Whirlpool: le tappe di una chiusura annunciata. E’ l’ultima notte. Dopo 18 mesi di lotta, promesse mancate e prese in giro, è arrivata l’ultima notte di Whirlpool. Resta un punto interrogativo, quello che lasciamo anche nel titolo di questo articolo, resta nelle menti dei 430 lavoratori che finiranno in mezzo a una strada, perché non si chiude la porta alla speranza, anche quando il destino sembra segnato.
Mentre gli operai mangiano una fetta di pizza e preparano le brande per dormire, ancora una volta, l’ultima, nello stabilimento, c’è il tempo per pensare e ripensare a un anno e mezzo di protesta. Una protesta iniziata poche ore dopo il messaggio della multinazionale che, senza preavviso, inviava ai lavoratori per informarli che avrebbe chiuso i battenti di li a qualche mese.
«La Direzione di Whirlpool Emea S.p.A. comunica la cessazione di tutte le attività produttive presso lo stabilimento di Napoli, con effetto alle ore 00:01 del 1° novembre 2020». Inizia così la lettera inviata questa mattina dall’azienda ai dipendenti sullo stop dell’attività del sito di Napoli.
Illusi dal Governo
Ma sono stati mesi anche di parole, tante, pronunciate dal Governo. Le promesse di Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, che si sono alternati sullo scranno del Ministero dello Sviluppo, senza dimenticare quelle del premier Conte.
“Napoli non si tocca, l’azienda non vincerà” assicuravano, ricordando che Whirlpool aveva firmato, a ottobre 2018, un accordo di reindustrializzazione che riguardava proprio la sede di via Argine. Alla fine, la multinazionale sembra aver vinto. “Come fai a non credere a ministri importanti che ti dicono che vinceremo? – si chiede Donato – Sono parole che ti danno speranza. Io ci ho creduto. Tutti noi ci abbiamo creduto”. La fine di un capitolo o l’inizio di una nuova epopea?