Garriti di gabbiani su un mare tranquillo accompagnano quattro bambini che si arrampicano di sasso in sasso su di una grigia scogliera verso una destinazione che non è data ancora sapere.
Alla fine della loro scalata, un confine, tra il mare silenzioso e l’assordante autostrada, tracciato dal guard-rail separa i piccoli ragazzi dal fragore doloroso della vita in città.
I fratelli Andrea e Antonio Frazzi, attraverso la lente d’ingrandimento della macchina da presa, raccontano la storia di certi bambini privati dell’innocenza, di certe città disperate, di certe periferie lasciate ai margini e riempite di giovani vite destinate alla delinquenza.
Certi Bambini (2004) pellicola vincitrice di numerosi premi, tra i quali il Gran Premio della Giuria al Giffoni Film Festival del 2004, tratta dall’omonimo romanzo di De Silva anche co-sceneggiatore, racconta la storia di chi, come il piccolo protagonista Rosario (Gianluca di Gennaro), è costretto a crescere troppo in fretta prendendo e reagendo agli insegnamenti di un mondo adulto troppo omertoso per concedere loro un futuro diverso, più speranzoso, più dignitoso.
Sullo sfondo di una Napoli mai nominata esplicitamente, relegata ai margini come ai margini è relegata la vita di questi bambini privati della loro vita ancor prima di essere messi al mondo, i registi denunciano, raccontando con taglio realistico, non la mancata attenzione delle istituzioni, ma la maligna intenzionalità di questa assenza che non può e non deve essere giustificata.
«Le cose belle si pagano, e a caro prezzo…»
«Le cose belle si pagano, e a caro prezzo…» ricorderà Rosario mentre pensa agli amorevoli attimi passati con la saggia nonna e alle sue parole vere quanto amare.
La perdita dell’innocenza inizia per il piccolo protagonista ben prima del suo viaggio in circumvesuviana, il treno che percorre il tratto che collega le periferie alle falde del Vesuvio con il centro della città di Napoli, e sarà solo lì in treno che avrà inizio il viaggio che, attraverso la sua memoria, porterà lo spettatore a dover vedere la squallida realtà di certi bambini.
Tra pedofili, prostitute e camorristi, la pellicola racconta la storia di certi bambini che cercano di sopravvivere oppressi dal degrado e dall’ignoranza causata dalla criminalità organizzata. Rosario può solo cercare di restare aggrappato alla sua infanzia. Cercherà l’innocenza smarrita a Casa Letizia, una struttura di recupero per ragazze gestita dal prete Don Alfonso (Marcello Romolo) aiutato dal volontario Santino (Arturo Paglia), che insieme alle ragazze ospiti della struttura, accolgono il giovane ragazzo dandogli qualche attimo di vita familiare o di ciò che più simile possa riuscire ad immaginarsi nella sua quotidianità specchio del fallimento di ogni sentimento umano sedato dall’ipocrisia della società.
Il turning point nella sua vita avviene quando la ragazza di cui è innamorato, Caterina (Miriam Candurro), perde la vita a causa di un aborto spontaneo. La mancata cura e attenzione dei medici dell’ospedale porterà il bambino a dover intraprendere la tragica strada della giustizia privata e della definitiva perdita dell’innocenza.
«Le cose belle si pagano, e a caro prezzo…» , ma Rosario ha dovuto scontrarsi con un prezzo troppo alto da pagare per pochi istanti di finta serenità in una città difficile che non permette redenzione per certi bambini nati nella miseria e costretti a sgomitare per sopravvivere.
Napoli: una città ai margini
Il film ha come sfondo la città di Napoli che, bella e violenta, non viene mai nominata, mai nemmeno citata. Una città impossibile da non riconoscere dagli scorci di certi quartieri e certe periferie e dai rifiuti e dai palazzi fatiscenti nei grigi angoli dei vicoli che fanno apparire chiaramente all’occhio dello spettatore, tutto lo squallore e la misera tristezza della povera gente che le vive.
Dal sudiciume del locale frequentato dai bambini, nella povertà dei vicoli e nello squallore delle case di cattive madri che rubano la purezza di queste giovani vite, emerge tutta la disperazione di un centro urbano e delle sue periferie stanche di essere lasciate ai margini, trovando il loro apparente riscatto solo nella malavita.
La volontà di non citare mai la città campana lasciandola lì sullo sfondo, fa sì che essa stessa possa essere una città simbolo di una disperazione sempre più diffusa in una società mostruosa privata di ogni senso morale e sensibilità. Privata della speranza in un futuro migliore, piena di rancore, disillusa, cerca di mostrare se stessa nei ricordi, nei flashback, nei dettagli della sciagurata giovanissima vita di certi bambini.
Ancor prima di film come Gomorra (M. Garrone, 2008) e La Paranza dei Bambini (C. Giovannesi, 2019), i fratelli Frazzi con Certi Bambini hanno dato corpo e voce alla storia e ai bisogni di certi bambini che devono restare tali tra i primi amori e il pallone gettando via le maschera di un finto coraggio.