Oggi parliamo di un classico: Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese.
Fontana è stato un simbolo dell’arte contemporanea italiana attraverso il suo Spazialismo e le Attese.
Fontana
La formazione di Lucio Fontana si è svolta negli anni a cavallo tra gli anni ’20 e gli anni ’30 all’Accademia di Belle Arti di Brera come allievo di Adolfo Wildt. La sua prima esposizione fu nel 1930 quando nella Galleria del Milione, a Milano, espose Uomo Nero. Si trattava di una prima sperimentazione di Fontana che, in questa maniera,
rendeva chiaro il suo interesse per una ricerca astratta e geometrica dell’arte.
Quelli degli anni pre-bellici sono per l’artista il periodo della sperimentazione con la ceramica, con il mosaico e delle sculture. L’arte non può essere ingabbiata, questo sembra essere il motto di Fontana a partire da questo momento in poi.
Dopo il soggiorno in Sud America, in Argentina, dove pubblica il Manifiesto Blanco, nel 1947 pubblica il suo nuovo manifesto d’intenti, quello che orienterà gran parte della sua produzione artistica da questo momento in avanti, il Manifesto dello Spazialismo. Fontana precisa che l’arte non può essere ingabbiata, relegata a una struttura formale esclusiva, settoriale, il quadro deve uscire dalla sua cornice, così come la statua dalla sua teca di vetro. Un problema fondamentale sarà sempre il rapporto dello spazio dell’opera, spazio interno e spazio esterno. Famoso è il ciclo dei Buchi in cui con un punteruolo viene forata la tela in maniera irregolare, poi sempre più ritmica. Ci troviamo innanzi agli antesignani delle Attese.
Attese
Tra il ’58 e il ’68 Lucio Fontana realizzò i cicli del Concetto Spaziale e Attesa. Si tratta di lacerazioni della tela che determinano una contaminazione tra spazio interno ed esterno dell’opera. Concetto spaziale è divenuto una sorta di marchio di fabbrica per Fontana, che per certi versi ha ingabbiato colui che voleva liberare l’arte dalle sue gabbie. Se si tratta di uno o più taglia parliamo di Attesa o Attese.
L’analisi di Fontana è pertanto sia spaziale che concettuale. Si tratta di
una considerazione spaziale indagata attraverso il taglio, un gesto completamente opposto alla pennellata.
L’aspetto concettuale è probabilmente quello irripetibile e che è alla base di tutto il concetto stesso delle Attese. L’aggressività, l’idea di come attaccare la tela, trasformarla in un qualcosa di differente ricorda ampiamente i cretti e i sacchi di Alberto Burri che come Fontana fece della liberazione della materia parte del suo credo.
Creazione delle Attese
Fontana dato il successo delle proprie attività si dedicò a intensificare la propria produzione con una metodologia operativa ben precisa. La tela veniva dipinta di colore bianco da ambo le parti per poi colorare a idropittura, estremamente rapida nell’asciugatura. Poco prima dell’asciugatura si commetteva il fatto: con un taglierino Stanley l’artista incideva la tela. Un’operazione culminata in una serie di gesti netti e precisi che non potevano lasciare posto a ripensamenti.