Martedì 12 ottobre si è svolta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nella suggestiva sala dell’Ercole Farnese, la presentazione di “MANN in colours” e di “Ecovalors”. Il progetto, la cui direzione scientifica è di Cristiana Barandoni, è partito nel 2018 dallo studio della cromia dei marmi antichi conservati al MANN alla ricerca (fruttuosa) di tracce di colore sopravvissute al passare del tempo e ai restauri, ed è divenuto un progetto-guida che si concluderà con la realizzazione di un manuale per la tutela del colore rinvenuto sui capolavori del Museo.
La Ricerca
Data la mole di dati raccolti, il progetto ha visto l’implementazione in itinere dei percorsi di ricerca, e si è arricchito della collaborazione di diverse istituzioni tra cui l’Università Tor Vergata di Roma per il progetto “EcoValors”, dell’università di Perugia e della consulenza dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR. Nell’avvicendarsi delle presentazioni da parte dei ricercatori sono emersi degli elementi di riflessione sull’importanza della interdisciplinarietà dei percorsi di ricerca. I team impegnati nel progetto “MANN in colours” appartengono non solo a diverse istituzioni universitarie e di ricerca, ma anche a dipartimenti diversi (per citarne qualcuno: chimica, fisica, biologia), tutti necessari per ottenere una visione globale dello stato di conservazione delle opere e poter studiare delle strategie di tutela e valorizzazione adeguate.
Le rilevazioni ambientali
Quando si pensa alla tutela di un’opera d’arte, specialmente di una scultura conservata in un museo, si potrebbe immaginare che l’attenzione sia concentrata principalmente sul corpo dell’opera e non sull’ambiente circostante, eppure non è così! Durante l’incontro per la presentazione di “MANN in colours” è stato chiaro come la ricerca su quali fossero le migliori condizioni per conservare le tracce di colore rinvenute sulle statue sia partita proprio dalle rilevazioni ambientali.
Le tecnologie messe in campo per questo tipo di indagini sono state due: sensori che captano ad intervalli di tempo predefiniti i livelli di inquinamento dell’aria, posizionati in ben cinque spazi del Museo, e un campionatore volumetrico per aspirazione d’aria. Quest’ultimo permette, tramite l’aspirazione di dieci litri d’aria al minuto, di identificare successivamente grazie all’analisi in piastra Petri l’eventuale presenza nell’aria di spore fungine, potenzialmente dannose per le superfici delle opere.
L’analisi dell’ambiente è quindi fondamentale per poter sviluppare un piano di pronto intervento nel caso in cui gli scienziati rilevassero dei valori limite, adottando misure di contenimento adeguate specialmente per garantire una corretta circolazione dell’aria.
L’analisi termografica
Un’ulteriore metodologia di indagine impiegata per monitorare lo stato di conservazione delle opere è quella termografica: grazie alla termocamera FLIR è possibile verificare la temperatura delle statue del Museo, permettendo ai ricercatori di individuare microfessurazioni sulla loro superficie visibili perchè al loro interno si sedimenta dell’acqua che ne abbassa la temperatura. L’individuazione di queste fessurazioni risulta di fondamentale importanza perchè al loro interno possono penetrare microorganismi e inquinanti vari potenzialmente dannosi per le opere.
Le analisi termografiche svolte durante la mattinata del 12 Ottobre hanno offerto alcuni dati interessanti, seppur da leggere necessariamente alla luce di successive analisi di laboratorio, rilevando le temperature medie di alcuni capolavori rispetto alle sale in cui si trovano: ad esempio per l’Ercole Farnese è stata rilevata una temperatura di 22.3°C rispetto ai 24.1° C della sala.
Il pubblico
Un ulteriore step del progetto “MANN in colours”, dopo la redazione di un manuale con le linee guida per la conservazione delle tracce di colore rinvenute sui capolavori, è quello della digitalizzazione dei risultati ottenuti dalle analisi sulle opere. L’idea è quella di offrire ai visitatori la possibilità di visionare tramite smartphone, scansionando un QR code, accanto al capolavoro una sua versione digitale in 3d con le antiche cromie, ricostruite puntualmente rispetto ai risultati emersi dalla ricerca.
Se vuoi sapere di più sui progetti del MANN visita https://mannapoli.it/cerca/