
Il Pio Monte della Misericordia custodisce un gran numero di dipinti, tra questi anche la Liberazione di San Pietro di Battistello Caracciolo. Quest'opera è una delle più importanti del Seicento Napoletano e italiano, ponendosi assieme a quelle di Caravaggio tra le principali del periodo. La liberazione di San Pietro, ispirata al lavoro di Caravaggio, probabilmente, permette una ricostruzione, quanto meno iconografica di della Resurrezione di Cristo di Caravaggio, andata perduta nel 1805.
Il Pio Monte della Misericordia custodisce un gran numero di dipinti che, realizzati per quella sede non l’hanno mai abbandonata, tra questi vi è anche la Liberazione di San Pietro di Battistello Caracciolo.
Inizialmente Battistello non aveva la commissione di quest’opera, che invece era affidata a Carlo Sellitto che però morì prematuramente a 33 anni. Nel 1614 la commissione del San Pietro venne affidata a Battistello da Giovan Battista Manso come indicato anche dagli archivi dello stesso Pio Monte.
La liberazione di San Pietro
Il soggetto del dipinto è un evento degli Atti degli Apostoli 5,19: San Pietro liberato dalla carcerazione da un angelo cammina tra i carcerieri addormentati. L’episodio è un chiaro riferimento a uno degli atti di misericordia: la visita ai carcerati. Naturalmente, una si fatta menzione è collegata alle attività del Pio Monte che si occupava non solo degli aiuti di indigenti, malati e riscatto degli schiavi, ma anche del supporto a chi era nelle carceri.
Battistello e i richiami al Caravaggio
La rappresentazione iconografica dell’episodio pesca a piene mani da quella delle Opere di Misericordia di Caravaggio presente nella stessa chiesa del Pio Monte. L’opera di Merisi e di Caracciolo si inseriscono in uno scenario in cui, artisticamente, fecero storia imponendosi come due delle tele più incisive del Seicento napoletano e italiano.La scena è un notturno in cui San Pietro cammina tra i soldati romani addormentati che avrebbero dovuto far la guardia alla sua cella. L’ambientazione notturna con una sola luce fioca a illuminare la scena, frontalmente all’uomo e all’angelo che lo accompagna, sembra quasi indicare la via della luce,
della salvezza da seguire per uscire dalle carceri.
I colori predominati sono il bianco dell’angelo che spicca sullo sfondo scuro, e il rosso della tunica di Pietro e di un soldato romano nudo in terra, chiaro rimando a quell’ignudo presente nel dipinto di Caravaggio.
Secondo Tomaso Montanari, importante storico dell’arte, riprendendo una nota scritta dall’incisore Charles-Nicolas Cochin in visita nella Napoli borbonica della metà del XVIII secolo il riferimento di Battistello non sarebbe alle Opere di Misericordia, bensì alla Resurrezione di Cristo sempre di Caravaggio. La Resurrezione di Caravaggio era un dipinto conservato nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi andato perduto a seguito del terremoto del 1805 che distrusse la chiesa. Secondo una nota di viaggio dell’incisore Cochin
il Cristo di Caravaggio incede tra le guardi addormentate come un colpevole che scappa dal carcere,
una scena non dissimile da quella creata da Battistello. Grazie a questo particolare l’opera di Battistello acquisisce un valore aggiunto permettendo di ricostruire, quantomeno iconograficamente, il dipinto perduto di Caravaggio.