L’odierna situazione internazionale ha focalizzato l’attenzione di molti intellettuali, artisti, “pensatori moderni” verso l’Ucraina, verso una riflessione sulla Russia contemporanea e sul rapporto dei poteri interni a essa. L’appuntamento di questa settimana vuole essere attuale, mai come in questo caso, senza scadere nella discussione politica da bar che anche è tornata alla ribalta prepotentemente negli ultimi giorni. Ryan Mendoza, artista americano che vive a Napoli, ha raccolto l’invito dello scrittore Andrei Kurkov di prendere posizione contro la guerra e oggi parleremo della sua installazione.
Mendoza, Putin, putain
Dall’inizio del mese di marzo è possibile visionare all’interno dello Spazio Nea la nuova opera di Ryan Mendoza: Putin my putain. Il luogo e la posizione scelta dall’artista è sicuramente peculiare, l’installazione di Mendoza si trova allo Spazio NEA, storico luogo di aggregazione dell’arte a Napoli. Si tratta di una galleria d’arte sita sotto la Biblioteca Universitaria della Federico II, su via Santa Maria di Costantipoli difronte l’Accademia di Belle Arti di Napoli e a due passi dal Museo Archeologico Nazione, una posizione perfetta, crocevia tra l’antico e il nuovo che sta nascendo.
Il progetto espositivo di Ryan Mendoza è la prosecuzione di un precedente lavoro sviluppato attorno al 2016 a Mosca. Durante il soggiorno nella capitale russa l’artista, in aperta critica verso Putin e il governo russo realizzò l’opera Putin my putain, un vero e proprio gioco di parole attorno al francese putain e l’assonanza con il nome dell’inquilino del Cremlino (un gioco di parole a cui si è prestato in passato anche lo showman sloveno Klemen Slakonja).
Il progetto riguardava l’autocensura inconsapevole presente all’interno della società russa
in cui la libertà di espressione non era apertamente osteggiata dal governo, cosa che no può essere più ritenuta attuale a seguito delle ultime delibere della Duma. Lo shooting fotografico giocava quindi con la provocazione, la possibilità di far cadere in fallo i soggetti che cercavano di evadere una propria manifestazione d’opinione su Putin o farsi fotografare con elementi non appartenenti alla cultura russa e in sua netta contrapposizione, come la bandiera americana.
Mendoza e Napoli
Mendoza non è la prima volta che espone a Napoli, vive infatti tra la città partenopea e Berlino. Ryan Mendoza è stato ritenuto uno dei più importanti artisti americani degli ultimi cinquant’anni, per un’attività artistica innovativa e incisiva. Tra le sue attività artistiche più importanti delgli ultimi anni vi sono The invitation, relativo alla campagna elettorale americana del 2016 e Almost home. Quest’ultima installazione, strettamente connessa, culturalmente, con le vicende del Black Lives Matter, per diverso tempo è stata presente all’interno del cortile d’onore del Palazzo Reale di Napoli Almost home. The Rosa Parks house project. In questo caso l’artista statunitense mise in esposizione la casa originale dell’attivista per i diritti civili degli afroamericani Rosa Parks, donatagli dalla nipote per salvare la casa dalla demolizione.
Putin my putain – oltre la guerra
L’esposizione di Mendoza allo Spazio Nea sarà formato, tra l’altro, da fingers, una foto censurata sui social. L’idea stessa di mettere in esposizione fingers è un ulteriore approfondimento dell’artista che mette in evidenza come la censura del social network in questo caso si fermi alle linee dell’immagine senza analizzarne di fatto il contenuto profondo, il vero significante. Ancora una volta una forma di autocensura.
L’installazione rimarrà in esposizione per tutto il tempo necessario affinché i russi si ritirino dall’Ucraina,
speriamo quindi il minor tempo possibile.