
La Scuola di Posillipo si è sviluppata nella prima metà dell’Ottocento nell’omonimo quartiere della città per mano di Anton Sminck van Pitloo. Si è trattato di un movimento artistico incentrato prevalentemente sulla produzione di paesaggi.
Pitloo, un olandese napoletano
Tra il XVIII e il XIX secolo Napoli era piena di artisti stranieri che venivano a studiare in città, tra questi anche van Pitloo. Anton nacque nel 1790 ad Arnhem in Olanda dove iniziò molto presto i suoi studi di pittura presso H.J. van Ameron noto acquarellista. Tra il 1811 e il 1815 poté studiare a Parigi e a Roma grazie a una borsa di studio conferitagli da Luigi Bonaparte. Con la caduta dell’Imperatore, dovendo proseguire gli studi, venne inviato a completare la propria formazione in Italia dove soggiornò per diverso tempo a Napoli presso il diplomatico russo e mecenate Gregory Orloff.

Si trasferì in fine nei pressi di Chiaia dove iniziò la sua carriera di paesaggista. Durante questo periodo iniziò a familiarizzare con il problema di pronuncia del proprio nome, il cognome in origine non era Pitloo con due O, bensì Pitlo, ma per i napoletani, istruiti o meno,
era difficoltoso pronunciare quella parola straniera e quindi pronunciavano Pitloo cosa che poi lo stesso artista iniziò a usare nei documenti ufficiali.
Pitloo divenne presto prima professore onorario e poi professore ordinario di Paesaggio presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove venne apprezzato come uno degli insegnanti migliori dedito completamente all’insegnamento fino alla morte prematura nel 1837.
La scuola di Posillipo e le vedute
Nel 1820 Pitloo fondò la Scuola di Posillipo, una vera e propria scuola privata in cui si dedicava all’insegnamento e diffusione di una serie di innovazioni tecnico pratiche. La scuola prese il nome dal quartiere di Posillipo, un luogo frequentato da molti turisti e residenza di molti pittori che così pensavano di poter vendere qualche veduta a degli stranieri.
L’attenzione dell’artista è stata orientata verso una rappresentazione dei luoghi personale, non più realistica e documentale, attraverso una luce caratteristica che ritroviamo in molti dei suoi paesaggi che potremmo inquadrare come realizzati all’alba, a mezzodì o al crepuscolo.
Quella di Pitloo è un uso sapiente della luce che va dal chiaroscuro in Castel dell’Ovo dalla spiaggia, a un sole dalle tinte rosee in Coppia di popolani in costume partenopeo.
Le vedute erano realizzate poi in con una tecnica chiamata carta intelata vale a dire attraverso una pittura a olio realizzata su fogli di carta montati su tela o cartone, cosa che rendeva la realizzazione del paesaggio molto più facile. Prima dell’introduzione di questa tecnica gli artisti dovevano utilizzare le postazioni con cavalletto, ingombranti e pesanti per lavorare.
Veduta del Golfo di Napoli

Di paesaggi c’è ne sono tanti realizzati dal signor Pitloo, meravigliosi e che possiamo trovare nei musei di tutta Napoli, ma anche in siti esteri. Tra i tanti ho scelto la Veduta del Golfo di Napoli perché ci permetterebbe di spiegare il perché della Scuola di Posillipo. Questa veduta è iconica, potremmo dire a tutti gli effetti che
è l’antesignana di un gran numero di foto e immagini della città di Napoli
in cui è possibile osservare, da est verso ovest in un percorso che segue la linea di costa: la collina di Posillipo, da dove parte la nostra osservazione con in primo piano i pini marittimi tipici dell’iconografia napoletana, la linea di costa arcuata, sulla sinistra una collina, probabilmente il Vomero con il Castel Sant’Elmo e San Martino, sullo sfondo il Vesuvio e la restante linea di costa che continua verso Sorrento.
Un paesaggio del genere, bello, ricco di particolari e così suggestivo in cui con un colpo d’occhio è possibile scorgere tanta bellezza non poteva che effettivamente suggerire a tanti di immortalarlo.
Nella prossima puntata parleremo del Caravaggismo napoletano.
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