“Cchiù luntano me staje Cchiù vicino te sento” recitano i versi di Libero Bovio nell’eterna canzone intitolata “passione”. Proprio un’ardente desiderio di vicinanza, culturale, commerciale, rendono Napoli e Russia, lontane ma vicine .
Napoli e Russia, lontane ma vicine
Tutto nasce nel XVIII secolo, quando Napoli, sotto la guida di re Carlo III di Borbone diviene capitale un regno preso a modello dall’Europa. Le riforme sociali, il mecenatismo. Soprattutto il varo di una vera rivoluzione organica degli apparati dello Stato. La cancellazione dell’oscurantismo dei secoli vicereali e della sprovincializzazione del regno. “A mio parere, Napoli è l’unica città d’Italia che rappresenta veramente la sua capitale”. Dirà il politico e storico francese Charles de Brosses nel 1749.
Caterina II sovrana illuminata
Contemporaneamente, molto più a oriente, un’altra sovrana che la storia ricorda con il titolo di illuminata. Caterina II, intraprende lo stesso percorso per la sua Russia. Profonde riforme per lo sconfinato regno ma, soprattutto abbellimento artistico e crescita culturale per la capitale San Pietroburgo. A Napoli guarda e da Napoli fa arrivare artisti per realizzare il suo sogno di grandezza. Giovanni Paisiello, Domenico Cimarosa, Tommaso Traetta per la musica. Soprattutto Carlo Rossi e Vincenzo Brenna per l’architettura. Artisti che contribuiscono a fare della città il capolavoro neoclassico che ancora oggi possiamo ammirare.
Borbone e Romanov partner commerciali
Ferdinando IV di Borbone fu l’iniziatore degli scambi commerciali con l’impero degli Zar. Già nel 1777 invia il suo emissario Muzio di Gaeta duca di San Nicola, alla corte di Caterina II. Il nobile ambasciatore napoletano rimane a San Pietroburgo per ben quattro anni. Si fece talmente stimare per la sua proba saggezza che gli venne conferita la croce dell’ordine Nevskij. Riuscì anche a strappare un accordo commerciale che permetteva alle navi borboniche di pagare un dazio ridotto per il transito nei porti russi.
La colonia russa a Napoli
Una lapide a via Nardones ricorda gli ambienti della prima Ambasciata Russa in Europa. Nel 1779 a Napoli fu inviato il diplomatico ruteno Razumovskj. Attorno all’ambasciata nasce un vera colonia di artisti, diplomatici o semplici viaggiatori che eleggono Napoli come seconda patria. La pittrice russa Irina Federava ebbe a dire che i russi erano particolarmente grati al Regno di Napoli perché ”a partire dal XVIII secolo, questi divenne la culla dei migliori talenti russi: pittori, scrittori, compositori, critici letterari” . Le tele di Silvestr Scedrin, Karl Brjullov, Pimen Orlov, Ivan Ajvazonskij rendono efficacemente l’atmosfera che si respira per le strade napoletane e che affascinano il popolo russo.
Oswald Achenbach – Festa a Santa Lucia – Museo di San Pietroburgo
L’amicizia tra Ferdinando e lo zar
Durante la parentesi Repubblicana del 1799, lo zar fu l’unico ad andare in soccorso dei Borbone, per la riconquista del Regno. Inviò infatti quattro battaglioni dell’esercito, un contingente di cosacchi ed una nave da guerra per fiancheggiare le armate sanfediste. Favore poi ricambiato dal sovrano napoletano che si rifiutò di partecipare alla guerra si Crimea con lo schieramento anglo-francese. Anzi fornì libero accesso al porto alle navi dello zar per aggirare l’embargo negli scali occidentali.
La visita a Napoli dello Zar Nicola I
Nel 1845 la zarina Aleksandra Fëdorovna venne a Napoli per curarsi, accompagnata dal consorte Nicola I. Furono graditi ospiti di re Ferdinando II. Il re diede sfoggio della proverbiale accoglienza meridionale. La città fu pavesata con gli stemmi dei Borbone e dei Romanov. Furono preparati intrattenimenti musicali al Teatro San Carlo. Per l’occasione fu eseguita una composizione inedita di Vincenzo Bellini “La Farfalletta” in onore dell’imperatrice. Visite alle meraviglie della Capitale duosiciliana. Furono anche stilati nuovi trattati commerciali tra le due potenze. Che in sostanza sancivano “la reciproca libertà di commercio per i bastimenti e i sudditi delle due regni contraenti, la tassazione uguale per i prodotti del suolo e dell’industria dei due Paesi”
IL grano russo Taganroc
Una curiosità gastronomica, grazie a questi scambi commerciali arrivarono nuovi grani dalla Russia. I pastifici napoletani, riconosciuti ancora come eccellenza del nostro paese, scoprirono le qualità intrinseche di questo prodotto importato dalla Crimea. Una particolare qualità detta TAGANROC che ancora dona alla pasta il suo inconfondibile sapore senza farla scuocere.
L’opificio di Pietrarsa e la manodopera specializzata
Ferdinando II fa visitare al suo ospite le risorse del regno, primo fra tutti il Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa , dove si producevano macchinari industriali e militari. Nicola I chiese ai suoi ingegneri di rilevare i disegni di quelle officine e ricostruire lo stesso complesso industriale sull’isola di Kronštadt. Al re fu chiesto di inviare manodopera specializzata, che aveva lavorato alla creazione dei Regi Lagni, per la bonifica delle paludi in Crimea. Tanti meridionali ricordati da una lapide posta sul luogo che fecero risorgere grazie alla loro competenza acquisita.
Il segno della riconoscenza dei Romanov
Lo zar fu talmente soddisfatto dell’accoglienza ricevuta che al ritorno in patria inviò un superbo regalo alla città di Napoli. Due enormi sculture equestri in bronzo, realizzate dallo scultore russo Peter Jakob Clodt von Jürgensburg. Le statue, esposte all’ingresso dei Giardini Reali, rappresentano due palafrenieri nell’atto di domare i propri destrieri. Le stesse opere sono la copia esatta di due statue poste sul Ponte Anickov, sulla Prospettiva Nevski a San Pietroburgo.
‘O sole mio, Jurij Gagarin e Jorit Agoch
Giovanni Capurro nel 1889 scrisse i versi della canzone ‘O sole mio mentre si trovava a Odessa, allora Impero Russo. La musica sembra sia stata ispirata da una splendida alba sul Mar Nero. La stessa canzone canticchiata dal cosmonauta Jurij Gagarin mentre, per primo, viaggiava in orbita nello spazio il 12 Aprile 1961. Gagarin omaggiato dallo streat artist napoletano Jorit sulla facciata di un palazzo a Odintsovo, non lontano dalla odierna capitale Mosca. Insomma possiamo affermare: Napoli e Russia lontane ma vicine.