Caravaggio. Un grande artista del XVII secolo senza dubbio. Ha disseminato i luoghi in cui è passato di opere d’arte uniche. Una maestria e una capacità artistica a cui faceva da contraltare un’indole nervosa, capace, eufemisticamente effervescente. La Flagellazione di Cristo è uno dei dipinti che oggi rimangono a Napoli del grande artista, assieme alle Sette opere di Misericordia e il Martirio di Sant’Orsola.
Periodo napoletano di Caravaggio
Il primo periodo napoletano di Caravaggio durò dal 1606 al 1608 e fu assai prolifico per il pittore. Durante questo lasso di tempo dipinse Giuditta che decapita Oloferne (1607), una prima versione della Flagellazione di Cristo, Salomè con la testa del Battista, Davide con la testa di Golia, la Crocefissione di sant’Andrea, la Madonna del Rosario, le Sette opere di Misericordia. Tutte queste opere vennero dipinte nei primi anni del suo soggiorno assai felici con le commissioni dei Carafa-Colonna.
Successivamente, dopo una parentesi in Sicilia e a Malta, Caravaggio tornò a Napoli tra il 1609 e il 1610. In questa ultima fase Michelangelo Merisi dipinse il San Giovanni Battista disteso, la Negazione di san Pietro, il San Giovanni Battista, il Davide con la Testa di Golia e la Salomè con la testa del Battista, il Martirio di sant’Orsola.
La flagellazione
La flagellazione di Cristo è uno degli ultimi dipinti che Caravaggio realizza a Napoli, intorno al 1607-1608. Quella tela venne commissionata per la chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, per la cappella della famiglia de Franchis. Quella realizzata da Caravaggio è una rappresentazione della flagellazione che, pur riproponendo una costruzione a tratti “classica”, rifacendosi a quella di Sebastiano del Piombo, per la posizione delle figure nello spazio ne propone una visione manieristica.
L’intera scena avviene con il Cristo legato con le mani dietro una colonna usata come palo per le torture. Ai lati della colonna sono presenti due uomini, uno tiene il prigioniero, l’altro lo tortura, mentre in basso a sinistra è presente un “terzo uomo” inchinato. I due torturatori agiscono con perizia e foga, eccitati del e nel proprio lavoro, danno colpi decisi, nel frattempo il Cristo si muove quasi in maniera serpentina. I movimenti del prigioniero sono quelle di un’uomo che cerca di evitare in tutte le maniere possibili, ma senza particolari risultati la fustigazione. Si tratta di una persona in trappola che non può scansarsi dall’inevitabile.
La variazione sul tema della flagellazione
Il dipinto può essere accostato a due altri dipinti, da un lato il medesimo soggetto di Sebastiano del Piombo, dall’altro la Crocefissione di San Pietro dello stesso Caravaggio.
La flagellazione di Sebastiano del Piombo di circa un secolo prima, conservato nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma, prima di quello di Caravaggio, propone una visiona innovativa della scena dei vangeli. Cristo nel caso di del Piombo è visto legato, tenuto stretto, a una colonna mentre quattro uomini infieriscono su di lui con lacci di cuoio.
Nella Flagellazione le espressioni dei torturatori sono euforiche, assolutamente intenzionali danno una visione di patos alla scena, nella Crocefissione di San Pietro agli addetti alla croce è data la medesima trasparenza d’intenti. Quello che colpisce è l’umanità e disumanità, per quelli della flagellazione, dei volti di questi uomini che abbracciano un destino voluto o meno. Mentre i torturatori della Flagellazione sono professionisti quelli della Crocefissione sono uomini presi controvoglia, costretti a un ruolo che non vorrebbero gli competesse.
La variante di Caravaggio
Oltre a questo dipinto con soggetto la Flagellazione, Caravaggio ne realizzò anche un altro durante il suo soggiorno napoletano. Inizialmente la “variazione” venne acquistata dal Musee des Beaux-Arts come un’opera di Mattia Preti per poi vederlo attribuito successivamente a Caravaggio. In questa Flagellazione oltre alla cruda realtà della tortura quello che colpisce, e che ha permesso anche di variare l’attribuzione, è la presenza di un modello già presente nei dipinti di Caravaggio. Uno dei torturatori è presente anche all’interno della Salomè con la testa del Battista, nella persona che porge la testa del Battista nel piatto.
La Flagellazione di Cristo oggi è conservata nel Museo di Capodimonte, mentre la sua variazione nel Musee des Beaux-Arts di Rouen.