La Pescatora scritto e diretto da Lucia Loré, che interpreta anche il personaggio protagonista, è un cortometraggio che affronta il tema della violenza di genere.
Ambientato in Salento, in una famiglia di una piccola comunità di pescatori, racconta la storia di una donna che lotta contro i limiti imposti da una società maschilista e patriarcale, per riuscire a diventare la prima pescatora in un mondo di pescatori.
La famiglia, la violenza, la discriminazione e il pregiudizio sono solo alcuni dei temi trattati dalla regista nel denso arco di poco più di 15 minuti. Il coraggio e la determinazione emergono con forza dagli occhi di Lea, dalle sue mani che prendono i pesci rimasti nella rete che lei ogni giorno, impavida, getta in mare.
Un gesto apparentemente innocuo e semplice, ma proibito a chi ha un ventre caldo e accogliente nella nostra società. La donna decide allora di lasciarsi andare al richiamo del mare. Indossa il suo cappello di lana e il suo impermeabile giallo per combattere con i piccoli e silenziosi gesti quotidiani, i pregiudizi della sua piccola comunità. Gesti quotidiani che nel loro silenzio arrivano a gran voce a uomini che legano la loro identità esclusivamente alla propria funzione biologica.
Te paro una fimmina come tutte le autre?
«Non lo sai che le femmine da sole a mare non possono andare? Perché non aiuti tua madre come tutte le altre?» le dirà Cosimo, pescatore gretto e ottuso del suo paese, ma lei non è una femmina come le altre della piccola comunità. Lea nel mare ci sta bene. È libera, è fiera. Con il suo sguardo osserva la silenziosa immensa distesa blu trovando così il suo posto nel mondo, e neppure la violenza e la paura potranno costringerla in strutture che non le appartengono.
Gli uomini a pescare e le donne al mercato non sembra essere un assioma che la donna possa accettare di buon grado. Lea vuole seguire le orme del padre. Vivere nel mare e di mare affrontando una realtà misogina e violenta che vorrebbe relegarla ai margini.
Attraverso il ricordo la Loré costruisce il personaggio di una donna memore di ciò che dovrebbe essere, ma che non accetta che il suo corpo diventi oggetto passivo nelle mani di una società che fa della discriminazione di genere lo strumento principale di potere.
La Pescatora ricostruisce i suoi ricordi di infanzia. Il ricordo di una bambina che non riesce a vestire i panni della sirenetta e che preferisce seguire il padre mettendo i suoi baffi di pesce e con la sua spada impavida combattere contro i grandi mostri del mare al sicuro nella sua stanzetta, ancora troppo piccola per capire che i veri mostri sono lì sulla terra.
Ormai grande, Lea, si trova sola contro un mondo misogino e violento. Canta le preghiere dei pescatori e si rifugia nel mare. Immerge il suo corpo nelle acque in un atto di morte e rinascita. Un atto forte, una sorta di purificazione nella quale c’è, però, poco di religioso. Lea prende consapevolezza di sé in un atto di autodeterminazione: lei e donna ed è una pescatora in una società di pescatori.
Decide, caparbia e tenace, di lottare contro la discriminazione di una realtà grigia e meschina. Sale sul suo peschereccio e getta la rete.