Francesco Da Vinci è un cantante, attore napoletano classe 1993, nato con la musica che scorre nelle vene essendo il figlio del cantante napoletano Sal Da Vinci e nipote del grande Mario Da Vinci.
Francesco fa subito parlare di sé, quando nel 2014, entra a far parte del cast di “Stelle a metà”, lo spettacolo di Alessandro Siani, ricoprendo un ruolo da protagonista.
Nel 2019 la sua carriera ha una svolta, quando rilascia 2 brani all’interno della colonna sonora di Gomorra – La Serie, “Nun passa maje” e “Sulo io”. Nello stesso anno Francesco partecipa al programma televisivo “The Voice of Italy” presentandosi con l’inedito “L’ammore fa paura”, ricevendo molte critiche positive.
Il 31 luglio esce “Te voglio verè”, brano che supera 1 milione di visualizzazioni ed il 4 Settembre pubblica “Baby c’est la vie” in collaborazione con Marco Calone totalizzando quasi 2 milioni di visualizzazioni.
Noi del Corriere di Napoli abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e riportiamo qui le sue risposte.
L’intervista
– Innanzitutto, domanda che sembra scontata, come stai?
– Dopo un periodo di estrema difficoltà a livello psicologico, che ha stroncato un momento professionale molto positivo, mi sto accingendo a ripartire super motivato anche dalla fiducia che Visory sta riponendo in me.
– “Signorina” sembra voler dare una ventata d’aria fresca a quest’estate, com’è nato il singolo?
– Signorina nasce in realtà 2 anni fa, come altri dei brani che ho in programma di pubblicare. Inizialmente era nata quasi per goliardia e non era stata presa molto sul serio ma riascoltandola oggi sembrava la scelta giusta per portare un po’ di spensieratezza e far ripartire il progetto. Non enfatizza molto la mia componente melodica ma come uscita più “club”, pensata appunto per portare un po’ di piacevole leggerezza a chi ascolta.
– Si sente spesso che il rap sia diseducativo, come risponderesti?
– Il rap può essere diseducativo ma non lo è per definizione; anzi, la storia del genere ci insegna che è una poesia di strada, quanto di più profondo e artistico esista all’interno del contesto urbano più periferico. Personalmente il genere che più mi rispecchia è il Pop Urbano, ossia quel pop che si contamina con la musica urban (rap/hip hop) e latina.
– A chi/cosa ti ispiri musicalmente?
– Avendo cercato a lungo un’identità distintiva, ho avuto influenze molto diverse.
Cerco di non prendere mai troppo da un artista/gruppo. Ho vari nomi per ogni cultura musicale, dalla musica latina (J Balvin) all’RnB Americano (The Weekend), dalla musica neomelodica a quella rap.
– Essere figlio d’arte è un pregio o può pesare?
– Essere figlio d’arte ha sicuramente la positività di trasmetterti conoscenze e valori. È sicuramente più difficile farsi accettare perché essere figlio d’arte è spesso un pregiudizio molto radicato nelle persone. Tra l’altro il mio percorso personale è molto più street e underground di quanto forse le persone siano disposte a credere.
– Quest’anno di Covid ti ha aiutato o ti ha bloccato nel fare nuova musica?
– La quarantena ha avuto un impatto molto negativo su di me. Mi ha reso una persona molto diversa, ero molto più spensierato e il cambiamento non è stato purtroppo positivo. Sebbene ho scritto molto, non lo ricordo come un bel periodo.
– Oltre alla musica cosa ti appassiona fare nel tempo libero?
– Calcio, calcio e ancora calcio. Fino ai 21 anni ho giocato a calcio e tutt’ora quando posso vado a farmi una partita molto volentieri.
– Progetti per il futuro?
– Sicuramente quello di pubblicare molta musica e cercare di mantenere la costanza nel portare avanti il mio progetto artistico.
Un altro sogno su cui sto lavorando è quello di creare un progetto dedicato al meridione e rivolto ai giovani, per dare opportunità, che spesso non sono accessibili, in una realtà molto frammentata come quella in cui siamo.
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