Bella e perduta è la Reggia di Carditello destinata a soccombere sotto le macerie di uno Stato assente. Bella e perduta è una favola contemporanea sulla lotta del singolo che non si arrende al meccanismo di distruzione e disfacimento messo in atto nella terra dei fuochi. È un film metafora di un Italia maltrattata e abbandonata.
Luogo perduto e abbandonato è la Reggia di Carditello, un complesso architettonico in stile neoclassico. Prima, nel XVIII secolo, destinata da Carlo di Borbone alla caccia e all’allevamento di cavalli, diventa, sotto Federico IV, una fattoria. Dopo varie vicissitudini, nel 2011 viene messa in vendita, ma vista l’assenza di acquirenti, viene abbandona ad un lento degrado. Dal 2011 al 2013 Tommaso Cestrone si prende l’onere e l’onore di mantenerla senza alcun pagamento o riconoscimento per il suo lavoro.
Il viaggio di Pietro Marcello inizia proprio dal voler narrare la storia di questo luogo e di quest’uomo dall’animo umile e gentile che ha cercato di recuperare una memoria bella e perduta fino alla sua prematura scomparsa nel 2013.
Ma come raccontare un uomo che non c’è più?
Un film fiaba documentaria di una memoria contemporanea
Bella e Perduta inizialmente pensato in forma di documentario o, per meglio dire, di ritratto intorno alla figura di Tommaso, l’angelo della Reggia di Carditello, e intorno al suo corpo, dopo il tragico evento, diventa una fiaba contemporanea tra sogno e realtà.
Ma il corpo di Tommaso non è evanescente, la sua assenza diventa presenza costante nel ricordo e nella memoria dell’incontro con il regista. Attraverso la creazione del film parole, pensieri e sentimenti dell’angelo di Carditello si fanno memoria collettiva di un popolo in contrasto col suo passato e che deve iniziare ad indagare il suo rapporto con la natura e con l’altro.
La storia è quella di un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento cercando di riportare alla bellezza passata quei luoghi. Restaurandone gli interni e ripulendoli dalla spazzatura, si prende cura di loro e delle loro memoria abitandoli con dolci creature, purtroppo, anch’esse abbandonate.
La guerra di Tommaso è persa in partenza tra le mancanze dello Stato e la violenza dell’altra grande istituzione di questa terra: la Camorra. Eppure l’uomo decide di non arrendersi all’orrore e al degrado che gli sta intorno.
Poco prima del tragico evento, adotta un piccolo bufalino. Un animale inutile. Non può essere mangiato e non dà latte. Sarchiapone lo chiama, e lo salva dal macello.
Il regista parte da quest’ultimo aneddoto per rendere il ritratto, il documentario, una fiaba senza tempo.
«I sogni e le fiabe, anche se irreali, devono raccontare la verità»
L’incantesimo era rotto, senza più la sua maschera il mio amico non poteva sentire più la mia voce. Amico mio, io non potevo spiegarti che per me seguirti nella realtà, come mi chiedevi, era impossibile. I sogni e le fiabe, anche se irreali, devono raccontare la verità
e il viaggio che intraprende Pulcinella (Sergio Vitolo) con Sarchiapone (Elio Germano) racconta la realtà e la verità su un luogo e su una civiltà bella e perduta e così inizia la fiaba.
Dalle viscere del Vesuvio, Pulcinella va a Caserta per esaudire la volontà di Tommaso: portare in salvo il bufalino Sarchiapone destinato al macello.
Colpisce subito la delicatezza delle immagini e dei gesti buoni che vengono ripresi da Pietro Marcello, mescolando sapientemente realtà e finzione, grazie al found footage e facendo sì che lo spettatore venga calato in una dimensione fiabesca per far prendere vita alla cronaca.
Pulcinella psicopompo, mediatore malinconico tra vivi e morti, accompagna nella vita il giovane bufalino fino alla rassegnazione per il suo tragico destino. E solo allora che si sveste dei suoi abiti, getta la maschera e torna uomo sulla terra consapevole della propria esistenza che come quella dell’animale è inesorabilmente destinata a consumarsi. Entrambi diventano espressione di profonda umanità e amore verso una terra crudele. La terra dei fuochi, della malavita, di chi pensa all’utilità più che alla vita, ma allo stesso tempo terra di anime buone non ancora perdute.
Dolorosa, amara, tragica e poetica è questa pellicola nelle lacrime di Sarchiapone, nelle cure di Pulcinella e nella maschera gettata in terra che non è segno di resa, ma l’inizio di un nuovo viaggio verso la speranza per un’umanità diversa.