La Pasqua si avvicina e uno degli alimenti che non può proprio mancare sulla tavola di ogni napoletano che si rispetti è il carciofo. Ortaggio saporito dal gusto inconfondibile e dalle sfumature violacee, protagonista- da secoli- della tradizione culinaria italiana. Trifolati, al forno, in padella o alla romana: i modi per preparare e gustare i carciofi sono numerosi. Ma quando, l’ortaggio, è arrivato nel Bel Paese? E soprattutto, cosa ha a che fare la mitologia con la sua storia?
Il mito del carciofo: Cynara, l’amore impossibile di Zeus
Secondo la mitologia greca la storia del carciofo è legata a uno dei tanti innamoramenti di Zeus.
Ai piedi del monte Olimpo viveva una ninfa alta, snella e bellissima, aveva dei meravigliosi occhi verdi e viola e dei lunghi capelli color cenere, per questo la chiamavano Cynara. Appena Zeus la vide se ne innamorò follemente e iniziò a corteggiarla senza sosta. Ma Cynara, dal carattere dolce ma orgoglioso, respingeva con forza e determinazione tutte le avance di Zeus, il quale all’inizio non si scoraggiò e continuò a corteggiarla. Un giorno, però, stufo e sconsolato, si arrabbiò a tal punto che trasformò Cynara in un carciofo verde e spinoso come il suo carattere. Zeus, così facendo, ha voluto cancellare per sempre ogni traccia della sua bellezza, ma se osserviamo bene il carciofo, possiamo ancora intravedere alcuni tratti della beltà di Cynara, della quale resta il colore dei suoi occhi verdi e viola e la sua dolcezza e bontà rappresentata dal cuore tenero del carciofo, morbido e squisito.
Fonte CYNARA, LA BELLISSIMA NINFA TRASFORMATA IN CARCIOFO
Dal Medioriente a Napoli
La storia di come i carciofi siano arrivati in Italia si può ricostruire partendo proprio dall’etimologia degli stessi. L’italiano “carciofo”, infatti, altro non è che una derivazione dall’arabo ḵuršūf. Il Medioriente è a tutti gli effetti la terra natia dell’ortaggio, dove era già ampiamente conosciuto al tempo degli Egizi per scopi medici e impiegato come lassativo grazia alle sue proprietà diuretiche e depurative.
Il suo arrivo in Italia, però, si deve agli etruschi che, insediatisi nella zona dell’antica città di Veio, iniziarono ad arrostire i carciofi conditi con aglio, mentuccia, prezzemolo e sale in una brace ottenuta dai tralci della vite tagliata nell’anno precedente. Una tradizione che si tramanda ancora oggi. Testimonianza della conoscenza da parte degli etruschi di questo ortaggio ne sono anche le numerose raffigurazioni di foglie di carciofo su capitelli e bassorilievi.
Nel Sud Italia le varianti di “carciofo” conosciute si diffondono a partire dall’arcaismo siciliano che ci dà oggi “carciòffula/carcòcciula/cacòcciula“. Questo perché, intorno all’anno mille, grazie agli Arabi che vi entrarono in contatto in Sicilia, il carciofo arrivò fino in Spagna. Nel 1466 Filippo Strozzi portò il Carciofo da Napoli a Firenze e Caterina de’ Medici (amante dei cuori di carciofi) lo introdusse in Francia quando sposò Enrico II di Francia.
Leggi di più sulla fontana del Carciofo, ne abbiamo parlato qui: Le Fontane di Napoli: dalla Sirena al Carciofo, tra Mergellina e Vicaria.