Oggi parleremo del pittore fiammingo Gaspar Adriaensz van Wittel conosciuto anche con il nome italianizzato di Gaspare Vanvitelli.
van Wittel – Vanvitelli
Van Wittel è stato un importante vedutista del XVIII secolo attivo prevalentemente a Roma, dove collaborò con Cornelis Meyer per i rilievi del corso del Tevere, e a Napoli dove lavorò alla corte del vicerè spagnolo, duca di Medinaceli, Luis Francisco de la Cerda y Aragon. Gaspar arrivò in Italia seguendo le orme del Grand Tour, come era in voga tra la fine del XVII inizio XVIII secolo, per visitare le antichità classiche della penisola italiana. Da quando arrivò nel negli anni ’70 poco più che ventenne,
Gaspar non abbandonò più l’Italia dedicandosi alla pittura,
prevalentemente di paesaggi e architettura, cosa che deve aver influenzato in qualche maniera il figlio, Luigi Vanvitelli.
Vedute e paesaggi
La produzione di van Wittel è stata caratterizzata da un gran numero di vedute realizzate secondo la tecnica della scatola ottica che permetteva di avere una resa cromatica e dei particolari impressionante rispetto al passato, permettendo di annoverare a tutti gli effetti van Wittel tra i primi vedutisti della pittura a tutti gli effetti, se non addirittura il primo in assoluto. La particolarità delle vedute di van Wittel sta nel fatto che questi ricerchi la perfezione, la verità della realtà che deve essere espressa attraverso una realizzazione il più veritiera possibile. Osservando i suoi dipinti si coglie perfettamente questo desiderio espresso attraverso
un brulicare di movimenti vari, quotidiani, come se ci si trovasse davanti a un’istantanea di quel momento.
La tecnica della scatola ottica, ampiamente diffuso nell’Europa settentrionale, consisteva sostanzialmente in una sorta di camera oscura portatile che permetteva di proiettare tramite delle lenti l’immagine catturata che appariva però capovolta e sfocata. Attraverso una serie di lenti e specchi aggiuntivi era possibile riportare al dritto l’immagine e metterla a fuoco permettendo di avere una visione estremamente particolareggiata e nitida dell’immagine.
La veduta del Largo di Palazzo
Durante il suo soggiorno a Napoli, tra il 1699 e il 1702, van Wittel si dedicò ad alcune vedute particolari, del porto, della città tutta e di altri particolari come quello di Veduta del Largo di Palazzo. La realizzazione di quest’opera, anche questa tramite l’uso della camera ottica avvenne in circa 4 esemplari ricavati da una base preparatoria oggi conservata al Museo di San Martino che raccoglie la più grande collezione di disegni preparatori e schizzi di Gaspar van Wittel che oggi si conosca. Anziché realizzare una veduta dall’alto come era in voga all’epoca,
van Wittel realizzò uno scorcio dove era possibile ravvisare la vivacità di una città.
Il Palazzo reale non occupa tutto lo spazio in maniera piatta e monodimensionale, bensì solo una porzione tridimensionale del dipinto in maniera tale da poterne scorgere i particolari “di profondità” e allo stesso modo poter ammirare una Piazza del Plebiscito che non c’è. Forse in molti osservandolo al primo sguardo potrebbero non riconoscere una piazza che non vi è ancora, edificata molto dopo, qui è uno spazio in cui non vi sono la basilica di San Francesco di Paola, il Palazzo della Foresteria sede della prefettura di Napoli o Palazzo Salerno sede del COMFOP -SUD dell’Esercito. Tutti questi edifici sono stati edificati a partire dalla fine del XVIII secolo dando l’impostazione che conosciamo noi oggi della piazza.
Precedentemente “il Largo di Palazzo” veniva soltanto abbellito in occasione di feste patronali e di Stato,
visto che la durata dei mandati del vicerè spesso era effimera e non vi era un’interesse da parte di questi a portare avanti un progetto urbanistico sistematico per Napoli, cosa che avverrà soltanto in epoca napoleonica.
Osservando il dipinto è possibile coglierne una vivacità e un colore unici a partire dalle tende che svolazzano per il vento lungo il perimetro di Palazzo Reale, i teloni per ripararsi dal sole lungo le case dello sfondo. La gente in piazza porta avanti le proprie attività quotidiane come se nulla fosse, possono essere identificati, guardando attentamente un nobile portato in portantina, un frate, forse un francescano, con la questua e il bastone, dame, uomini a cavallo e cani.
Lo scorcio che regala van Wittel in questo dipinto è unico e ineguagliabile agendo come una vera e propria istantanea di un qualcosa che altrimenti sarebbe soltanto immaginabile come descrizione architettonica e del quotidiano della città.
Nella prossima puntata parleremo del famoso Vesuvius di Andy Warhol.
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