Discover Naples torna, come ogni lunedì, a raccontare fatti, aneddoti e tradizioni della cultura partenopea. Prossimi al nuovo anno, siamo pronti a lasciarci alle spalle il nefasto 2020. Ma siamo davvero sicuri di essere al correnti di tutti (ma proprio tutti) i riti scaramantici napoletani? Curniciello alla mano e si parte!
Corno napoletano: istruzioni per l’uso!
Capodanno a Napoli, così come tutto il periodo festivo, è una celebrazione molto sentita. È uno dei tanti momenti in cui amici e parenti si riuniscono, la tavola è imbandita è la gioia riempie i cuori. Il 31 dicembre, giorno di San Silvestro, i riti scaramantici napoletani sono davvero numerosi… quasi al pari delle tradizioni natalizie!
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Uva e lenticchie
Sulle tavole imbandite per “l’ultimo dell’anno”, immancabili sono spaghetti con le vongole e baccalà, ma anche struffoli e roccocò. Ma non solo: dopo aver festeggiato l’arrivo del 1 gennaio, allo scoccare della mezzanotte, ecco apparire a centro tavola lo zampone con le lenticchie e un bel grappolo d’uva. Simboli di abbondanza, prosperità e ricchezza, la tradizione vuole che mangiare i questi fatidici legumi e alcuni acini di uva porti prosperità nell’anno a venire.
Ma attenzione, perché l’uva può ingannare. Sono ben 12 i chicchi da dover mangiare contemporaneamente ai 12 rintocchi delle campane che segnano l’arrivo del nuovo anno. Coloro i quali riescano a mangiare tutti i chicchi d’uva a tempo, avranno un anno pieno di fortuna!
Il Capitone portafortuna
Forse non tutti sapranno che il mangiare il capitone (o il baccalà) l’ultimo giorno dell’anno, non è assolutamente un fatto casuale. L’antica tradizione napoletana, infatti, vuole che il capitone con la sua lunga forma di serpente, sia un rimando alla simbologia del maligno. Tagliargli la testa prima di cucinarlo e mangiarlo è dunque segno di buon auspicio.
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Spumante e piatti rotti
Tra i tanti riti scaramantici e propiziatori napoletani, immancabile è quello di intingere un dito nello spumante e passarlo dietro l’orecchio. Questa dello spumante è anche una delle tradizioni più diffuse nel napoletano in quanto, si dice, sia quella che abbia il “riscontro” maggiore… provare per credere!
In disuso è invece l’antica usanza per cui si era soliti lanciare da una finestra oggetti vecchi o rotti (solitamente piatti in ceramica, ma anche bicchieri), ad indicare l’entrata nel nuovo anno senza preoccupazioni dell’anno appena trascorso.
“Damme nu vaso!”
Tradizione dalle antiche origini storiche, quella del bacio sotto il vischio non è circoscritta alla sola area napoletana. Tuttavia, la simbologia dietro il bacio è da legare alla popolazione vichinga che associava il vischio alla dea Freya, protettrice dell’amore e moglie di Odino:
Odino aveva molti figli, fra cui il dio maligno Loki. Quest’ultimo era invidioso di Baldr, figlio di Freya, poiché egli era il più bello e il più buono e il più amato fra tutte le divinità. Freya non voleva che gli accadesse nulla, quindi fece giurare ad ogni creatura o cosa che si trovava nel mondo che non avrebbe mai fatto del male a Baldr.
La dea si dimenticò di chiedere al vischio di giurare, proprio perché quella pianta che non viveva né in cielo né in terra non sembrava pericolosa. Loki, allora, ne prese i rami e costruì con essi un dardo appuntito. Baldr era diventato immune a qualsiasi cosa ad eccezione del vischio, ovviamente, e gli altri dei si divertivano a tirargli contro degli oggetti, che, quando lo colpivano, non gli facevano niente!
Soltanto Hoder, il dio cieco, non scagliava niente contro Baldr; fu a lui che Loki mise fra le mani il dardo di vischio, e lo aiutò a mirare contro il bellissimo dio: fu così che, ignaro di quanto stava facendo, Hoder uccise Baldr con il vischio.
Freya si mise a piangere sul cadavere del figlio, le sue lacrime diventarono le bacche bianche del vischio e Baldr tornò in vita. Da allora Freya ringrazia chiunque si scambi un bacio passando sotto a un albero su cui cresce del vischio , dandogli la sua protezione nella vita amorosa.