Della stragrande maggioranza delle opere d’arte e dei monumenti presenti nelle collezioni dei nostri musei sappiamo inquadrare il periodo storico in cui queste sono state realizzate, ma poche hanno alle spalle una storia complessa come quella del Cavallo Carafa.
Il mistero del Cavallo Carafa
Si è ritenuto spesso in passato che l’arte degli antichi sia stata superiore a quella dei moderni, in particolar modo durante il periodo rinascimentale.
Questa stima di superiorità si è sempre riferita a quella pulizia formale, plasticità e bellezza delle forme di cui erano capaci greci e latini
e che si perse in parte durante la Tardoantichità in virtù del fatto che molte committenze, e conseguentemente le maestranze, vennero meno così come anche alcune tecniche di realizzazione per la scultura e pittura. Oggi possiamo senza dubbio affermare che si tratta di una mancata coscienza di sé per la società del tempo, una svalutazione delle capacità artistiche del tempo che tra XIV e XV secolo erano comunque importanti.
Un caso di studio interessante al riguardo può essere senza dubbio il Cavallo Carafa, la grande testa di un cavallo in bronzo oggi attribuita a buon ragione a Donatello, ma che in passato è stata attribuita alla Napoli antica come vestigia della città antica.
Tante storie e poche certezze
Riguardo il Cavallo Carafa vi sono circa quattro tradizioni differenti che toccano la storia reale e mistica della città chiamando in causa Virgilio, Nerone, Corrado IV e Donatello.
Secondo una leggenda riportata anche da Matilde Serao la testa del cavallo faceva parte di un’originaria statua in bronzo realizzata da Virgilio attraverso una serie di riti magici affinché i cavalli della città non si ammalassero. Originariamente questa statua si sarebbe trovata a piazza Sisto Riario Sfoza, all’ingresso della basilica di Santa Stefania al cui posto oggi sorge il Duomo di Napoli. Questo racconto si inserirebbe assieme ad altri all’interno del filone delle storie del Virgilio-mago nate durante il periodo medievale.
Rimanendo legati al periodo antico un’altra tradizione vorrebbe che il Cavallo Carafa sia quanto rimasto di una statua di cavallo donata alla città di Napoli dall’imperatore Nerone. La testa sarebbe quindi affiorata da una serie di scavi avvenuti in città nel XV secolo, un fatto non certo insolito tra XV e XVI secolo.
Altra ipotesi è quella che vorrebbe il Cavallo come simbolo del potere di Corrado IV. Secondo questa ipotesi promossa da Pietro Summonte Corrado avrebbe fatto realizzare la statua per celebrare la presa della città nel 1253, una testa di cavallo per intendere che la città era stata domata dal legittimo re.
Nel XVI secolo venne proposta poi un’ultima teoria, avanzata da Giorgio Vasari nell’edizione del 1656 delle sue “Vite”, cioè che a realizzare il Cavallo fosse stato Donatello. Nei secoli successivi la teoria di Vasari venne messa da parte anche in virtù di altre voci importanti del panorama umanistico e artistico napoletano e non che riportavano il Cavallo Carafa a natali antichi e misteriosi.
Donatello fu
Ai giorni nostri è stato possibile attribuire l’opera a Donatello attraverso una serie di indagini documentarie e storiche che hanno completato un quadro complesso fatto di molte caselle vuote. Attraverso lo studio e lo spolio degli archivi e dei documenti delle committenze e degli artisti che ci sono arrivati fino a noi, è stato possibile ricostruire la storia nascosta di quest’opera. Il Cavallo Carafa inizialmente doveva essere un’intera statua equestre di Alfonso V d’Aragona che venne commissionata dal re a Donatello per inserirla all’interno dell’arco trionfale del Maschio Angioino. Fatto sta che però Alfonso morì prima di vedere l’opera compiuta, nel 1458 e che Donatello venne a mancare nel 1466, ma il Cavallo in questo frangente non era ancora a Napoli, ma in una posizione imprecisata tra Padova, dove Donatello aveva realizzato nel frattempo il monumento al Gattamelata, e Firenze da dove Lorenzo de Medici decise di inviare la testa a Diomede Carafa nel 1471.
Diomede I Carafa, che di fatto ha dato il nome alla testa di cavallo, amico di Lorenzo decise di posizionare la statua all’interno del cortile del proprio palazzo al decumano inferiore, in maniera molto simile alla testa di cavallo di periodo ellenistico presente nella residenza Medici Riccardi di Firenze.
Il Cavallo oggi
La statua del Cavallo Carafa oggi però non si trova più nel cortile del palazzo di famiglia, dove oggi invece si trova una copia in terracotta, ma bensì al Museo Archeologico Nazionale. Il Cavallo venne donato nel 1809 al museo dall’ultimo discendente di Diomede che erroneamente la ritenne una scultura di epoca classica, segno che ormai la verità dietro la statua era stata persa anche all’interno della stessa famiglia Carafa.