Uno dei migliori esempi di scultura barocca napoletana è conservato nella Basilica di San Paolo maggiore, l’Angelo custode di Domenico Antonio Vaccaro.
Domenico Vaccaro
Vaccaro fu uno dei più completi artisti napoletani a cavallo tra il XVII-XVIII secolo: sculture, pittore, architetto. Figlio d’arte, era il figlio di Lorenzo Vaccaro. Il padre per lui aveva progettato una vita all’insegna degli studi giuridici, tant’è vero che inizialmente Domenico si dedica di nascosto al disegno e allo studio di matematica, geometria e tutti gli insegnamenti collaterali alla professione artistica. Ripreso più volte da Lorenzo studia parallelamente come giurista e come artista iniziando a dedicarsi anche alla pittura fino a quando il padre non si convinse a fargli intraprendere la professione artistica convinto dalla bravura del figlio. Domenico Vaccaro inizialmente rimase a bottega dal padre per poi divenire allievo di Francesco Solimena che lo iniziò alla pittura professionale.
A cavallo tra il XVII e il XVIII secolo intraprese un proprio percorso artistico rilevando anche l’attività paterna e completando le commesse rimaste incompiute dopo la morte del genitore. Tra la metà degli anni ’10 e la fine degli anni ’30 del ‘700 fu attivo in tutto il territorio campano occupandosi di scultura, pittura e realizzazione di chiese e palazzi signorili. Sue sono infatti, solo per citarne alcune, la Chiesa della Concezione a Montecalvario, la chiesa di San Michele Arcangelo di Anacapri, Angelo Custode, la collezione delle Allegorie di Palazzo Reale e Il matrimonio mistico di Santa Caterina.
L’Angelo custode
La scultura è stata realizzata nel 1724, o quanto meno questa è la principale datazione che si offre per questa scultura di cui non abbiamo nessun tipo di documento circa la commissione, per la data si fa riferimento a quella incisa sul suo basamento.
Il soggetto, secondo quanto riportato all’interno di un testo conservato nella biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Palazzo Reale, sarebbe riconducibile a un evento accaduto durante i moti del 1648. Durante un’insurrezione popolare avvenuta per la penuria di cibo la folla avrebbe assalito il convento di San Paolo cercando di saccheggiarlo, ma sarebbe stata fermata da un angelo che riportava tra le mani un cartiglio con scritto
Hic est fratrum amator, qui multum orat pro populo.
L’apparizione dell’angelo sarebbe avvenuta dinanzi il sepolcro di San Gaetano all’interno della basilica.
La statua dell’Angelo custode rappresenta un’uomo di giovane età, chiaramente un’angelo dalle ali ripiegate sulla schiena, con un gran drappo stretto alla vita a mo di veste . Il ragazzo guarda verso il basso proteggendo con la mano sinistra un bimbo che si volge a lui a braccia aperte mentre con la mano destra indica il cielo.
Il gruppo scultoreo, già di per sé, possiede una certa vivacità, l’angelo ha i capelli lunghi, ricci, quasi mossi dal vento con i drappi della veste che danno l’idea di un panneggio pesante che si gonfia. Acquisisce una certa particolarità per la qualità del marmo utilizzato a differenza del marmo bianco e cereo utilizzato ad esempio da Michelangelo durante il XVI secolo, Vaccaro utilizza qui un marmo con venature scure che danno vivacità e un effetto di colore, trasversali come sono alle figure in movimento.