Non solo San Valentino
Diffusissimi in tutto il mondo, sono i festeggiamenti per il 14 febbraio. In questo giorno, si festeggia il più conosciuto San Valentino, patrono degli innamorati, tant’è che questo giorno è conosciuto oramai per essere la festa degli innamorati. Il 14 febbraio, per la vicina e rinomata Sorrento ha tutt’altro significato. Ricorre infatti la solennità di Sant’Antonino Abate, patrono della città nonché compatrono, insieme a S. Catello vescovo, dell’Arcidiocesi di Sorrento e Castellammare di Stabia.
Sant’Antonino di Sorrento
Il Santo, trasse i natali verso la metà del VI secolo in quella che oggi è probabilmente Campagna. Alcuni scrittori, si permisero di riconoscergli il cognome Cocciuttolo, ma per altri non è ammissibile, essendo l’uso del cognome sorto solamente verso il X secolo. Ben presto si ritirò nel monastero benedettino di Cassino per divenire monaco. Nel 589, il cenobio di Montecassino, fu preso d’assalto dai Barbari Longobardi. Nella fuga, il futuro Sant’ Antonino arrivò a Stabia, l’attuale Castellammare, dove conobbe il vescovo della città, Catello. I due condivisero momenti di ascesi e preghiera sull’allora Monte Aureo, l’attuale Monte Faito. Ritirati in preghiera, in quella che oggi è chiamata grotta di San Catello, ebbero in visone San Michele. In suo onore costruirono, sulla punta più alta di tutta la catena montuosa dei Monti Lattari, vetta oggi conosciuta come Monte Molare (1444 metri), un santuario in pietra e legna. Il santuario, andò distrutto intorno alla metà del XIX secolo. Sant’Antonino ebbe modo in questo periodo, di farsi conoscere ed essere ben voluto dai sorrentini in pellegrinaggio sul monte Aureo, ed invitato dunque a prendere il posto di Abate nella città di Sorrento. Morì il 16 febbraio del 625.
Racconti e miracoli di Sant’Antonino
Numerosi sono gli aneddoti ed i miracoli che si fanno risalire al Santo. Uno di questi, interessa proprio la statua in argento portata in spalla dai fedeli. Si racconta che dopo le scorrerie dei pirati saraceni nel 1558, coloro che ebbero salva la vita, attribuirono la propria salvezza al santo protettore Antonino. Così per omaggiarlo, fu espresso un voto che trovò attuazione nel 1563, quando fu commissionata ad un artigiano napoletano, una statua in argento del Santo. La nuova statua, doveva sostituire quella trafugata dai saraceni. Non disponendo di una somma sufficiente, l’opera rimase incompiuta per un certo periodo, finché un giorno, come raccontò lo stesso artigiano, un monaco benedettino saldò il debito per il popolo sorrentino. Si racconta che fosse lo stesso Sant’Antonino.
Il salvataggio eccezionale di un bambino inghiottito da un grosso pesce, è probabilmente il miracolo più conosciuto del Santo. In una giornata d’estate, un gruppo di bambini venne sorpreso da un grosso pesce che inghiotti uno dei bambini. In molti sostengono una balena. La mamma disperata chiese aiuto a Sant’Antonino. Il Santo che al tempo era abate presso il monastero di Sant’Agrippino, ammonì l’essere marino del gesto così atroce, ed aiutato dai pescatori riuscì a trarre in salvo il bambino.
Novena e processione
Grande è l’attenzione che la città di Sorrento rivolge al suo Santo patrono, testimonianza della grandezza di Sant’ Antonino nei secoli. Il calendario delle celebrazioni liturgiche con i vari appuntamenti, è l’aspetto che più coinvolge i sorrentini nei giorni precedenti alla festa di Sant’Antonino. I fedeli si preparano alla festa con la celebrazione della novena, che vede il suo apice con la processione del Santo per le strade ed i caratteristici vicoli della città, d’obbligo per tutti i sorrentini. La novena si svolge, in quella che in molti considerano la chiesa più spettacolare dell’intera Diocesi di Sorrento Castellammare, la Basilica di Sant’Antonino. Unica chiesa del territorio con apogeo visitabile. Luogo sorto nelle mura difensive della Sorrento di un tempo e dove si vuole sia posta la salma del Santo, né dentro né fuori dalla città, appunto proprio all’interno delle mura com’era sua volontà.
Sant’Antonino per i sorrentini: ‘O Vicchiariello
La festa segna per la fervida ed internazionale Sorrento, il risveglio come da un letargo sopraggiunto successivamente all’epifania. È proprio in questa occasione che molti operatori turistici riavviano la propria attività. Numerosissimi sono anche i sorrentini all’estero che in occasione della festa patronale, ritornano a casa per andare a salutare colui che è chiamato affettuosamente da tutti ‘o vecchiariello.
La festa di Sant’Antonino diviene anche un modo, un valido motivo per celebrare il vincolo familiare, dal momento che in quasi tutte le famiglie sorrentine, possiamo annoverare uno o più Antonini. Riuniti in famiglia si è soliti mangiare in onore del Santo, quella che è più notoriamente chiamata pizza di crema ma anche conosciuta come ‘a pizz ra’ nonna.
L’affezione di un popolo: da padre in figlio
La figura del Santo amato e protettore dei sorrentini, nel corso dei secoli si è colorata ed arricchita di significato. La benevolenza e riverenza verso il Santo, è un valore fondante, strutturale delle famiglie sorrentine. Valori che nel corso dei secoli, da padre in figlio sono stati tramandati ed hanno costituito così l’ossatura nella fede di questo popolo.