Tra critiche, polemiche, ovazioni ed applausi si conclude anche la settantesima edizione del Festival di Sanremo. Nonostante la gaffe sull’annuncio della vittoria di Diodato su Sky, 45 minuti prima della fine, la quinta serata ha riscosso un enorme successo di pubblico, raggiungendo il 60% di share.
Perciò, con i membri della redazione, abbiamo deciso di raccogliere le impressioni generali su tutto l’entourage del Festival al termine della manifestazione. Ecco a voi, il nostro Pagellone Di Sanremo!
ACHILLE LAURO: Dire che “l’abito non fa il monaco” in questo caso è più che calzante. L’artista, per quanto eclettico nel modo di vestire, sa bene di non essere altrettanto dotato a livello canoro. Ecco perché ha ben pensato di duettare con Annalisa, una delle voci più potenti del panorama italiano contemporaneo, stando “un passo indietro”. La vera domanda è: Nel 2020 è ancora ammissibile che un cantante riscuota successo solo per i suoi outfit eccentrici?
Voto: Tutto fumo e niente arrosto, 5
ALBERTO URSO: La sua vocalità è un dono e, al tempo stesso, una condanna. Il pubblico generalista non è più abituato ad apprezzare la musica classica, pura, semplice e possente. Di certo non si può dire che la Vanoni abbia contribuito a esaltare le sue potenzialità.
Voto: “Senza infamia e senza lode” 6
ANASTASIO: “Rosso di rabbia”, si, ma anche meno! Tralasciando i suoi look da liceale, la canzone fa pensare a un bambino capriccioso che si lamenta su un sottofondo rock. Il cantante si è ricordato di trovarsi sul palco dell’Ariston solo durante il duetto con la PFM.
Voto: “Lo studio dello psicologo é sulla destra” 5
BUGO E MORGAN: Eravamo tutti incollati allo schermo in attesa che l’ordigno esplodesse. E così è stato. Non esiste ancora essere umano sulla faccia della Terra capace di sopravvivere all’isteria di Morgan. Cambiare il testo della canzone durante l’esibizione per insultare il suo “partner” in gara? Malvagio e allo stesso tempo megalomane. D’altronde gli abiti sfoggiati già dalla prima serata dovevano farci intuire che qualcosa non andava.
Voto: “Forse un po’ troppo sincero” NC
DIODATO: Non per essere di parte, ma la sua canzone è proprio una carezza sul cuore. La voce cristallina e il testo intimo e sensibile. Un sapiente connubio tra l’orecchiabilità tipicamente sanremese e radiofonica e la sensibilità del cantautorato italiano. Unica pecca: lo stile. Un degno travestimento da personaggio della famiglia Addams. E con Nina Zilli poi? Il rock and roll di Celentato approda al circo equestre.
Voto: “Lo stile non va a pile” 8
ELETTRA LAMBORGHINI: Anche dopo la fine del Festival tutti continuiamo a chiederci che cosa ci facesse Elettra sul palco dell’Ariston. Semplice, no? Twerkava. Ma ha sfoggiato il peggio di sé in compagnia Di Myss Keta. Performance da adolescenti ubriache in discoteca. Risultato: sono riuscite a distruggere uno splendido brano (e la musica italiana in generale), evitando accuratamente di azzeccare anche solo una nota
Voto: “Speriamo che non succeda più” 3
ELODIE: Debutta a Sanremo con uno splendido pezzo frutto della collaborazione Mamhood-Dardust . Elodie fa del suo meglio, si improvvisa anche ninfa greca nel look, ma il sound non è proprio nelle sue corde. Traspare troppo lo zampino dell’ex vincitore. Impossibile fare a meno di pensare “Bella, la canzone di Mahmood”.
Voto: “Andromeda non è poi così femminile” 7
ENRICO NIGIOTTI: Indubbiamente attraente e anche simpatico. Possibile che abbia sbagliato mestiere? Apprezziamo lo stile da “bel tenebroso” e il tentativo di rendere “rock” una canzonetta d’amore amaramente insipida. Furba, la scelta di Cristicchi come partner per il duetto che lo ha salvato della disfatta totale.
Voto: “Quando i tuoi ti costringono a portare avanti la tradizione di famiglia” 4 1/2
FRANCESCO GABBANI: La canzone riproduce una tipica filastrocca amorosa da Festival arricchita delle consuete metafore alla Gabbani. Ci aspettavamo qualcosa in più (almeno un nuovo animaletto da compagnia) dopo la scimmia di tre anni fa. A salvarlo, lo show messo in scena per la cover del “L’italiano”, decisamente più interessante.
Voto: “Si può fare di più…” 6 1/2
GIORDANA ANGI: Come sua madre, ringraziando la genetica. Il testo è comparabile alle letterine scritte dai bambini per farsi perdonare le marachelle, la sua voce rivela discrete potenzialità sfruttate malissimo. Ne ha di strada, da fare.
Voto: “Cresci bene che ripasso” 5
IRENE GRANDI: Portare a Sanremo una canzone scritta da Vasco Rossi non è una garanzia di vittoria (basti pensare alle sue partecipazioni). Se poi l’interprete neppure si sforza a metterci del suo è praticamente impossibile auspicare ad un risultato che superi la mediocrità. A peggiorare il tutto anche i suoi abiti da affascinante popolana, uscita male. Per la serie “anche l’occhio avrebbe voluto la sua parte”.
Voto: “Finalmente lei… ma senza niente di lei” 5
JUNIOR CALLY: Ha scatenato il putiferio delle critiche da quando è stata annunciata la sua partecipazione. Da Monica Bellucci a Mara Maionchi fino ad arrivare ai rappresentanti politici, la Boschi, la Meloni. Ci aspettavamo una canzone e un personaggio sfrontati, irriverenti, trasgressivi. E invece? Non aveva nemmeno la maschera per coprirsi la reputazione. Tanto rumore per nulla.
Voto”Anche no,grazie” 4
LE VIBRAZIONI: Perfetto stile da poeti maledetti (o Pirati Dei Caraibi) e tanto di cappello per la loro reinterpretazione di Anna Oxa insieme ai Canova. Mi viene solo da domandarmi: Ma “le Vibrazioni”, quelle vere, nella loro canzone le hanno lasciate a casa?
Voto: “Proprio un’emozione da poco…” 6 1/2
LEVANTE: Una vera principessa della musica italiana. Si presenta a Sanremo, per la prima volta, con un brano scritto e prodotto interamente da lei che riflette la sua forte personalità. Canta della diversità e ci invita tutti a riflettere ma con la leggerezza che la contraddistingue. Veste gli abiti della spensieratezza (anche se avremmo apprezzato uno sforzo di fantasia in più sugli outfit). Nulla che il palco dell’Ariston possa apprezzare
Voto: “Non segui il branco” 8
MARCO MASINI: Torna sul palco dell’Ariston con molta meno energia e tanta barba in più. Testo da dimenticatoio. L’accoppiata con Arisa, invece, per quanto imprevedibile, funziona bene. C’è stato un bel confronto.
Voto: “C’è del barbismo” 5 1/2
MICHELE ZARRILLO: Il brano trasuda “trito e ritrito” da tutti i pori, ripropone il solito sound smielato e zuccheroso. In breve: puzza di vecchio.
Voto: “Più fango che estasi” 5
PAOLO JANNACCI: Tra mamme, figli e nipoti questo è stato il Festival delle dediche ai parenti. Questa, in particolare, è la più tenera e sentimentale. Un vero e proprio sonnifero (specialmente durante le nottate interminabili del Festival). Presto la sentiremo cantare da tutte le mamme italiane per far addormentare i propri figli
Voto: “Perfetta Ninna Nanna” 5
PIERO PELU’: Ecco il terzo della schiera dei “devoti alla famiglia”. Lui però, propone un sound decisamente più rock, nel suo stile. Si esibisce tra abiti in pelle alquanto discutibili e furti alle vecchiette del pubblico, un vero birbantello! Nonno Hollywood, direbbe qualcuno.
Voto:”Un gigante del trash italiano” 4
PINGUINI TATTICI NUCLEARI: Giovani e autoironici presentano una canzone leggera e orecchiabile che spopolerà in radio e tra i giovani. Attenzione a non confonderli con i ragazzi de “Lo stato sociale” (ma solo perchè manca la vecchia che balla). Forse un pò troppo caotici per L’Ariston (soprattutto dopo il bacio tra il frontman e Mara Venier) ma bello il medley per celebrare i 70 anni.
Voto: “Non troppo Ringo Starr” 6-
RANCORE: Interessante rivelazione di questo Sanremo ma con qualche riserva. Inizialmente nessuno gli avrebbe dato una lira poi, a sorpresa, alla fine della serata è riuscito anche a posizionarsi decentemente. Il rap, comunque, non riscuote mai particolare successo al Festival però di sicuro conquisterà i ragazzi. Decisamente più incisiva la cover di Elisa, in coppia con la Rappresentante Di Lista, uno splendido rimaneggiamento.
Voto: “L’Eden è un’altra cosa” 6 1/2
RAPHAEL GUALAZZI: Un altro che ha cercato di reinventarsi con scarsi risultati. Porta a Sanremo sonorità tropicali e latine che proprio non gli appartengono. Molto più convincente il duetto con la perfetta Simona Molinari. Nel complesso, si poteva evitare.
Voto: “Torna al jazz Raphael” 5
RIKI: “Lo sappiamo entrambi” che questa canzone è un flop enorme. Ma piace sicuramente alle ragazzine, tutte infatuate dai suoi occhioni blu. Quelli belli, si, al contrario delle sue performance che abbondano di autotune, melodramma adolescenziale e staticità. Non si salvano nemmeno gli abiti della comunione.
Voto: “Riki chi?” 3
RITA PAVONE: Luciana Litizzetto… ah no è la Pavone. Merita i complimenti per il coraggio e per essere riuscita a rimanere in piedi per tutte le quattro esibizioni. Il duetto con Amedeo Minghi ricordava tremendamente “L’Alba dei morti viventi”. La canzone, scritta dal figlio invece, è molto grintosa e lei, inaspettamente, l’ha resa con energia.
Voto: “Alla faccia della Resilienza” 6
TOSCA: Un brano complesso, elegante e sofisticato ma molto “classico”, per nulla radiofonico. Lei lo ha reso con estrema teatralità e con la sua voce potente e armoniosa. Il duetto con Silvia Perez Cruz di altissimo livello vede protagoniste due voci da scaldare il cuore ma non per tutti.
Voto: “Ho amato proprio tutto” 7
AMADEUS e FIORELLO: Il poliziotto buono e quello cattivo. Il primo, un direttore artistico controllato, pacato e tranquillo a tratti anche impacciato. Talvolta forse anche troppo, quasi moscio. Ma ci voleva qualcuno che mitigasse il ciclone Fiorello. Lui, nonostante l’età, energico e coinvolgente. Una vera macchietta, ai limiti del personaggio da cabaret dei villaggi turistici. Insieme sono riusciti a compensarsi perfettamente, tra imitazioni di Maria de Filippi, partite a tennis, scenette esilaranti ma anche momenti di riflessione importante (tra tutti il discorso di Paolo). Facciamo tutti un passo indietro.
Voto: “VARIETA'” 8
TIZIANO FERRO: Il Claudio Baglioni della 70esima edizione. Ha cantato di tutto (e si è pure lamentato che lo facessero esibire troppo tardi): canzoni del cascione, Mia Martini e poi con Massimo Ranieri. Ne è uscito abbastanza degnamente (soprattutto con l’ultimo discorso strappalacrime sui suoi quaranta anni). Come dimenticare il momento di elevatissima poesia nel suo bacio con Fiorello.
Voto: “Tizianone Nazionale” 7 1/2
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