Bernardo De Dominici, il Vasari Napoletano ,eminente personaggio del mondo culturale nella Napoli post Barocca, ebbe tanti interessi. Fu stimato pittore, allievo di Mattia Preti e amico di Giordano e Solimena. Partecipò al movimento artistico dell’Arcadia, conobbe Gianbattista Vico, apprese dall’erudito Matteo Egizio e converso di economia con l’abate Galiani. Compose opere teatrali e fu maestro di pittura delle migliori famiglie della nobiltà napoletana. Ma, soprattutto, fu biografo e storico dell’arte napoletana.
Vite de pittori, scultori e architetti napoletani
Ammirato dal lavoro vasariano delle Vite, (raccolta biografica delle vite dei pittori, scultori e architetti dal medioevo al rinascimento). De Dominici ebbe l’idea di replicare lo stesso “format letterario” in chiave napoletana. Nel 1742 , dopo 17 anni di ricerche (interviste dei protagonisti, sopralluoghi nel regno, studio di vecchi testi) diede alle stampe la sua opera più famosa. “Vite de pittori, scultori e architetti napoletani”. Divisa in tre tomi, copre un arco artistico temporale dal 1250 al 1739.
Bernardo De Dominici, il Vasari Napoletano. Un lavoro storiografico monumentale, ancora imprescindibile per chi voglia approfondire la storia dell’arte dell’ Italia meridionale. Leggendo il libro si rimane affascinati dalle vicende umane degli artisti. Non solo un arido ed erudito elenco di opere e date. Ma un racconto di esistenze fatte di vizi e virtù, cattive abitudini e racconti edificanti. Un affresco che ci riporta nella Napoli sua contemporanea, quella a cavallo tra sei e settecento fotografando la sua quotidianità. La stessa definita come secolo d’oro della pittura napoletana.
Tra le centinaia di biografie illustrate, alcune emergono con forza, travalicando i confini del rigore storiografico. Ne riassumiamo qui le più emblematiche.
Annella De Rosa:
la triste vicenda della pittrice Secentesca, allieva di Massimo Stanzione. Pugnalata a morte dal marito geloso per le calunnie di presunta infedeltà riferitegli d una serva invidiosa.
Lo zingaro e calderaio Antonio Solario
artista rinascimentale autore dei bellissimi affreschi che decorano il chiostro dell’attuale Archivio di Stato. Fattosi pittore per poter sposare la nobile figlia del pittore di corte Colantonio, aiutato dalla regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo.
La Compagnia della Morte
formata da Aniello Falcone, Micco Spadaro e Salvator Rosa con l’intento di ammazzare la soldataglia spagnola dei quartieri. Vendicare i soprusi subiti e partecipare alla rivolta di Masaniello del 1647.
La Cabala Napoletana
una sorta di Camorra sugli appalti pittorici più importanti. Capeggiata da José De Ribera, Bellisario Corenzio e Battistello Caracciolo che non si faceva scrupoli ad eliminare fisicamente i concorrenti.
Il formidabile spadaccino Mattia Preti
che difese l’onore dei napoletani mortificando, in un duello alla spada, il campione francese.
Bernardo Cavallino
scapolo d’oro e cocco di mamma, che per non confessare le sue scappatelle con le prostitute dei quartieri, rifiutò di farsi curare per la sifilide, morendo giovanissimo. E tante altre ancora non raccontare per ragioni di spazio.
L’alterna fortuna critica delle Vite
Appena pubblicata l’opera ricevette un discreto successo. Ma fu nel periodo Romantico che le biografie del poliedrico letterato napoletano, riscossero grandi apprezzamenti in tutta Europa. I fautori dello “Sturm und drang” vedevano nella raccolta biografica temi cari al loro movimento letterario. La rivalutazione dell’arte tardo medievale ma soprattutto la resa stilistica delle singole storie, così emotivamente coinvolgenti. Alla fine dell’Ottocento arrivarono però le prime severe critiche. L’ establishment culturale positività accusò De Dominici di assenza di rigore storico per l’uso di fonti bibliografiche inventate . Addirittura Benedetto Croce definì il lavoro opera di un “falsario”, negandone ogni valore storico.
Giudizio ancora una volta ribaltato nel secolo successivo. L’eminente storiografo e critico d’arte Roberto Longhi definì il De Dominici “critico attento e sensibile, soprattutto riguardo alle opere degli artisti suoi contemporanei”.
Insomma, a metà tra storiografia e novella rimane pietra miliare (e svago) di studiosi rigorosi e semplici appassionati.