
The Truman Show tra filosofia e reality.
Siamo le nostre vite nei corpi degli altri
Siamo figli di Jim Carrey in Truman Show
Ed anche ad occhi chiusi non è detto che dormiamo
E sempre più vicini non è vero che parliamo– Tsunami, Eugenio in Via di Gioia
Durante la recente edizione del Festival di Sanremo 2020, nella Categoria Nuove Proposte, la band piemontese “Eugenio in Via di Gioia” ha detto addio anzitempo alla kermesse musicale ma hanno riportato in vita un colosso del cinema. “The Truman Show”, film del 1998 con Jim Carrey protagonista e precursore dei tempi. Vincitore di 3 BAFTA e 3 Golden Globe nel 1999, fu candidato anche per ben 3 statuette agli Oscar, uscendo a mani vuote dal teatro di Los Angeles.
EGOCENTRISMO E SUCCESSO
“Tsunami racconta l’ondata di notizie che tutti i giorni ci travolge testa e a volte ci fa sentire indifferenti, a volte impotenti – spiegano gli Eugenio in Via di Gioia al portale online “OPEN” – Le stesse ondate che ci travolgono sono quelle di egocentrismo che ci mettono sempre e costantemente in onda solo per sentirci vivi e per esistere. La nostra terza ondata è quella che travolgerà tutto e noi vorremmo essere lo tsunami che travolge la città in maniera positiva”. Ecco: gli Eugenio in Via di Gioia evidenziano appieno anche il significato della pellicola, soprattutto come spiega lo stesso Christof, interpretato da Ed Harris, sul finire del film. La volontà di tenere al sicuro il povero Truman, di non farlo sormontare dal cannibalismo della società, individualista e legata al successo. Celebrità a cui lo stesso Christof si appiglia, creando un controsenso vero e proprio, soprattutto quando non riesce ad accettare la “sconfitta” finale (meglio non spoilerare, ndr).
ORWELL E IL CONFINE
A primo impatto, la vita utopica a cui aspira Cristof lascia pensare a un mondo surreale come quello auspicato da Thomas More e il suo “Utopia” oppure Jonathan Swift e il suo “I viaggi di Gulliver” tra satira e fantascienza. Le somiglianze sono evidenti nella critica a una società imperfetta e la possibilità di creare una cittadina paradisiaca. Ma ecco che l’utopia si trasforma presto un saggio distopico e profetico come “1984” di George Orwell o “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, autore rivalutato negli ultimi anni. La critica ad una società che insegue il successo, come avviene nel film alla ricerca delle telecamere per sponsorizzare dei prodotti. Oppure la volontà di far entrare nella nostra vita una realtà fittizia, quella rappresentata dalla televisione. E ovviamente, al giorno d’oggi, rappresentato dai social, costantemente a determinare le nostre scelte e a viverci insieme 24 ore su 24. Come il progetto instaurato dal Creatore per il povero Truman, che sin da piccolo viene seguito ovunque dalle telecamere. L’impossibilità da uscire dal confine imposto da Christof in un set cinematografico, che costringe Truman a vivere in una gabbia, come quella in cui, in un certo senso, viviamo noi oggi. Quella dell’ossessione del successo e della finzione. Ovviamente ora sta a voi capire se Truman scappa o meno: e voi ci riuscireste?
“Buongiorno…e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!”
-Truman Burbank.
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1 thought on “Arte&Cultura: The Truman Show tra filosofia e reality”