Non tutti i reperti antichi, in questo caso Ercolano e Pompei, hanno avuto la medesima fortuna e attenzione che hanno ricevuto quelli del Gabinetto Segreto. Questa collezione particolare del Museo Archeologico di Napoli si distingue per essere formata dai reperti a sfondo “osceno” o “pornografico” che comunque facevano parte della tradizione antica, come aspetto importante di quella società.
Gabinetto, censura, morale, politica
Con Gabinetto Segreto ci si riferisce a quella collezione di manufatti a sfondo erotico, sessuale o di morale dubbia per l’epoca, rinvenuti a Pompei ed Ercolano che i Borbone decisero di non aprire a tutti. Agli inizi del XIX secolo l’accesso a queste sale venne regolamentato affinché avessero unicamente ingresso le persone di matura età e di conosciuta morale. I Borbone inizialmente, dato lo scalpore e licenziosità dei soggetti aveva previsto addirittura di distruggere il tutto, ma il fortunatamente si preferì una via conservativa, seppur assai limitante:
per accedere alle sale era necessaria la presenza di tre chiavi distinte in possesso una del diretto del museo borbonico, una del controloro e l’altra del real maggiordomo maggiore.
Dal 1851 si murarono addirittura le stanze per cercare di perderne il ricordo. Con l’occupazione garibaldina le stanze vennero riaperte al pubblico, come simbolo di apertura del nuovo corso politico, tramite una simbolica scassinatura della porta di cui non si trovavano tutte le chiavi. Durante il ventennio fascista si tornò a una chiusura delle sale con il permesso di accesso solo tramite un permesso da parte del ministro dell’Educazione.
La censura totale è rimasta fino al 1967, successivamente dal ’71 si è permesso un graduale accesso sempre tramite permesso del ministero.
Paradossalmente la morale ha condizionato l’accesso a una collezione che fornisce un gran numero di informazioni sulla vita sociale e privata dell’antichità, romana e greca. Una vera e propria “liberazione” della collezione è avvenuta solo dal 2000 da quando è liberamente accessibile al pubblico come una qualsiasi altra sala del museo. Rimane ancora oggi, formalmente l’accesso ai maggiori di 14 anni accompagnati da un adulto che si assume la responsabilità circa la presenza del minore.
Licenziosità e cultura
All’interno del Gabinetto sono conservati oggetti provenienti da tutta Italia. In antisala e vestibolo sono conservati gli oggetti extraregionali, mentre nelle camere successive reperti riconducibili alla casa, al giardino, al lupanare e alla strada, sempre in tema erotico/sessuale ritrovati a Pompei.
Per molti versi quella antica era una società variegata tanto e come la nostra, quindi non deve stupire il fatto che avessero un’oggettistica dalla spiccata sessualità applicata agli ambiti caricaturali, religiosi, commerciali e intimi della coppia.
Molti degli elementi caricaturali presenti nella collezione sono mosaici, provenienti da Roma e Pompei in cui si vedono Pigmei che si accoppiamo o sono intenti ad assistere a spettacoli sessuali, o ancora oggetti di forma particolare come brocche a forma di nani con dal grande pene. Il grottesco serve, molte volte in questi casi, a far trovare una risata ai commensali con soggetti e coppie particolari, come le rappresentazioni di accoppiamenti tra animali o personaggi della mitologia, tra tutti
la coppia più bella dell’antichità: Pan e Capra.
Un’aspetto non secondario era quello commerciale con le rappresentazioni di rapporti all’interno dei lupanari, i bordelli dell’epoca. Gli affreschi dei lupanari erano dipinti di tipo popolare di modesta fattura, più che altro si limitavano, quanto meno negli esempi esposti, a scene eterosessuali in cui erano presenti riferimenti a Venere in vari atteggiamenti, che davano il nome al soggetto. Va considerato che comunque alcune di queste scene sono presenti anche in altri locali commerciali, come le osterie, oppure su lucerne e oggetti di uso comune.
Magia funeraria e apotropaica
Nella collezione dell’Archeologico sono presenti anche degli oggetti riconducibili a un valore funerario che della natura sessuale mantiene il valore simbolico più che quello sessuale e/o osceno. In questo caso più che ai romani, si fa riferimento al mondo etrusco con segnacoli dalla forma fallica, databili al II-I secolo a.C. su cui sono scritti dei nomi, si tratterebbero non di strumenti per sottolineare la virilità della persona, ma per essere una sorta di augurio di rinascita. Simbolicamente,
la Terra in cui il corpo viene tumulato è femmina e diviene il ventre in cui il corpo può rinascere,
l’apposizione di un segnacolo fallico con il nome sulla tomba serve a “inseminare” quel grembo affinché la persona possa rinascere poi in futuro.
Potente era anche l’aspetto apotropaico utilizzando forme falliche come amuleto. L’esempio classico in questo caso era il tintinnabulum cioè un pene eretto con il corpo di leone, nella sua versione classica, ma non mancano molte variazioni sul tema, a cui erano appese della campanelle. Le varianti sul tema sono tantissime, dal tintinnabulum a forma di pene gigante ricoperto da altri più piccoli come estremità a quello grottesco rappresentante un gladiatore che lotta contro il suo stesso membro trasformato in pantera che lo aggredisce. Tanti erano anche gli amuleti personali rappresentati membri maschili, per uomo e per donna, con funzione propiziatoria e realizzati sia in bronzo che in avorio.
Nel caso del Gabinetto Segreto si parla, quindi, di una collezione unica nel suo genere e che è stata al centro delle attenzioni della morale per molto tempo, in particolar modo nel periodo pre-unitario e fascista.