Fritta o al forno, nelle vesti della tradizione con margherita e marina o nelle più apprezzate declinazioni moderne, la pizza è uno dei vessilli della vasta cultura gastronomica napoletana ed italiana nel mondo. Cibo che si conferma già da alcuni anni come uno dei più globalmente fortunati. Oggi la vera pizza conosciuta come quella napoletana, è uno dei cibi social più consumati al mondo. Non c’è continente che non abbia conosciuto i sapori, gli odori e le gioie che possono giungere da una sola fetta di pizza. Più che un fortunato prodotto.
L’istituzione della Giornata Mondiale della Pizza
Contrariamento a quello che ci possa far credere la Smorfia, il 17 o meglio il 17 gennaio, è diventato uno dei giorni più gustosi e fortunati dell’anno. È infatti dal 2018 che in questo giorno si festeggia la Giornata Mondiale della Pizza. Era il 7 dicembre del 2017 ed il Comitato Intergovernativo UNESCO, riunitosi a Seul in Sud Corea, ufficializzava l’iscrizione dell’Arte dei pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa dei Beni immateriali UNESCO. Il bisogno, l’importanza, la necessità dell’UNESCO di tutelare e promuovere il patrimonio immateriale nasce dal basso, dai popoli, dalle diverse culture. Ed è un traguardo che si raggiunge a Parigi nel 2003 con la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale. Una vera e propria rivoluzione, che include come beni meritevoli di attenzione: le prassi, le espressioni, le conoscenze, il know-how.
Sant’Antonio Abate, protettore dei pizzaiuoli
Il 17 gennaio per i napoletani è già un giorno particolarmente importante. Ricorre infatti la festa in onore di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, ma anche protettore dei panettieri e pizzaioli. Comune infatti l’usanza di porre una statuetta od un’icona del Santo nelle vicinanze della bocca del forno, richiamando così la protezione del Santo durante il lavoro. Ed è stata proprio questa ricorrenza ad indirizzare la scelta dei festeggiamenti proprio in questo giorno ed a celebrare così non solamente la pizza ma anche i pizzaioli. A Napoli, i festeggiamenti per questa ricorrenza erano soliti già nei primi del 900. Nel giorno in onore del Santo, i pizzaioli lasciavano il lavoro, per trascorrevano l’intera giornata assieme con la propria famiglia ed a sera erano soliti accendere i famosi “fuocaroni”, fuochi in onore del Santo.
Pizza, una livella per tutti i palati
Ancora oggi è comune il dibattito in merito alla paternità della pizza. Cosa certa è che focacce cosparse con condimenti sono presenti in diverse culture e nei diversi momenti della storia. Ma la pizza nella declinazione più conosciuta, amata ed emulata al mondo nasce a Napoli. La fortuna-sfortuna dell’alimento, considerato ed etichettato per molto tempo povero per poveri, passa anche per la penna di grandi scrittori che visitarono e vissero Napoli soprattutto nel periodo del Grand Tour. Tra i diversi ricordiamo Alexandre Dumas e Matilde Serao che all’interno della sua opera Il Ventre di Napoli, parlando di queste schiacciate tonde le definisce << adorazioni culinarie napoletane >>. La pizza che era venduta nell’800 ad un soldo, era la salvezza dei poveri napoletani. Con questa si poteva fare colazione, pranzare ed arrivare a cena senza problemi. Ma anche l’alta classe, compresi i regnanti, a riprova dell’eccezionalità del prodotto, avevano gran piacere nel gustarla inizialmente in occasioni non formali, ma poi saranno i Borbone a far comparire sulla tavola dei loro banchetti l’iconico disco. Cibo che riusciva a metteva d’accordo tutti i gusti. Pizza, una livella per tutti i palati.
Più che un alimento
Oggi giorno, anche nella prospettiva di ripresa e sviluppo, non si può considerare la pizza come un semplice alimento. Il turismo gastronomico si presenta sempre più come un volano per la crescita economica ma anche culturale. Questo può essere letto come quel pretesto che maggiormente permetta e garantisce la salvaguardia, la valorizzazione e l’insegnamento di quella che oggi è riconosciuta come un’arte, ma che è innanzitutto un lavoro. Ed è per rispondere a queste esigenze che l’APN, Associazione Pizzaiuoli Napoletani trova la sua ragion d’essere. Non ci resta che augurarvi BUONA PIZZA!