Il Napoli stravince e convince. La banda guidata da Gattuso disegna calcio e sfodera una prestazione sontuosa. Il segreto è il gruppo!
La partita del Napoli di domenica pomeriggio è la chiara dimostrazione che nel calcio servono gli schemi, ma molto lo fanno anche le motivazioni.
Per gli appassionati di “schemologia” il Napoli è sceso in campo con il 4-2-3-1, formazione amata dallo spagnolo Benitez qualche anno fa e ricercata nel calcio di Ancelotti nell’ultimo anno e mezzo.
Va da sé la doverosa considerazione della maggiore esperienza rispetto a 6 anni fa, ma tutti ricordiamo bene la sensazione di fragilità che pativamo con due tra i guru del calcio moderno.
Il Napoli si schierava sulla carta con questo modulo, ma in fase di possesso diventava quasi un 4-2-4 con Mertens sotto punta libero di svariare. A seconda dei momenti, i terzini salivano sulla linea mediana formando quasi un 2-4-3-1. In fase di non possesso il 4-4-2 si alternava al 4-5-1.Gli esperti si affannano a scrivere numeri a caso, ma il campo racconta un’altra verità, costruita mattone su mattone nel backstage.
Il lavoro e lo spogliatoio alla base del progetto Calcio Napoli firmato Mister Gattuso
La sensazione di coesione di un gruppo rinvigorito dall’umiltà di un tecnico campione del mondo è palese. Giunto senza favori della critica e concepito da tutti come terza scelta per la panchina, Gattuso ha sposato un progetto minato dalle frizioni tra Società e squadra.
Come un esploratore si è guardato intorno ed ha notato che lo spogliatoio faceva acqua da tutte le parti: era necessario partire dai “senatori” e ridar loro le chiavi della squadra.
La vittoria della Coppa Italia come suggello e l’esposizione con ADL per il caso multe sono le mosse che gli hanno messo in mano le chiavi dello spogliatoio. Adesso la squadra gioca bene, vederla in campo è un piacere e poco importa se non si vince. Ringhio ha un’idea di gioco che i tuttologi provano per forza ad associare a qualcun altro, che invece è dedizione, abnegazione e fantasia fusi insieme. Il paradosso di un allenatore che ha costruito sul contatto fisico una gloriosa carriera è un gioco fatto di fraseggi, movimenti senza palla e rinuncia al mastino di centrocampo in favore del possesso della sfera.
Il Napoli gioca, segna, si diverte e all’occorrenza sa anche soffrire, sudare e rincorrere: è A immagine e somiglianza del suo tecnico
Gattuso sbobina lezioni di tattica, ma anche di gestione del gruppo. Riesce a rinvigorire la formazione ruotando alla perfezione gli interpreti e traendo beneficio dalla nuova (speriamo fissa) formula dei 5 cambi. Da vero leader, ha dato stimoli a tutti e ha isolato i SUOI giocatori dagli squali mediatici.
Per Ringhio il calcio è come un amico, va curato e a lui non si deve mentire.
Il nostro 11 di giornata
1 – Come gli interventi di Meret, sintomo di superiorità in tutti i 90 minuti. Alex è patrimonio del Napoli Calcio che matura anche con la concorrenza. Gattuso lo sa e lo cresce a “mazz’ e panelle”.
2 – Il numero storico dei terzini destri. A Di Lorenzo ne servono due vicini, perché è talmente tanto che corre e fatica per 2, anzi 22.
3 – Il numero dei goal in cui Mertens ci mette la firma. Un giocatore che galleggia sul rettangolo verde con l’istinto dello squalo. Ciro fiuta il momento giusto e azzanna le partite.
4 – Il voto che diamo al tecnico del Genoa, ed è pure troppo. Facciamo gli auguri a Perin e tutti gli atleti rossoblu bloccati dal Covid, ma fornire questo come alibi di una sconfitta sembra un po’ disonesto. A volte un plauso agli avversari sarebbe più apprezzato.
5 – I tocchi che hanno portato al goal Zielinski. Una fuga per la libertà al 20esimo secondo che da l’idea dell’approccio cannibale del secondo tempo. È un saggio di tecnica quello in scena al San Paolo.
6 – 0. Non c’è altro da aggiungere.
7 – Il goal numero 7 del campionato del Napoli porta la firma del numero 7. È un’eredità difficile da raccogliere quel numero sulle spalle, ma Elmas che dribbla senza toccare la palla prima di imbucare dimostra che è uno dei ’99 più forti d’Europa. E noi ce lo teniamo stretto.
8 – Il numero di goal in due partite. Ricordiamo però che ne abbiamo subiti 0 e concesso mezza occasione nelle due gare. Bello segnare, manon subire è altrettanto bello.
9 – Victor Osihmen è il simbolo di come la vita possa essere sorprendente. La spavalderia dei vent’anni non fa sentire il peso degli 80 milioni, ma ci mostra solo quanto a questo ragazzo piaccia giocare a calcio. Un diamante grezzo dalle qualità indiscutibili.
10 – Alla campagna acquisti del Napoli se riesce a cedere gli esuberi e puntellare i reparti scoperti. 10+ se riesce a tenere con il loro bene placito quelli richiesti. Koulibaly in questa condizione è una certezza, e la duttilità di Hysaj può tornare utile durante una stagione piena di impegni. Al 5 ottobre l’ardua sentenza.
11 – Finalmente tra noi anche Lozano, che sentiva forse il peso della valutazione, rimasto imbrigliato in un Napoli che era la copia sbiadita di se stesso. Adesso è partito con la marcia giusta, veloce e astuto come Speedy Gonzalez.
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