Il suo nome deriva Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, vicerè spagnolo e duca di Medina e de las Torres, il cui governo durò fino al 1644.
Durante il suo mandato affrontò l’eruzione del Vesuvio del 1638, molti terremoti e la piaga della povertà e delle epidemie. Nonostante tutte queste problematiche, fu sua l’iniziativa di calare il prezzo di alcune tasse e di abbellire alcuni spazi urbani, tra cui via Medina, che prende il suo nome.
Non si è sempre chiamata però via Medina! La sua forma irregolare, le dona l’aspetto più di un largo che di una strada.
Per questo motivo in epoca angioina, veniva chiamato Largo delle Corregge. Lì si svolgevano dei tornei a cavallo e infatti le corregge sono le cinghie che indossano sul dorso gli animali. I tornei avvenivano fuori le mura medievali della città, dove c’era la porta Petruccia che collegava al Castel Nuovo.
L’arrivo di Alfonso di Aragona
Via Medina è una zona di Napoli molto rappresentata nella letteratura e nelle cronache del tempo, così come nell’iconografia.
Lungo questa strada si alternano edifici e chiese di straordinaria varietà artistica e grande pregio. Sono luoghi di storia a tradizione che riemergono osservando la cartografia storica, le incisioni e le foto d’epoca.
Oggi però via Medina è del tutto diversa dalla situazione originaria.
Con l’arrivo di Alfonso d’Aragona nel 1442, il Castel Nuovo fu quasi totalmente ricostruito, adeguandolo ai nuovi sistemi difensivi, e fu costruito inoltre il maestoso e marmoreo Arco di trionfo.
Questi lavori si configurarono come un cambiamento anche per l’organizzazione di via Medina. Infatti, quando si decise di innalzare i bastioni del castello, il livello della strada aumentò. Questo causò l’isolamento della Chiesa dell’Incoronata, sottoposta al nuovo livello stradale, ancora oggi ammirabile seppure da un dislivello di almeno due metri.
Il disegno dell’Archivio di Simancas
Da un disegno di fine ‘600, ritrovato nell’Archivio Generale di Simancas, in Spagna, si possono avere molte informazioni sulle diverse fasi di questa zona.
Si nota un progetto della costruzione di un sedile di porto, affidato all’architetto Antonio Natale. Questo progetto non fu attuato, ma è molto interessante notare una serie di edifici lungo questa strada.
Nel disegno infatti, con incredibile chiarezza, sono rappresentati tutte le chiese, i palazzi e gli edifici pubblici. Compare anche la fontana Medina, spostata diverse volte tra piazza Borsa, via Medina e ormai stabile dal 2015 a piazza Municipio.
Lungo questa strada c’è un numero spropositato soprattutto di chiese come la chiesa di S. Giorgio dei Genovesi, la chiesa della Pietà dei Turchini o la chiesa dei Santi Giuseppe e Cristoforo all’Ospedaletto o quella di S. Giuseppe Maggiore.
Dopo l’Unità d’Italia
Paragonando le immagini dell’odierna via Medina, affollata e caotica, con quelle ottocentesche, si coglie una diversa situazione urbana e una diversa gestione di questo spazio.
Dalla narrazione emerge la presenza di un edificio che era un sedile amministrativo della città, appunto il sedile di porto. Dopo l’Unità d’Italia, al posto del sedile di porto fu costruito l’hotel Isotta & Genéve, un edificio a blocco di cinque piani caratterizzato da una severa e simmetrica facciata neoclassica.
Questo albergo fu molto in voga nel periodo ottocentesco e rappresentava il successo della belle èpoque napoletana. Dalle cartoline d’epoca possiamo vedere anche gli interni, in equilibrio con la moda del tempo.
Era un punto di riferimento lungo questa strada che partiva da piazza Municipio e arrivava fino a a via S. Giuseppe Maggiore, dov’era la chiesa di S. Giuseppe Maggiore che fu demolita per i lavori durante il periodo fascista per la costruzione del Rione Carità.
La Fiera di S. Giuseppe e altre curiosità
Una festa tradizionale celebrata nel giorno di S. Giuseppe, il 19 marzo. La celebre fiera di via Medina è stata per anni un incontro che brulicava di persone. Nelle immagini d’epoca si vedono folle, mercati di animali e bancarelle che vendevano il dolce tipico di quella giornata: le zeppole.
Un altro evento da ricordare tenutosi sempre qui, è la cosiddetta strage di via Medina. Nel 1946 dopo il referendum costituzionale che si tenne agli inizi di giugno, si scelse per la strada della repubblica. A Napoli l’80% della popolazione era di fede monarchica e alla notizia del risultato delle votazioni, gli animi si scaldarono e si verificarono diversi gravi tumulti per le strade. L’11 giugno a via Medina però si arrivò al culmine di quella violenza, con la morte di nove militanti monarchici e che causò un centinaio di feriti.
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