Napoli e Versailles, le regge unite da un trono: I giardini alla francese
la sala di Apollo sede del trono
Napoli e Versailles, le regge unite da un trono
Sembra effetto di uno strano destino che i due troni gemelli videro la caduta della dinastia Borbonica in due regni diversi.
Un palinsesto di pietra
Il Palazzo Reale di Napoli ha ospitato diversi regnanti e, come un libro di pietra, ci racconta il gusto e l’evoluzione dello stile in quasi quattro secoli . Fu creato come palazzo del re di Spagna Filippo III d’Asburgo nell’anno 1600, per iniziativa del viceré Fernando Ruiz de Castro conte di Lemos e della viceregina Catarina Zuñiga y Sandoval. L’architetto Domenico Fontana progettò una residenza civile di forme tardo rinascimentali .
Carlo III ed una Reggia da arredare
All’arrivo di Carlo di Borbone a Napoli (10 Maggio 1734) Napoli divenne capitale di un regno autonomo dopo due secoli. Ma il Palazzo Reale era privo di tutto il necessario per accogliere un re. Per arredare la reggia fu necessario ricorrere al Monte di Pietà ed ai privati per avere in prestito, dietro pagamento, mobili, tendaggi e suppellettili. Infatti, alla sconfitta della Guerra di Successione Spagnola, Il precedente regnante (e inquilino) Carlo VI d’Austria aveva portato con se la maggior parte degli arredi. Re Carlo, in attesa della ricca collezione di famiglia (Collezione Farnese), e prossimo al matrimonio con Maria Amalia di Sassonia, diede incarico di ampliare il Palazzo sul versante del mare. Gli interni furono allestiti nel gusto tardo Barocco con marmi preziosi e affreschi celebrativi, tra i quali le opere di Francesco Solimena, Francesco De Mura e Domenico Antonio Vaccaro. Le opere donarono al vecchio edificio quel fasto e quella magnificenza propri di una reggia.
Napoli e Versailles, le regge unite da un trono: Da Palazzo a Museo
Le ultime trasformazioni avvennero al tempo di Ferdinando Il Borbone, tra il 1838 e il 1858. Sede dei Principi di Piemonte dopo l’Unità d’Italia. Il palazzo fu ceduto al Demanio dello Stato da Vittorio Emanuele III di Savoia e destinato, in gran parte, a Biblioteca Nazionale. L’ala più antica, fu adibita a Museo. Al suo interno sono visitabili le sale di rappresentanza, splendidamente decorate ed adorne di pitture, statue, arazzi e mobili d’epoca. Non ci sono giunte le stanze e gli arredi di uso quotidiano (camere da letto, bagni, cucine). E ancora la Sala del Corpo diplomatico, la Sala di Maria Cristina, lo Studio del Re, riccamente arredato con mobili di Weisweiler fino al Salone d’Ercole, sede di balli e ricevimenti. Costruito a metà del Seicento, oggi caratterizzato dagli arazzi della serie di “Amore e Psiche” della Reale Fabbrica di Napoli
Teatrino di Corte e Cappella Reale
L’antico Teatrino seicentesco destinato alle festa e agli spettacoli, fu rimodulato nella forma attuale da Ferdinando Fuga nel 1768. Sul lato orientalesi apre la Cappella Palatina, costruita a partire dal 1646 su disegno di Cosimo Fanzago e dedicata alla Vergine Assunta. L’altare maggiore, opera di Dionisio Lazzari, di gran fasto con pietre dure, agate, lapislazzuli, onici, diaspri ed ametiste. Sul soffitto la tela dell’Assunta opera di Domenico Morelli.
In chiusura una frase di Napoleone Bonaparte che ci fa riflettere sull’assurda pretesa di chi, occupando una posizione di comando, creda che tutto gli sia dovuto:
“Un trono non è che un pezzo di legno rivestito di velluto.”
Napoleone Bonaparte -Aforismi e pensieri politici, morali e filosofici-