Come tutti i giochi e in particolare quelli d’azzardo, anche un grande classico dei giochi da tavolo ha una sua origine. Com’è nata la tombola napoletana? Una nuova puntata di Discover Naples, per un mantra del Natale partenopeo: tra innovazione e tradizione, la tombola è come il Presepe. Rappresenta l’essenza della credenza dei napoletani attraverso il dizionario de “La Smorfia napoletana”. Dopo aver consigliato le 6 attività per le feste natalizie, ecco la Storia de… La tombola napoletana!
I letterati a Napoli: la superstizione in numeri
“Il popolino ignorante crede che ogni cosa ogni avvenimento sia una specie di visione tanto per chi vi assiste che per chi vi prende parte. Mi raccontano la storia di un cavallo imbizzarrito che aveva scaraventando giù un uomo lasciandolo moribondo.
Un uomo si trovò sul posto della disgrazia e immediatamente dopo si gettò in ginocchio presso lo sfortunato cavaliere e gli afferrò la mano chiedendogli se fosse ancora in vita, quindi esclamò: “Se vi resta fiato, per l’amor di Dio ditemi quanti anni avete affinché io possa giocarmi questo numero al lotto.”
-Charles Dickens, “Impressioni di Napoli”
Durante il suo viaggio nel Grand Tour europeo nel corso dell’800, Charles Dickens ci dà un’idea di come i napoletani vivevano la superstizione e l’attaccamento al gioco. Nelle “Impressioni di Napoli”, lo scrittore inglese scrive, in maniera ironica e incredula, la scaramanzia del popolo partenopeo per il gioco del Lotto. Sono tanti gli autori che nel corso del tempo hanno parlato della passione per il gioco: da Matilde Serao a Pino Daniele, in tutte le salse. Un’evoluzione di quella “Smorfia napoletana” che nasce dalle braccia di Morfeo e di quel mito greco del sonno/sogno che culla gli uomini quando si addormentano.
Ad ogni evento e ogni “figura” corrisponde un numero. Siccome però avvenimenti e personaggi nuovi si succedono agli antichi ecco che la smorfia si adegua non aggiungendo numeri al novanta. Tantissime superstizioni accanto alla Smorfia napoletana, diventata poi consuetudine nel mondo artistico: dall’arte al cinema sino al gruppo comico formato da Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo De Caro.
Il gioco del Lotto: una dipendenza marittima
Prima della Tombola però e di pari passo con lo sviluppo della Smorfia, è il Lotto a nascere. Una dipendenza marittima, potremmo dire. Infatti la nascita del Lotto di come la conosciamo oggi nasce a Genova, quando l’ammiraglio Andrea Doria convinse le autorità cittadine a legiferare sulla nomina, a rotazione semestrale, di cinque membri dei Serenissimi Collegi da scegliersi con sorteggio fra 120 esponenti della nobiltà cittadina. Il sorteggio divenne oggetto di scommesse, gioco che assunse la denominazione di “gioco del seminario” in quanto i nomi venivano imbussolati in un’urna detta appunto “seminario”.
Tali scommesse venivano organizzate raccogliendo le poste degli scommettitori, metà del ricavato veniva distribuito fra gli scommettitori che avevano indovinato i cinque nomi, l’altra metà agli organizzatori. Poco tempo dopo i nomi divennero solo novanta e successivamente il gioco si evolse con la sostituzione dei nomi con altrettanti numeri. Le prime notizie certe intorno al gioco del Lotto vengono fatte risalire al 1620: da quell’anno in poi, proprio a Genova, il lotto trovò una precisa regolamentazione mentre negli altri Stati fu spesso vietato.
A Venezia nel 1734 furono estratti i primi numeri per poi svilupparsi tra il XVIII e XIX secolo con la presenza degli almanacchi, libretti a vastissima diffusione che riportano le serie dei numeri estratti e l’indicazione dei numeri da giocare. Tra i titoli più popolari che introducono inserti dedicati al lotto, sul modello del cinquecentesco Almanacco perpetuo di Rutilio Benincasa, c’è il Nuovo dilucidario della buona fortuna di Napoli e il Barbanera di Foligno. Poi, nel 1863 ormai il gioco del lotto è diffuso in tutta l’Italia e da quell’anno viene giocato su 6 differenti ruote.
Com’è nata la tombola napoletana?
Ma com’è nata la tombola napoletana? La tombola napoletana nacque nel 1734, nel primo anno del regno indipendente di Napoli, da una diatriba sorta tra il re di Napoli Carlo di Borbone e il frate domenicano Gregorio Maria Rocco. Il primo aveva l’idea di ufficializzare il gioco del lotto nel Regno, poi sviluppatosi con il Re Lazzarone Ferdinando IV, fino a quel momento clandestino, per tentare di porre fine alla sottrazione di introiti che il gioco causava. Il secondo riteneva il gioco un “ingannevole ed amorale diletto”, e credeva che, in un paese in cui si cercava sempre di rispettare gli insegnamenti cattolici, ciò distraesse i fedeli dalla preghiera.
Alla fine la spuntò il re, al patto che il gioco venisse però sospeso nelle festività natalizie, sempre per il motivo di non dover distrarre i fedeli dalla preghiera. Tuttavia i cittadini rinunciarono a giocare e da qui il lotto divenne un gioco a carattere familiare: le 90 tessere numerate venivano messe in un cesto di vimini, detto “panariello”, e disegnati i numeri sulle cartelle. Da qui il comune nome “Lotto” cambiò in “Tombola”, grazie alla forma cilindrica della tessera di legno numerata e dalla somiglianza della stessa col tombolo di una volta. In seguito ad ognuno dei 90 numeri fu attribuito un simbolo diverso. Questi oggi possono variare di città in città.
I numeri della Tombola napoletana
1 L’Italia
2 ‘ A criatura (il bimbo)
3 ‘A jatta (il gatto)
4 ‘O puorco (il maiale)
5 ‘A mano (la mano)
6 Chella che guarda ‘nterra (organo sessuale femminile)
7 ‘A scuppetta (il fucile)
8 ‘A maronna (la madonna)
9 ‘A figliata (la prole)
10 ‘E fasule (i fagioli)
11 ‘E surice ( i topi)
12 ‘E surdate ( i soldati)
13 Sant’ Antonio
14 ‘O mbriaco (l’ubriaco)
15 ‘ O guaglione (il ragazzo)
16 ‘O culo (il deretano)
17 ‘A disgrazia (la disgrazia)
18 ‘O sanghe ( il sangue)
19 ‘ A resata (la risata)
20 ‘A festa (la festa)
21 ‘A femmena annura (la donna nuda)
22 ‘O pazzo (il pazzo)
23 ‘O scemo (lo scemo)
24 ‘E gguardie (le guardie)
25 Natale
26 Nanninella (diminuitivo del nome Anna)
27 ‘ O cantero (il vaso da notte)
28 ‘E zzizze (il seno)
29 ‘O pate d”e criature (organo sessuale maschile)
30 ‘E palle d”o tenente ( le palle del tenente- riferito all’organo sessuale maschile)
31 ‘O padrone ‘ e casa (il proprietario di casa)
32 ‘O capitone (il capitone)
33 Ll’anne ‘ e Cristo (gli anni di Cristo)
34 ‘A capa (la testa)
35 L’aucielluzzo (l’uccellino)
36 ‘ E castagnelle ( sorta di petardi )
37 ‘O monaco (il frate)
38 ‘E mmazzate (le botte)
39 ‘A funa ‘nganna (la corda la collo)
40 ‘A paposcia (ernia inguinale)
41 ‘O curtiello (il coltello)
42 ‘O ccafè (il caffè)
43 ‘A femmena ‘ncopp” o balcone (la donna al balcone)
44 ‘E ccancelle (il carcere)
45 ‘O vino (il vino)
46 ‘E denare (i denari)
47 ‘O muorto (il morto)
48 ‘O muorto che parla (il morto che parla)
49 ‘O piezzo ‘ e carne (il pezzo di carne)
50 ‘O ppane (il pane)
51 ‘O ciardino (il giardino)
52 ‘A mamma (la mamma)
53 ‘O viecchio (il vecchio)
54 ‘O cappiello (il cappello)
55 ‘A museca (la musica)
56 ‘A caruta (la caduta)
57 ‘O scartellato (il gobbo)
58 ‘O paccotto (liimbroglio)
59 ‘E pile (i peli)
60 Se lamenta (si lamenta)
61 ‘O cacciatore (il cacciatore)
62 ‘O muorto acciso (il morto ammazzato)
63 ‘A sposa (la sposa)
64 ‘A sciammeria (la marsina)
65 ‘O chianto (il pianto)
66 ‘E ddoie zetelle (le due zitelle)
67 ‘O totano int”a chitarra (il totano nella chitarra)
68 ‘A zuppa cotta (la zuppa cotta)
69 Sott’e’ncoppo (sottosopra)
70 ‘O palazzo (il palazzo)
71 L’ommo ‘e merda (l’uomo senza princìpi)
72 ‘A meraviglia (la meraviglia)
73 ‘O spitale (l’ospedale)
74 ‘A rotta (la grotta)
75 Pullecenella (Pulcinella)
76 ‘A funtana (la fontana)
77 ‘E diavule (i diavoli)
78 ‘A bella figliola (la bella ragazza)
79 ‘O mariuolo (il ladro)
80 ‘A vocca (la bocca)
81 ‘E sciure (i fiori)
82 ‘A tavula ‘mbandita (la tavola imbandita)
83 ‘O maletiempo (il maltempo)
84 ‘A cchiesa ( la chiesa)
85 Ll’aneme ‘o priatorio (le anime del purgatorio)
86 ‘A puteca (il negozio)
87 ‘E perucchie (i pidocchi)
88 ‘E casecavalle (i caciocavalli)
89 ‘A vecchia (la vecchia)
90 ‘A paura (la paura)
Il popolo napoletano rifà ogni settimana il suo grande sogno di felicità, vive per sei giorni in una speranza crescente invadente che si allarga esce dai confini reali; per sei giorni il popolo napoletano sogna il suo grande sogno, dove sono tutte le cose di cui è privato come una casa pulita dall’aria salubre e fresca, un bel raggio di sole caldo per terra, un bel letto bianco e alto, un comò lucido, i maccheroni e la carne ogni giorno, la culla pel bimbo la biancheria per la moglie e il cappello nuovo per il marito.
Tutte queste cose esso le ha nella sua immaginazione dalla domenica al sabato seguente e ne parla, ne è sicuro e i progetti si sviluppano, diventano quasi una realtà.
-Matilde Serao, “Il ventre di Napoli”
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