
“Ѐ per l’amore: voi certamente, sapete che tutte le cose, in Napoli, dalle pietre al cielo, sono innamorate.”
Con questa frase, tratta dal libro Leggende napoletane della celebre scrittrice e giornalista Matilde Serao, che vogliamo introdurvi nella storia di questa donna, visionaria, impavida e di indole irriverente per la morale del tempo.
Biografia
Matilde Serao nasce il 14 marzo 1856 a Patrasso, in Grecia, dove suo padre Francesco Serao, avvocato e giornalista napoletano, fu costretto a scappare durante il regno dei Borboni, a causa dei suoi ideali anti-borbonici. La famiglia ritorna a Napoli subito dopo la caduta del regno. Nonostante la sua naturale propensione verso la scrittura, la Serao approccia agli studi solo all’età di 15 anni. Prima di diventare ufficialmente una giornalista e scrittrice, è costretta a fare altri lavori, come la telegrafista, a causa delle difficili condizioni economiche della famiglia.
Nel 1882, lascia Napoli per trasferirsi a Roma, dove inizia a collaborare con alcuni giornali locali. Periodo in cui, incontra anche colui che sarà il futuro marito e padre dei suoi quattro figli, il giornalista Edoardo Scarfoglio. Più tardi insieme fonderanno il Corriere di Roma, il quale chiuderà poco dopo a causa del cospicuo indebitamento. A quel punto la coppia si trasferisce a Napoli, dove Matilde Serao inizia a scrivere per il Corriere di Napoli.
Nel 1892 la Serao e il marito Edoardo Scarfoglio, pubblicano il primo numero de Il Mattino. Il quotidiano fin da subito diviene il punto di incontro della Belle Époque napoletana, frequentato da figure illustri come Gabriele D’annunzio e Benedetto Croce. In particolare con quest’ultimo, la Serao, instaura un rapporto speciale, di stima reciproca.
Mentre nel 1903, dopo la separazione da Scarfoglio e il conseguente allontanamento da Il Mattino, insieme al giornalista Giuseppe Natale, apre il quotidiano Il Giorno. Con questo diviene la prima donna italiana a fondare una testata giornalistica.
Nel 1926 riceve una candidatura al premio Nobel per la letteratura e si spegne un anno dopo a Napoli.
Il rapporto con la città di Napoli
Matilde Serao, cresciuta a Napoli, conosceva perfettamente tutti i meccanismi e le contraddizioni della città. Vedeva Napoli nella sua vera essenza: una città bellissima, colma di amore, segreti e passioni; ma allo stesso tempo una città consumata dalle problematiche mai risolte, carente alle fondamenta. Ed è proprio così che la descrive nelle sue pubblicazioni. Ne è un esempio Il ventre di Napoli, uno dei suoi più grandi capolavori. Pubblicato nel 1884, dipinge la città in modo profondo, portandone alla luce tutta la sua complessità. La descrive in modo reale: arretrata, povera e “stanca”; allontanandosi dai classici stereotipi del sole, della pizza e del mandolino.
Allo stesso tempo però, la Serao amava Napoli e la sua magia nascosta. Questo sentimento lo si vede chiaramente nel suo libro Leggende napoletane, dove libera totalmente le sue fantasie, dando vita ad una vera e propria dichiarazione d’amore per la sua città. La Napoli delle leggende appare magica e soprattutto intrisa di amore. Ne è un esempio la leggenda di Parthenope: “Era l’immagine della forte e vigorosa bellezza [..]. Si chiamava Parthenope, che nel dolce linguaggio greco, significa: Vergine.” Ed è proprio con la potenza dell’amore di questa giovane donna, che secondo la Serao, è stata creata la “Napoli immortale”.