Il giorno dell’anniversario della vittoria del mondiale a Gwanju, Marco del Lungo si racconta ai microfoni del Corriere di Napoli.
–Ciao Marco e grazie di essere qui. Per prima cosa volevo chiederti come è andato il collegiale con la nazionale appena terminato.
-Ciao Matteo e grazie dell’invito. È stato il collegiale più lungo della storia, siamo stati due mesi qui in Sicilia e ci ha fatto bene. Riprendere non è stato facile, ma grazie a Sandro e tutti i preparatori abbiamo ritrovato la forma.
-Oggi è l’anniversario del mondiale vinto l’anno scorso in Corea. Mi racconti qualcosa di quel mondiale?
-La fase a gironi non è stata facile. Non abbiamo approcciato bene alle gare e Sandro era talmente arrabbiato che, alla fine dei gironi, andammo a mangiare tutto insieme e lui non venne. Il giorno dopo ci fece allenare in una piscina che distava un’ora e mezza dal nostro albergo. Da lì siamo cambiati e siamo arrivati all’obiettivo finale.
-La tua carriera è iniziata a Civitavecchia, per poi spostarsi a Brescia. Cosa hai imparato da queste esperienze?
-Civitavecchia è una delle migliori scuole di pallanuoto italiane. Sicuramente ho imparato la dedizione al lavoro e la costanza. Brescia mi ha fatto maturare è da 9 anni a questa parte, anno dopo anno, imparo sempre cose nuove da un allenatore bravissimo come Sandro Bovo. Ma anche dalla nazionale si impara tantissimo, sia dai tuoi compagni che dagli avversari.
-Durante il collegiale ti sei allenato con un grandissimo come Stefano Tempesti. Sei stato il suo secondo per tanti anni e sei attualmente il suo successore. Cosa hai imparato da lui?
-Stefano è una leggenda vivente, da lui ho imparato tantissimo. Essere stato il suo secondo mi ha dato l’opportunità di capire come muovermi, come comandare la difesa. Devo tanto a Stefano.
-Quale è il sogno di Marco del Lungo?
-Per scaramanzia non te lo dico. Sono una persona molto scaramantica. Il sogno personale è vedere la pallanuoto tornare a grandi livelli sia per quanto riguarda le società che per le strutture.
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