Discover Naples torna, come ogni lunedì, a raccontare le storie della città. Il consueto appuntamento settimanale, oggi si sofferma sulla lava dei Vergini– nel Rione Sanità- e su un particolare fenomeno tipico della zona negli anni ’50…
Il Rione Sanità
Con un nome legato ad un’antica tradizione greca e a storie di amore e passioni negate, quello dei Vergini è un borgo famoso nella storia del Rione Sanità. Un’area situata a nord delle mura vicereali di Napoli e a Nord del Borgo dei Vergini fino alla collina di Capodimonte, che comprende la zona di Via Sanità, Piazza Sanità, fino alla zona dell’Ospedale San Gennaro.
La storia del Rione Sanità inizia con l’edificazione, nel XVI secolo, in una valle adibita a luogo di sepoltura in epoca greco-romana; proprio questo è uno dei motivi per cui nella zona sono facilmente individuabili catacombe paleocristiane come quelle di San Gennaro e il famoso Cimitero delle Fontanelle. Ma non solo: il Ponte Maddalena Cerasuolo, anche conosciuto come Ponte della Sanità e la Basilica di Santa Maria della Sanità sono solo alcuni dei luoghi caratteristici (e visitabili) della zona, in un percorso turistico detto Miglio Sacro alla scoperta dei luoghi simbolo del Rione Sanità.
Leggi anche Discover Naples, Santa Maria delle Anime del Purgatorio e le capuzzelle
Il Borgo dei Vergini: il nome e la leggenda
Tornando alla nostra storia, attraversando la Porta San Gennaro, entriamo nel Borgo dei Vergini cuore del Rione Sanità. Durante l’epoca reale, il borgo costituiva l’unica via di comunicazione tra il Palazzo reale e la Reggia di Capodimonte; di conseguenza fu in questa zona che i regnanti decisero di costruire le proprie residenze. Non solo palazzi reali però, il Borgo dei Vergini è intriso di storia a partire dalla Chiesa di S.Maria Succurre Miseris; la Chiesa di S.Vincenzo de Paoli; la Chiesa di S.Maria dei Vergini dove fu battezzato S.Alfonso de’ Liguori; i palazzi di Sanfelice e il Palazzo dello Spagnuolo!
Per scoprire la storia del nome del Borgo, tuttavia, dobbiamo fare un ulteriore passo indietro all’epoca della Napoli greco-romana quando la zona era occupata da un’associazione religiosa: quella degli eunostidi. La comunità degli eunostidi era dedita alla temperanza e alla castità, ma il mito inizia quando Eunosto, un giovane della confraternita, viene sedotto dalla bella Ocna. Nonostante i numerosi rifiuti da parte del giovane, Ocna non si arrese nel suo corteggiamento finché, un giorno, il nostro Eunosto fu costretto a cacciarla via bruscamente rifiutando, ancora una volta, le avances della giovane donna.
Ferita nell’orgoglio, Ocna tornò dai fratelli raccontando di essere stata vittima di uno stupro da parte del giovane che fu ucciso per vendicare la donna. Tempo dopo, si scoprì la verità: i due giovani furono arrestati e Ocna si tolse la vita.
La lava dei Vergini
Geograficamente parlando, la zona dei Vergini si trovava lungo una serie di torrenti che partiva dai Colli Aminei. Uno di questi torrenti (quello che scendeva per i Ponti Rossi), arrivato all’altezza di Capodimonte si biforcava in due dando origine ad un ulteriore torrente che raggiungeva il borgo, inondandolo. Finché l’area fu disabitata, gli effetti dello straripare del corso d’acqua non risultarono gravi. A partire dagli anni ’50, però, con il progressivo popolamento del borgo l’acqua divenne un flagello…
Chi abita al Rione Sanità conosce bene il fenomeno della “lava dei vergini”.
Il Borgo dei Vergini, infatti, proprio nel cuore del quartiere, per anni è stato il letto di un torrente che scendeva dalla collina di Capodimonte e dai Colli Aminei arrivando fino al mare. Dopo la pioggia il torrente tendeva ad ingrossarsi diventando un vero e proprio fiume.“A lava! A lava!” urlavano gli abitanti del quartiere quando il flusso inondava le strade.
Il fenomeno trova una reale soluzione solo con l’arrivo di Guido Martone che nel 1953 si accorse dell’esistenza di una biforcazione che portava le acque a Via Toledo, e a seguito di una fitta esplorazione, si trovò davanti una galleria sotterranea, che, ostruita, impediva alla “lava” di giungere direttamente al mare. In tre mesi Martone fece liberare la galleria e ne approfittò per costruire un collettore che permise di raccogliere i detriti e le acque provenienti dai Colli Aminei e Materdei. Il Quartiere fu liberato dalla famosa lava e da quel giorno la lava dei vergini resta un ricordo per gli abitanti del quartiere.
Ogni pietra e ogni angolo di questo quartiere nasconde una storia.