Del Forte di Vigliena, il castello nella zona di San Giovanni a Teduccio, purtroppo non rimane molto. Solo se ci si arma di una certa pazienza è possibile individuare alcuni dei suoi ruderi, in parte incastonati in edifici più moderni.
Le origini del forte di Vigliena
Il castello di Vigliena prende il nome del suo costruttore, l’ultimo viceré spagnolo di Napoli, Juan Manuel Fernandez Pacheco, marchese di Villena, che voleva rinforzare le difese orientali della città. In quel periodo, l’inizio del 700, la disaffezione verso il dominio iberico era palpabile e molti napoletani guardavano con simpatia al partito austriaco.
Delle origini di questa costruzione non conosciamo molto. Non sappiamo se le sue strutture furono utilizzate come organizzata base militare o come semplice avamposto difensivo cittadino, per esempio. Riteniamo più valida questa seconda ipotesi, altrimenti le notizie storiche in nostro possesso sarebbero state di certo più numerose.
Il fatto di Vigliena
Il forte di Vigliena ebbe, comunque, vita molto breve. Nel 1799 le forze sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria fecero irruzione in città ed entrarono nel castello. A sua difesa c’erano circa centocinquanta repubblicani che combatterono energicamente, in attesa di rinforzi che, però, non arrivarono mai. Una parte dei centocinquanta depose le armi, abbandonando il forte. Ma un piccolo manipolo di repubblicani continuò a battersi e perse la vita nell’esplosione improvvisa, che mandò in frantumi l’intero forte.
Esistono due versioni di questa esplosione, entrambe ampiamente dettagliate nel libretto Il fatto di Vigliena di Pasquale Turiello, del 1881. La prima versione, filoborbonica, sostiene che l’esplosione fu del tutto casuale e causata da qualche colpo di fucile che colpì accidentalmente il deposito delle polveri da sparo. Secondo l’altra versione, si trattò di un incendio doloso. I repubblicani Martelli e Portari diedero volontariamente fuoco alla santabarbara pur di non consegnare se stessi ed il castello alle odiate truppe reali.
Il forte, oggi
Oggi, a 222 anni dal fatto di Vigliena, non rimangono che ruderi ed erbacce. Più volte si è pensato di riqualificare ciò che resta del castello ma nessuna di queste iniziative si è poi concretizzata. Eppure il forte è monumento di interesse nazionale ed appartiene al patrimonio storico del Mezzogiorno d’Italia. D’altra parte, mentre i piani di riqualificazione passano, il forte di Vigliena resta, due volte simbolo della resistenza. Alle truppe borboniche, due secoli fa; al degrado, alle erbacce, alla disorganizzazione governativa, oggi. Adda passà a nuttat’.
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