetto a quelle dei pittori precedenti, soprattutto a quelle di fattura bizantina. In ogni caso, durante tutto il Quattrocento, le raffigurazioni della Natività sono le più gettonate: da Botticelli al Correggio, infatti, saranno numerosissimi i dipinti che porteranno avanti questa nuova “corrente pittorica”.
Tuttavia, con lo scorrere del tempo, si fa sempre più strada la voglia di iniziare a plasmare la Natività. È proprio in questo ambito che spicca la figura di San Francesco d’Assisi, primissimo nel dare vita a quello che sarà per sempre definito “presepe”. Tornato dalla Palestina e affascinato dalla bellezza di Betlemme, decide di dare vita ad una sua personale Betlemme, gettando le basi per i futuri presepi:
«Si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e l’asino. Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà e Greccio si trasforma quasi in una nuova Betlemme.»
La tradizione del presepe comincia a diffondersi a macchia d’olio fino ad arrivare, nel Cinquecento, al Regno di Napoli. Durante il Seicento, anche grazie alla spinta datagli post Concilio di Trento, l’arte presepiale entra nelle case dei nobili. Ma è tra Settecento e Ottocento che assistiamo al boom con la relativa nascita dei pupazzari…
San Gregorio Armeno e i pastori
I pastori napoletani sono ormai famosi in tutto il mondo, ma la tradizione dietro San Gregorio Armeno ha radici profonde. La strada che collega via dei Tribunali a Spaccanapoli è già da tempo rinomata, fulcro di una tradizione presepiale secolare e centro espositivo per eccellenza di botteghe artigiane.
Tuttavia in quel vicolo (solitamente) affollato non si sono sempre fabbricati pastori:
Nella strada, in epoca classica, esisteva un tempio dedicato a Cerere, alla quale i cittadini offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine.
Con la diffusione del presepe, anche l’iconografia e la simbologia legata ai suoi personaggi ha acquisito un ruolo sempre più preponderante all’interno della cultura partenopea. Benino è associato all’idea del risveglio e della rinascita; i venditori, uno per ogni mese dell’anno; la zingara simbolo del dramma di Cristo, ma anche di maternità.
Accanto alle figure tradizionali, plasmate nell’argilla da preparatissimi artigiani, è bene ricordare un fatto singolare di San Gregorio armeno: ogni anno, nuovi personaggi vengono inseriti nei presepi. Ecco allora che questo 2020 porta con sé i Re Magi “già tamponati”, Maradona – tristemente scomparso, Joe Biden – presidente eletto degli USA.
1 thought on “Viaggio nel presepe napoletano: da Maradona ai Re Magi in mascherina”
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