Certi Bambini di Diego De Silva torna dopo vent’anni con una ristampa, oggi nella rubrica Specchi di Carta.
Trama
Sono passati venti anni dalla vittoria del Premio Selezione Campiello, eppure Certi bambini, di Diego De Silva, è impossibile da dimenticare. Forse perché racconta la storia di Rosario,un ragazzino di undici anni chiamato a compiere il suo primo omicidio per la camorra. Forse perché descrive una realtà dove ai bambini viene negata la loro infanzia, imparando a rubare e ad usare le armi. Forse perché, alla base del romanzo c’è la solitudine, in questo caso di un bambino, ma che rispecchia quella di tanti di noi.
Rosario non va più a scuola, si diletta a giocare a biliardo e a compiere piccoli furti, ma non solo. Frequenta come volontario una comunità di accoglienza per giovani donne e accudisce amorevolmente la nonna anziana. In questa comunità si innamora di Caterina, la quale però ha una relazione con l’educatore Santino. Rosario, sconvolto è deluso, cerca di vendicarsi prima con Santino e poi con il medico che si occupa della gravidanza di Caterina, non curandole un’emorragia. È qui che si ha l’inserimento ufficiale, grazie a Damiano, di Rosario nella malavita.
Biografia dell’autore
Diego De Silva, scrittore napoletano, classe ’64, deve sicuramente parte del successo all’avvocato Malinconico, ma non solo. Il suo esordio si ha con romanzi scritti in terza persona, come La donna di scorta,Certi bambini e Voglio guardare. Tutti trattano temi complessi, dalle relazioni sentimentali ai rapporti familiari. Un piccolo ma grande capolavoro dello scrittore è Mancarsi, in cui non c’è ironia, ma tante riflessioni sulle quali bisogna soffermarsi un po’ per apprezzarne l’intensità.
Altri libri importanti sono Terapia di coppia per amanti, dal quale è stato tratto l’omonimo film, e Superficie, in cui si fa strada l’aspetto comico dello scrittore. Come già detto in tanti altri articoli, abbiamo la serie che tutti, almeno una volta, abbiamo sentito nominare: l’avvocato Malinconico.
Commento
Certi bambini non è un libro che si legge “a cuor leggero”. Purtroppo De Silva scuote tematiche crude ma, grazie alla sua bravura nel raccontare qualsiasi cosa, non risulta pesante. Semplicemente, la storia lascia quel retrogusto amaro e quel dispiacere per una realtà che, pur volendo, non si può cambiare.