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domenica, Aprile 2, 2023

“‘E ssanzare” di Fabio Di Gesto al Teatro alla Deriva

Inizio col botto per la rassegna “Teatro alla Deriva. Il teatro sulla zattera” ormai giunto alla sua X edizione. Inaugura la rassegna “‘E ssanzare” di Fabio Di Gesto e prodotto da Ri.Te.Na. libero adattamento dell’opera di esordio di Albert Camus. Sulla zattera-palcoscenico che ondeggia sul laghetto naturale del complesso delle Stufe di Nerone di Bacoli, si rappresenta l’ultima opera della trilogia “della femminilità irrisolta” firmata dal giovane regista e drammaturgo.

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‘E ssanzare di Fabio Di Gesto inaugura la X edizione della rassegna Teatro alla Deriva.

Nel meraviglioso scenario delle Stufe di Nerone riparte la rassegna estiva del Teatro alla Deriva, Teatro sulla Zattera. Il titolo rievoca da un lato l’incuria cui è lasciata questa forma artistica dall’altro il particolarissimo palcoscenico adoperato per le messe in scena, che è per l’appunto una zattera.

Cullati dalle onde del lago naturale nello stabilimento termale di Bacoli, gli artisti compresi nella rassegna firmata per il nono anno da Giovanni Meola allieteranno le serate dell’11, 18 e 25 Luglio.

Nata da un’idea di Ernesto Colutta, l’evento Teatro alla deriva. Il teatro sulla zattera giunge felicemente e con successo alla X edizione e incontra un’altissima adesione di pubblico.

La stagione è inaugurata da “‘E ssanzare “di Fabio Di Gesto, giovanissimo regista e autore, già noto e stimato nel panorama teatrale. L’opera è un riadattamento de “Il Malinteso” di Camus ed è l’ultimo lavoro della triade sulla “femminilità irrisolta”, un progetto articolato che comprende altresì le opere “’A jetteca “e “‘E cammarere” rispettivamente ispirate a “Yerma” di  Lorca e a “Le serve” di Genet. Un lavoro interessante e coraggioso che approfondisce il tema della femminilità negli aspetti più intimi e cupi e restituisce delle figure prepotentemente caratterizzate e concrete.

La trama di “‘E ssanzare” si sviluppa in una stanza d’albergo, quella vissuta dalle due protagoniste Madre e Figlia interpretate dalle magistrali Maria Claudia Pesapane e Francesca Morgante, e dove trova la morte il malcapitato avventore rappresentato da un abilissimo Luca Lombardi.

La messa in scena

I dialoghi sono in vernacolo e hanno ritmiche incisive: le due donne si raccontano, si incalzano, si affrontano in una esasperata conversazione che ha del quotidiano e del surreale al contempo. Un’ atmosfera grottesca ed estremamente suggestiva, accentuata dal capace utilizzo degli spazi e dei tempi scenici, che evoca emozioni viscerali e profonde.

La Pesapane e la Morgante sono immense nelle loro interpretazioni, sono incredibilmente autentiche nei panni “ipercaratterizzati” delle donne di Di Gesto. La regia del resto non lascia nulla al caso e delinea con distinta coerenza gestualità, movimenti, intenzioni tanto che l’angustiosa vicenda assume un che di accettabile e comune. Gli essenziali elementi scenografici, l’apprezzabile scelta dei costumi curata da Rosario Martone, l’utilizzo sapiente del non convenzionale ambiente della messa in scena, ricamano una rete nella quale il pubblico viene intrappolato e poi stordito dal discorrere litanico delle attrici.

Confesso di ignorare l’originale del drammaturgo francese, ma nel riadattamento napoletano il dramma di due assassine seriali e terribili ha la forza di evidenziare altri aspetti tragici dell’individuo più soliti e tipici dell’esistenza umana. Con estrema evidenza il rapporto Madre-Figlia si declina nell’arco dell’ora dello spettacolo secondo le diverse varianti dicotomiche Odio-Amore e Vita-Morte, attraverso un vortice di battute in rima che si arresta solo nel momento della rassegnazione del personaggio più giovane, colto da un ebbro delirio.

L’evento, dunque, si conferma all’altezza delle aspettative del pubblico ed è un indovinatissimo apri pista per le prossime date della rassegna, che noi del Corriere di Napoli consigliamo vivamente.

Quella del “Teatro alla deriva” alle Stufe di Nerone è una vera e propria esperienza che rinfranca gli amanti del teatro costretti a un lungo anno di astinenza dovuto alla pandemia  e che per questo vale la pena di non perdere.

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