Torna un nuovo appuntamento con Discover Naples, la rubrica alla scoperta di curiosità, leggende e misteri di Napoli. Questa settimana la nostra passeggiata tra i vicoli della città ci porta direttamente in Largo San Giovanni Maggiore, alla scoperta della Cappella Pappacoda e delle sue misteriose “teste”.
Un monumento salvo per miracolo
In pieno stile gotico e realizzata in tufo giallo, la Cappella Pappacoda si erge in quel di Largo Giusso. Realizzata nel 1415 per volere di Artusio Pappacoda, siniscalco del re Ladislao I d’Angiò, la piccola chiesa ha una storia turbolenta. Sopravvissuta all’alluvione del 1569 che colpì la zona dei Banchi Nuovi, è uno dei pochi esempi di gotico nella città partenopea.
Seppur salvata dalla possibile distruzione, i danni non mancarono. Negli anni Settanta del Settecento la cappella subisce una grande perdita: a seguito di lavori di restauro, gli affreschi alle parti e l’assetto originario vengono persi. Sarà poi inserito un altare in marmo sul quale sarà posta una tela del Solimena raffigurante San Giovanni Evangelista, al quale è dedicata la costruzione.
Oggi la cappella è sconsacrata e chiusa al pubblico. È spesso utilizzata come sede per le sedute di laurea dell’Università L’Orientale, con sede nello storico Palazzo Giusso.
Quei famosi busti in marmo
Giunti in Largo San Giovanni Maggiore, è impossibile non restare affascinati da quello che è un raro esempio di gotico in città. Ciò che lascia particolarmente affascinati, oltre al maestoso portale in marmo con motivi floreali, sono sicuramente i frammenti di epoca romana riposti nelle bifore della torre campanaria.
Proprio tra questi resti riutilizzati nella costruzione, spiccano sulla facciata principale una grande testa in marmo bianco e ritratti di coniugi a mezzo busto. Mentre, su quella laterale, un rilievo funerario con la scena del Ratto di Prosperina ed una testa di Giunone.