Errori fantozziani, servilismo giornalistico e tanto altro ancora: Calciopoli ha portato alla luce i lati più oscuri, più bui del calcio italiano, lo sport più seguito nel Paese e nel mondo intero. La famiglia Agnelli, coadiuvata dai “sicari” Giraudo e Moggi, c’era quasi riuscita: far diventare la Juventus il club più forte della penisola. Non che servisse un tale scandalo, data la colma bacheca del club torinese, condita da vittorie più che meritate; non che servissero tali mosse, all’apparenza meschine e con forti connotati mafiosi.
Se a qualcuno fosse sfuggita questa (purtroppo) pagina di sport, Netflix ha provato a ricucirla nel modo più fedele e obiettivo possibile: la serie si chiama “Il lato oscuro dello sport”, l’episodio invece porta per filo e per segno il nome dello scandalo sportivo, portato alla ribalta alla vigilia del Mondiale vittorioso di Germania.
Calciopoli: di cosa si parla?
Questo articolo vuole fungere soltanto da input, da punto di partenza per guardare l’episodio ed analizzarne i dettagli in un modo più completo. A raccontare i fatti è Pino Narducci, il magistrato che diede inizio a tutta una serie di domande, partendo dall’affermazione di alcuni uomini legati all’ambiente criminale: essi ammettevano l’esistenza di un sistema che aveva inquinato e corrotto i vertici del calcio italiano.
Di intesa con il nucleo dei Carabinieri di Roma, il primo campionato “intercettato” fu quello del 2004-2005. Al centro del sistema Luciano Moggi, direttore della Juventus, un semplice “contadinotto” trasformatosi nel più potente uomo nell’ambiente calcistico nazionale. Come ricorda il magistrato Narducci: “Alla fine intercettammo, all’incirca, 171.000 telefonate.”
Un lavoro ciclopico, attorno al quale giravano sempre le stesse parole: favori, intimidazioni. Tra i momenti clou della vicenda analizzati nell’episodio, troviamo: Reggina-Juventus, Juventus-Milan ed anche Fiorentina-Bologna, nonché Sampdoria-Juventus, la partita che diede il via a tutta la vicenda.
La fine di “Lucky” Luciano
Dopo una fuga di notizie nel 2006, il caso arriva in tribunale ed è in questo momento che compare Luciano Moggi in carne ed ossa. Un’intervista, una concessione a “Lucky” di dire la sua: “Non ho mai chiesto a nessuno di farmi vincere, non ho mai fatto niente…”
La giustizia sportiva ha condannato duramente tutti gli imputati, radiando Moggi e Giraudo e colpendo severamente le società implicate nello scandalo Calciopoli. A novembre 2011 Moggi è stato condannato a 5 anni e 4 mesi anche dalla giustizia ordinaria. Nel 2015 la Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda, salvando gli imputati principali per prescrizione da alcuni reati, ma confermandone comunque la colpevolezza: Moggi, Giraudo, Mazzini e Pairetto sono prescritti, ma non assolti.