Tra i ritrovamenti più significativi avvenuti a Pompei sicuramente va annoverato quello del mosaico della Battaglia di Isso. Quello di Isso è un mosaico notevole per il suo stato di conservazione, tenendo conto delle dimensioni ragguardevoli e delle peripezie stesse che lo riguardo.
Il rinvenimento
Il mosaico della Battaglia di Isso venne trovato il 24 ottobre del 1831 a Pompei, nella casa del Fauno dove era originariamente la pavimentazione della sala dell’esedra. Prima di mettere al sicuro quest’opera eccezionale passarono diversi anni, fino a quando nel 1844 una commissione diede la propria autorizzazione a trasportare il mosaico in quello che era il Real Museo Borbonico. Naturalmente, data l’eccezionalità del manufatto, anche il trasporto fu di quelli eccezionali:
la Battaglia di Isso venne staccata dalla base e imballata in una cassa e caricata su un carro trainato da 16 buoi.
Nonostante tutte le attenzioni possibili la cassa cadde a Torre del Greco, fortunatamente senza che il contenuto riportasse danni. Inizialmente la Battaglia venne collocata nella sala CXL del museo come pavimento da Pietro Bianchi, nel 1916 Vittorio Spinazzola decise invece per la sua collocazione attuale nella sala dei mosaici posta in posizione verticale.
La scena
Il soggetto della Battaglia di Isso è, manco a dirlo, l’omonima battaglia combattuta da Alessandro Magno contro Dario III nel 333 a.C. . Il mosaico per quanto possa essere danneggiato in alcune sue porzioni, in particolar modo quella di sinistra, permette di cogliere perfettamente i particolari della scena. Sulla porzione di sinistra è possibile scorgere Alessandro, riconoscibile dalla corazza con la testa di Medusa, assieme all’esercito macedone che pressa i persiani in seria difficoltà.
Procedendo verso destra si può osservare l’altro protagonista, Dario III, su di un carro e vestito alla maniera “orientale” mentre ha un’espressione di timore, quasi paura per le sorti della battaglia che sembrano ormai segnate. Attorno il gruppo centrale formato dai due sovrani e dal fratello di Dario ucciso da Alessandro, ruotano le figure dei soldati a cavallo e le lance, impugnate ad altezza d’uomo o pronte per essere usate, che creano una scena veritiera e caotica.
Tecnica
Il mosaico è costituito da circa un milione e mezzo di tessere poste in linee curvilinee graduali apposte attraverso la tecnica dell’opus vermiculatum vale a dire con le tessere disposte in maniera asimmetrica in maniera tale da seguire i contorni delle immagini stesse. Il committente del mosaico doveva essere particolarmente facoltoso visto che un tipo di opera di questo genere e di queste dimensioni, superiore ai 5 x 3 metri, doveva impegnare un gran numero di risorse in termini di materie prime, economiche e maestranze. Basti pensare che in questo mosaico per dare maggior profondità alla scena vengono usate tessere non solo monocolore, ma anche con sfumature più scure per ottenere un effetto “profondità” che permette di apprezzare il mosaico come se si trattasse di un’opera tridimensionale.
Oggi, il restauro
Oggi il mosaico della Battaglia di Isso è sottoposto a una sessione di restauro che dovrebbe terminare entro la metà dell’estate in vista anche di una mostra su Alessandro Magno che il MANN ha intenzione di tenere l’anno prossimo.
Il mosaico ha visto accentuarsi nel tempo una serie di fenomeni come una vasta depressione nella porzione centrale destra, probabilmente segno del degrado che ha colpito gli elementi del sostegno in legno e metallo sottostante. L’intera opera pertanto sarà oggetto in questi mesi di un attento restauro che riguarderà sia l’aspetto superficiale del mosaico, con tutti gli interventi utili a garantire il mantenimento delle tessere in un buon stato di conservazione, sia l’aspetto interno andando a indagare e restaurare le strutture di supporto stesse. Gli interventi che verranno messi in campo sotto la supervisione diretta dell’ Istituto Centrale per il Restauro sulla base delle indagini condotte dal CRACS della Federico II e dall’Università del Molise.
Nella prossima puntata parleremo di Razza umana di Oliviero Toscani.
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