Crociate, templari e una coppa misteriosa: il sacro Graal e la sua storia arrivano non solo a Napoli, ma anche a tutti gli schermi dei lettori del Corriere di Napoli. Come ogni settimana, anche questo lunedì ci addentreremo nei meandri oscuri e misteriosi di un luogo simbolo della nostra città che cela segreti profondi. Il Maschio Angioino è pronto ad ospitare il nostro “viaggio”…
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La storia del Graal
La coppa con la quale Gesù celebrò l’ultima cena, nonché la stessa che contenne il suo sangue dopo la morte: il sacro Graal è, nella storia universale, la coppa più affascinante e ricercata del mondo. Non solo fatti però, il Graal infatti sembrerebbe custodire qualcosa di più…Il possesso di una conoscenza esoterica e magica elargita da Dio, riservata solo e soltanto a chi sia in grado di accoglierla.
Le origini del Graal, tuttavia, sono ben antecedenti al Medioevo: il mito della coppa infatti è già identificabile nelle saghe celtiche e solo a partire dalla stesura del Ciclo del Graal, lo stesso cominciò ad essere identificato con quello presente all’ultima cena. Ma il collegamento risiede soprattutto nell’etimologia: san gral, dal francese, fu ricondotto all’espressione sang real- sangue reale.
Le prime testimonianze letterarie della coppa si riscontrano nel Perceval ou le conte du Graal di Chrétien de Troyes, risalente al XII secolo; nel testo, tuttavia, il calice non è ancora associato a Cristo e all’idea di Sacro. Tra 1170 e 1212 Robert de Boron, nel suo Joseph d’Arimathie, aggiunge l’aggettivo “sacro” alla coppa (non presente nei Vangeli canonici o negli apocrifi) e che il Graal fosse quello usato da Gesù durante l’ultima cena. La cristianizzazione della leggenda coincide con l’inizio delle ricerche, anche a seguito della stesura del ciclo arturiano in cui sono numerosi i racconti di cavalieri prodigatisi per la missione: Parsifal o Galahad sono solo due dei più rinomati.
Il sangue reale
Abbiamo menzionato, all’inizio del nostro viaggio, di come il Sacro Graal nasconda significati esoterici oltre che essere fonte della conoscenza. Secondo studi recenti, il sangue reale indicherebbe la diretta discendenza di Gesù, sposato con Maria Maddalena. Dopo la crocifissione del Cristo, infatti, sembrerebbe che la Maddalena insieme ad altre donne e suo figlio sarebbe fuggita in Provenza dalla Palestina.
Una volta giunta, avrebbe risalito il Rodano fino ad arrivare alla tribù dei Franchi, discendenti della tribù ebraica di Beniamino nella diaspora. Fu proprio per via di questa origine che i Merovingi, primi re dei Franchi, presero l’appellativo di re taumaturghi (guaritori) per la loro capacità di guarire le persone malate con il solo tocco delle mani.
C’è anche chi ipotizza che il Sacro Graal sia in realtà la Sindone. Lo storico Daniel Scavone ipotizza che la storia attorno al Graal sia nata dalle tante e frammentate notizie arrivate in Occidente circa la sepoltura di Gesù e di un oggetto che ne raccoglieva il sangue.
Il rapporto con Napoli
Maschio Angioino, sala dei Baroni. Il lungo viaggio della coppa misteriosa arriva a Napoli. Ma in che modo la storia della città è legata a quella del Graal? Ci troviamo durante il regno del re Alfonso V d’Aragona, che avrebbe deciso di dedicare il Castel Nuovo alla coppa.
“Re Alfonso era un uomo di grande cultura e anche un gran conoscitore della leggenda del Graal dove si narrava che Galahad, figlio di Lancillotto, fosse l’unico cavaliere così puro da poter occupare, senza esserne ucciso, il “seggio periglioso”. Il tredicesimo trono della Tavola Rotonda di re Artù, era destinato al solo uomo degno di ritrovare la sacra coppa, cosa che secondo la leggenda, riuscì a fare.
Re Alfonso si sentiva un novello Galahad: volle quindi ricreare nella fortezza partenopea una simbolica analogia fra il cavaliere e se stesso, celebrando il diritto di governare il Regno di Napoli. Quindi come Galahad aveva acquistato il diritto di sedersi sulla tredicesima sedia alla corte di re Artù”
–Salvatore Forte, studioso di esoterismo
Il 21 giugno, solstizio d’estate: il sole illumina la grande sala dei Baroni attraversando con i suoi raggi la vetrata più grande della zona. Un raggio colpisce la parete opposta creando un arco di cerchio, trasformandosi a poco a poco in un quadrato e poi nella sagoma di un libro aperto: il libro della conoscenza. Ma i simboli non finiscono qui perché i raggi solari scoprono un’altra sagoma… La sagoma del Sacro Graal.
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Articolo davvero interessante soprattutto per chi come me e appassionata seguace delle storie dei templari e del sacro graal…