Non solo San Gennaro: Napoli e i sette Santi che sciolgono il sangue
Un pellegrino secentesco definì la città di Napoli "Urbs Sanguinum" (città dei sangui), in riferimento alle reliquie ematiche prodigiose dei Santi: Giovanni Battista, Lorenzo, Pantaleone, Patrizia, Luigi Gonzaga, Alfonso Maria de Liguori. Nel passato, oltre per il presunto valore taumaturgico le reliquie venivano considerate fonte di potere e moneta di scambio per gli istituti religiosi che le possedevano. Trovarne una simile abbondanza in un'unica città ci dà la dimensione dell'importanza della Capitale Partenopea. Narreremo di come i "sacri resti" sono giunti in città, le fonti agiografiche e dei posti che li ospitano.
Un pellegrino secentesco definì la città di Napoli "Urbs Sanguinum" (città dei sangui), in riferimento alle reliquie ematiche prodigiose dei Santi: Giovanni Battista, Lorenzo, Pantaleone, Patrizia, Luigi Gonzaga, Alfonso Maria de Liguori. Nel passato, oltre per il presunto valore taumaturgico le reliquie venivano considerate fonte di potere e moneta di scambio per gli istituti religiosi che le possedevano. Trovarne una simile abbondanza in un'unica città ci dà la dimensione dell'importanza della Capitale Partenopea. Narreremo di come i "sacri resti" sono giunti in città, le fonti agiografiche e dei posti che li ospitano.
Chiesa di San Gregorio Armeno- Reliquiario di Santa Patrizia- Napoli
“i Napoletani sono una tribù in via d’estinzione per non aver accettato il menzognero progresso imposto dal consumismo”.
pier Paolo PasolinI
A ben vedere forse aveva ragione il poeta friulano
L’attuale conformarsi alla “modernità“, rinnegando le proprie radici profonde: cattoliche, misteriche, superstiziose, quasi tribali, stanno facendo scomparire la Napoletanità con la “N” maiuscola. Il tutto a favore di un appiattimento globalizzante, dove l’irrazionale è etichettato come stupido, reazionario, oscurantista. Ebbene in una città che “sopravvive per scommessa” da quasi trenta secoli, tra il Vesuvio e il complesso vulcanico dei Campi Flegrei, tra vecchi sismi e nuove pandemie, sembra egualmente logico affidarsi ai 52 Santi protettori non prescindendo i progressi delle Scienza e della Tecnologia. Premessa personale fatta perché in questo articolo parleremo dell’irrazionale. Meglio tratteremo la storia di quegli altri sette Santi che operano lo stesso prodigio del più mediatico San Gennaro: La liquefazione del sangue.
Vecchi e nuovi esperimenti tissotropici
Con buona pace del dottor Garlaschelli del CICAP e della sua sostanza tissotropica “simil-sangue” che, nelle intenzioni, darebbe spiegazione scientifica al presunto prodigio Gennarino. Considerando che non tanto clamore ebbe il medesimo esperimento, riuscito al Principe alchimista Raimondo De Sangro, quasi tre secoli prima, nel 1751.
Le reliquie del Battista ed i Cavalieri Templari
Secondo gli scritti del sacerdote agostiniano Zambrano le reliquie di San Giovanni furono portate in città da Carlo II d’Angiò scortato dai Cavalieri Templari della Commenda francese di Bernos. Gli stessi Templari che le avevano recuperate in Terra Santa durante le Crociate e riportate in Francia nel XIII secolo, esponendole alla venerazione nella canonica dedicata al santo nel paese di Lignan-de-Bazas. Le reliquie (tre ampolle di sangue e un osso della spalla) furono donate al re Carlo I dal commendatore Templare Amauri de la Roche , dopo la vittoria conseguita nella battaglia di Benevento nel 1266.
Le ampolle si dividono
Un’ampolla fu collocata nella basilica paleocristiana di Sant’Arcangelo a Baiano, in onore a San Michele, comandante delle Milizie Celesti. La seconda fiala del sangue fu donata dalla Regina Giovanna (sorella di Carlo II) al suo amante, il potente connestabile del regno, Sergianni Caracciolo. Il nobile partenopeo affidò la reliquia ai monaci di San Giovanni a Carbonara, chiesa dove sorge il meraviglioso suo monumento funebre. La terza ed ultima ampolla fu portata in dote al convento di Donnaromita da una discendente del casato angioino che ivi prese il velo monacale.
Le Reliquie di San Giovanni si riuniscono
Per una serie di vicissitudini storiche le tre ampolle col sangue del Cugino di Cristo furono riunite nel Convento di San Gregorio Armeno. Infatti il convento di Sant’Arcangelo a Baiano fu soppresso a causa delle accuse di condotta immorale e delittuosa mosse alle monache (Cfr. Benedetto Croce, Storie e leggende Napoletane). Per lo scioglimento degli Agostiniani chiuse il Convento di via Carbonara, mentre le suore di Donnaromita si riunirono alle loro consorelle, nella chiesa di San Gregorio Armeno, nel 1828. La prima liquefazione del sangue di San Giovanni Battista è documentata e datata al 29 Agosto 1554, data in cui il martirologio romano ricorda la decollazione del Santo. Raccontano le cronache che immenso fu lo stupore dei presenti quando videro il sangue raggrumato di secoli ritornare vivo e rosso scarlatto. Prodigio che si rinnova ancora, il 29 di Agosto, nella Chiesa di San Gregorio Armeno.
San Gregorio Armeno- Veduta del chiostro Barocco -Napoli
Napoli e i sette santi che sciolgono il sangue: Santa Patrizia compatrona della città
Nella stessa incantevole perla del barocco napoletano sono conservati, tra altre innumerovoli reliquie, resti mortali di Santa Patrizia ed il suo sangue miracoloso. L’agiografia della Santa racconta che Patrizia, nipote dell’Imperatore Costantino, scappò da Bisanzio per non dover contrarre matrimonio. Parti alla volta di Roma per ottenere dal Papa la consacrazione monacale. In viaggio poi per la Terra Santa morì naufraga sull’isolotto di Megaride Il 25 Agosto 685 all’età di 21 anni. In fama di santità già in vita, fu trasportata sul colle di Sant’Aniello a Caponapoli, dove sorse una chiesa in suo onore. Le spoglie furono traslate nella Basilica di San Gregorio alla fine dell’ Ottocento, per permettere la costruzione delle Cliniche Universitarie della Federico II. Tutti i Martedì dell’anno e ogni 25 Agosto si compie il prodigio della liquefazione del sangue della Santa.
La monaca e il ladro
Sangue che, narra la leggenda, fu raccolto in un lacrimatoio due secoli circa dopo la sua morte. Successe che un pelligrino furfante, si nascose nella cripta per rubare una reliquia della Santa bizantina. Nella notte scassino il feretro e cercò di estrarre un molare dalla bocca della morta. Sangue vivo inizio a sgorgare dalla ferita aperta. Una monaca accortasi del trambusto sorprese il sacrilego e raccolse la sostanza ematica. Il sangue si raggrumò, per tornare a liquefarsi ogni Martedì Successivo.
Napoli e i sette santi che sciolgono il sangue: San Pantaleone
Ancora a San Gregorio Armeno è custodito il reliquiario con il sangue si San Pantaleone di Nicomedia (invocato dai giocatori accaniti del lotto e dalle vergini partenopee in cerca di un buon matrimonio). Pantaleone fu medico martirizzato sotto l’Imperatore romano Galerio il 27 luglio del 305. . Le reliquie (sangue e braccio) furono trasportate a Napoli da Costantinopoli da suore i fuga dalla Rivolta Iconoclastadel IX secolo. Altra reliquia del Santo, che continua a liquefarsi regolarmente, si trova nel Duomo di Ravello, “giardino incantato” della costiera come ebbe a definirla Richard Wagner.
Napoli e i sette santi che sciolgono il sangue: Le reliquie di San Lorenzo e la storia di San Gaudioso
Lorenzo venne martirizzato a Roma il 10 Agosto 258, per aver rifiutato di omaggiare gli dei pagani venne arso vivo su di una graticola. Le sue reliquie sono sparse un po’ in tutto il mondo cristiano, quella napoletana è particolare perché appartenuta ad un altro Santo. San Gaudioso vescovo di Bitinia (Africa), costretto all’esilio dalla sua terra natale, approdò fortunosamente a Napoli dopo un’estenuante viaggio su di una barca alla deriva. Portava con sé poche cose, tra queste il reliquiario contenente il sangue di San Lorenzo. Arrivato in città andò a vivere sui colli fuori dalle mura, prospicente il vallone degli Eunostidi (l’attuale rione Sanità). Li fondò il primo monastero basiliano sul suolo Italiano. Quando morì nel 455 il suo corpo venne sepolto nelle catacombe delle chiesa che ancora portano il suo nome. Il sangue di San Lorenzo, afidato alle clarisse napoletane nel XIV secolo, fu ospitato nella Basilica di Santa Chiara dove si compiva il prodigio della liquefazione nell’occasione del suo dies natalis(10 Agosto) .
La basilica in fiamme
Durante l’occupazione nazi-fascista, Il 4 Agosto 1943, un devastante raid aereo delle forze anglo-americane distrusse mezza Napoli. Nemmeno la chiesa di santa Chiara restò indenne, centrata da diverse bombe incendiarie delle fortezze volanti, andarono in fumo gli affreschi di Giotto, le tombe dei re angioini, le arcate trecentesce di Masuccio, una svariata quadreria di opere dal XIV al XVIII secolo. La reliquia del sangue di Lorenzo però, fu straordinariamente ritrovata intatta. Traslata nella chiesa a lui dedicata in Piazza San Gaetano, dove ancor oggi è esposta alla venerazione dei fedeli il 10 Agosto, giorno del prodigio.
Agosto 1943 – Basilica di Santa Chiara distrutta dai Bombardamenti
Napoli e i sette santi che sciolgono il sangue: San Luigi Gonzaga al Gesù vecchio
Figlio di Ferrante Gonzaga, primo marchese di Castiglione delle Stiviere, studiò Lettere, Filosofia e Scienze. Rifiutò a 17 anni la primogenitura ed il titolo di marchese per entrare nella Compagnia di Gesù. Minato nella salute ma molto dedito alla carità, durante le epidemie di Roma del 1591, insieme a San Camillo de Lellis ed altri correligiosi, si dedicò all’assistenza dei malati. Morì di sfinimento alla giovane età di 23 anni. Mentre il suo corpo fu ospitato nella chiesa Generale dell’Ordine Gesuita a Roma (dedicata a Sant’Ignazio di Loyola) parte del suo sangue, raccolto in un reliquiario fu portato a Napoli dai confratelli. Il 21 Giugno, ricorenza della sua festività, il sangue iniziò a liquefarsi nella prima chiesa dell’ordine dei Gesuiti a Napoli dedicata al Santissimo Salvatore ma detta del Gesù Vecchio per distinguerla da quella omonima, sempre in città. A quanto si legge il sangue si sciolse fino alla fine degli anni ’50 del Novecento.
Napoli e i sette santi che sciolgono il sangue: Alfonso Maria dei Liguori Santo della Carità
Il fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, autore di opere letterarie, teologiche e di celebri melodie in Lingua Napoletana (Quanno nascette Ninno), fu proclamato Santo e Dottore della Chiesada Papa Pio IX nel 1871.
Il suo sangue, fu prodigiosamente estratto vivo, due anni dopo la sua morte nel 1789 durante la ricognizione della salma. Si scioglieva regolarmente ogni primo di Agosto nella Cinquecentesca chiesa di Santa Maria della Mercede in via San Sebastiano. Fu trafugato e mai più ritrovato durante il sisma del Novembre 1980. Alle persone che dicono “a Napoli nun fanno stà cuijeti manco ‘e Santi” questo fatto potrebbe dargliene conferma. Ma, se leggiamo la biografia di Alfonso, non avrebbe considerato tale gesto un sacrilegio. Anzi sarebbe stato sicuramente felice di regalarlo al ladro, per il suo amore verso gli ultimi e per quello spirito di Carità che animò l’intera vita sua terrena
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