Come ogni lunedì, torna Discover Naples: rubrica all’insegna della scoperta di luoghi e fatti sconosciuti e misteriosi della città. L’appuntamento d’ oggi ci porterà alla scoperta di un legame particolare, quello tra Napoli e gli Egizi. Un connubio di culture e usanze particolare, che va avanti da secoli…
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Culture a confronto
La storia che unisce Napoli e gli Egizi comincia nell’antica Neapolis, più precisamente colonia egizia Nilense, situata nell’odierna zona compresa tra Via Tribunali e Via San Biagio dei Librai. La Regio Nilensis, così chiamata all’epoca, fu scelta non solo per la sua somiglianza al delta del fiume Nilo, ma anche per la presenza di un rivolo. Durante il I secolo a.C arrivarono a Napoli dei mercanti egizi che decisero di stabilirsi nella zona portando la propria cultura…
Napoletani ed Egiziani, di conseguenza, cominciarono a condividere molte usanze della propria vita e cultura, a partire da quelle filosofiche fino ad arrivare a quelle funerarie. È impossibile, parlando di Egitto, non citare l‘aldilà e il rapporto che il popolo avesse con i defunti e, in particolare, con la mummificazione… Anche Napoli non era da meno e condivideva lo stesso interesse per la vita ultraterrena: addirittura, la mummificazione partenopea si sviluppò nel corso del tempo. Un primo metodo era quello della “scolatura dei corpi”; il secondo invece, utilizzato nel ‘500 era l’imbalsamazione, diffusa perlopiù tra le famiglie nobili.
Ma non solo mummie…
Anche le divinità giocarono un ruolo fondamentale per il progressivo avvicinamento delle due culture. Come si può facilmente immaginare, oltre che la cultura, i mercanti provenienti dalla foce del Nilo portarono con sé anche la propria religione e iconografia. Lontani da casa, gli abitanti della colonia decisero di realizzare- come loro solito- un monumento in onore della propria terra; fu così che nel II secolo a.C. sorse la famosa statua dedicata al dio Nilo: un vecchio seminudo disteso su una roccia, appoggiato ad una Sfinge.
Oltre al dio Nilo c’è la dea Iside: signora della vita e della morte, dea dell’amore, il cui culto cominciò a diffondersi a partire dai porti commerciali e in zone come il Pendino e Posillipo: zone di mare in cui la dea era considerata protettrice dei naviganti.
Iside ebbe fin da subito un legame particolare con i napoletani: originaria del Delta, era la Dea della maternità e della fertilità e, per questo motivo, considerata dal popolo partenopeo la “mamma” per eccellenza.
Sono molti i riferimenti alla stessa nell’iconografia napoletana e la Madonna raffigurata nelle chiese- specie nei dipinti del periodo della cristianizzazione- assume spesso le pose della Dea con in braccio il piccolo Horus, nato il 25 dicembre e detto Dio Sole. Per questa ragione si pensa che i culto di Iside abbia dato inizio alla venerazione della Vergine Immacolata. Ancora oggi, il culto vive. È infatti possibile visitare due chiese dedicate a Santa Maria Egiziaca (a Forcella e a Pizzofalcone) o ammirare, nei Quartieri Spagnoli, lo splendido murale dedicato da Bosoletti alla dea.
-fonte Iside e Napoli
Il triangolo occulto
Un triangolo misterioso in città, un Luogo di Potere tracciabile unendo i punti in cui sorgono la chiesa di San Domenico Maggiore, la Cappella Sansevero e la statua del Dio Nilo. Secondo la cultura popolare egizia era proprio in questa zona magica che l’uomo poteva raggiungere e stabile un contatto diretto con il trascendente. Attraverso alcuni riti, infatti, si poteva arrivare a manifestare capacità extrasensoriali che avrebbero aiutato nel contatto con l’ultraterreno.
Una teoria che affascinò fortemente anche gli alchimisti napoletani, tra cui il Principe di Sansevero…