Le opere d’arte, oltre che essere oggetti di rara bellezza, di notevole, inestimabile, valore, sono spesso anche mezzi per raccontare una serie di storie che, altrimenti, rimarrebbero nascoste e ignorate, pezzi di vita vissuta o di storia locale. Particolarmente interessante sotto questo aspetto è il Sileno ebbro realizzato da Jusepe de Ribera uno dei più importanti esempi di pittura napoletana seicentesca.
Ribera
Ribera, già lo abbiamo detto in passato, è stato uno dei più importanti artisti del Seicento napoletano divenendo, attorno agli anni ’20, uno dei principali http:// caravaggeschi. La visione artistica dello Spagnoletto era quella di una realtà tragica e reale autonoma rispetto a quella di Caravaggio nonostante si muovesse lungo lo stesso solco. Proprio a questo periodo iniziale, prima della maturità artistica negli anni ’30, appartiene la realizzazione del Sileno ebbro, un’opera che con il tempo ha acquisito progressivamente sempre più importanza e valore, una cosa non scontata.
Un soggetto ebbro …
Da un punto di vista strettamente stilistico viene rappresentato questa figura di
uomo nudo e panciuto, disteso su un fianco al centro del dipinto mentre gli viene posta una gran quantità di vino dalle tre figure alle sue spalle.

Alle spalle del Sileno, inizialmente confuso con Bacco, vi sono il dio Pan metà uomo e metà capra, un al satiro che tiene un asino e l’uomo che continua a riempire il calice del Sileno.
Osservando bene il dipinto si può notare come vi sia, attorno al Sileno, un gran numero di personaggi, anche solo accennati nello spazio della tela, che gravitano attorno a esso e portano avanti “i propri affari”. Da destra verso sinistra, Pan nelle sue vesti caprine incorona il Sileno con dei tralci di vita, mentre alle spalle proprio di Pan sembra esserci forse Priapo che tenta di possedere una ninfa. Ma lo stesso Sileno sembra essere soggiogato dai fumi dell’alcol da Pan che con un ghigno gli pone la corona sulla testa e sempre con un ghigno, rivolto verso lo spettatore stavolta, c’è il satiro che trascina l’asino ragliante nella parte sinistra del dipinto.
… con una vita movimentata
Il Sileno ebbro, o forse dovremmo dire il Bacco dello Spagnoletto come venne inizialmente identificato nel suo primissimo inventario, venne realizzato nel 1626 per piccolo esponente della nobiltà napoletana, il barone di Frosolone Giovanni Francesco Salernitano. Attorno al 1648, il dipinto venne inventariato nel testamento del Barone da Giacomo di Castro, già antiquario e collaboratore di Battistello Caracciolo, che lo identificò come Bacco dello Spagnuolo per un valore iniziale di 150 ducati.
Pochi anni dopo il “Bacco” venne acquistato dal fiammingo Gaspar Roomer, per 550 ducati, iniziando quello che può essere definito il suo periodo olandese a Napoli e custodito nell’omonima villa, oggi facente parte del Miglio d’Oro. Successivamente venne acquistato dalla famiglia Vandeneyden e valutato da Luca Giordano nell’inventario del proprietario Ferdinando Vandeneyden circa 1000 ducati. Successivamente, attraverso la figlia, il Sileno divenne proprietà della famiglia Colonna che la pose nel palazzo di famiglia, l’attuale palazzo Zevallos ( ex-Gallerie d’Italia) fino al 1783.
Dopo questa data sembra sia entrato nei possedimenti dei Borbone e conservato tra i dipinti di pregio della quadreria di Capodimonte. Dalla sua sede venne poi spostato nel 1802 durante i moti repubblicani per seguire i Borbone nell’esilio palermitano. Per poi tornare a Capodimonte, definitivamente alla fine della rivolta nel 1806.