Napoli è una città meravigliosa, amata, odiata, ma sicuramente mutata nel tempo. Se guardiamo ad alcuni luoghi della città, questi sono mutati nel tempo in maniera repentina, irreversibile, basti pensare agli spazi di Santa Lucia che prima della seconda metà dell’Ottocento, molto semplicemente non esistevano.
I dipinti realizzati dai tanti artisti, napoletani e non, che sono rimasti folgorati dalla città, dalla sua esistenza, hanno permesso di avere uno scorcio di questa vita cittadina, mutevole eppure ormai immortale, fermata in determinati attimi.
Un caso interessante, in questo caso, è un dipinto di Giovanni Serritelli e che rappresenta uno scorcio del vado del Carmine.
Serritelli
Giovanni Serritelli è stato un paesaggista napoletano, legato alla rappresentazione sia delle vedute della Campania, sia per i suoi soggetti legati all’ambito marinaresco come i pescatori o la marina borbonica. La sua vita è rimasta segnata da questo connubio di mare e pittura, pittura e mare sin dall’infanzia legandosi intimamente all’ambito familiare, il padre di Giovanni era direttore della scuola nautica della Real Marina, mentre lo zio materno, Filippo Marsigli, era un noto pittore e professore della Reale Società Borbonica di arti e lo iniziò agli studi all’Accademia di Belle arti. Tra gli anni 40 e 50 si fece notare per i suoi dipinti a sfondo paesaggistico come il Gran Paesaggio ed animali del 1843 e per quelli rappresentanti le grandi unità della marina borbonica come La fregata Archimede nel porto di Marsiglia del 1847 ricevendo anche gli apprezzamenti di re Ferdinando II e delle commissioni promotrici. In questo periodo realizza tante vedute della città di Napoli, tra cui anche la Porta del Carmine colla veduta della chiesa e del Gran campanile del 1859.
Il periodo a cavallo tra i regimi borbonico e unitario segna Giovanni sia sotto il profilo professionale che personale: nel 1859, dopo essere rimasto vedovo da diverso tempo, si sposò con la figlia di un’ufficiale del reggimento Real Marina, rimanendo sempre nell’ambito marinaro, ma sotto il profilo lavorativo dovette farsi nuovamente le ossa con i nuovi padroni. Cercando di promuoversi presso i Savoia iniziò una serie di dipinti a sfondo patriottico che rappresentavano i principali momenti della storia recente italiana in cui protagonista era la Reggia Marina, a questo filone appartengono i dipinti de La presa di Gaeta, atto conclusivo dei Borbone e del Real Marina nel 1861, e la rappresentazione de La battaglia di Lissa avvenuta nel 1866 tra la marina italiana e quella austriaca.
Il Vado del Carmine
Come detto prima, nel 1859 Giovanni Serritelli realizzò Porta del Carmine colla veduta della chiesa e del Gran campanile, un dipinto subito acquistato dal Re e oggi conservato nelle stanze dell’Appartamento storico del Palazzo Reale di Napoli.
Il dipinto permette di avere una certa cognizione della vita quotidiana della città nel 1859, come un’istantanea del giorno prima dell’Unificazione.
La scena è vista da una posizione che oggi corrisponde all’odierna via Marina, rivolti verso la chiesa e il campanile del Carmine attraverso le due colonne che introducono allo spazio antistante la piazza. Si tratta di una scena tipica dell’epoca, è possibile ravvisare nella moltitudine di persone tanti “tipi” e personalità che oggi ci paiono strani, paradossali. Se da un lato la coppia di donne che si intrattiene al centro del dipinto è una scena alquanto “comune” anche per i giorni nostri, ai lati sono presenti gli elementi della “Napoli che fu”. Ai lati del nucleo centrale sono presenti tutta una serie di lavoratori che sono animati e si muovono da e verso il vado del Carmine, in carrozza come i nobili sulla destra, con in primo piano il contadino con l’asino, oppure a piedi, come le persone sullo sfondo, o ancora a cavallo come i soldati in uniforme rossa sulla sinistra.
Il vado del Carmine oggi
Oggi di questa veduta particolare ci sono rimasti pochi elementi. Andando su google maps con la funzione di street view alla posizione di Calata Villa del Popolo 222, in direzione della Chiesa del Carmine si può osservare come la città, e il panorama, sia cambiato sensibilmente in 160 anni. Oggi ci rimangono solo le colonne del vado e la struttura religiosa del Carmine, tutto il resto non esiste più.