La triste origine della Festa dei lavoratori
La Festa dei lavoratori è celebrata il 1º maggio di ogni anno in molti paesi del mondo, per ricordare tutte le lotte per i diritti dei lavoratori. Un’occasione per fare il punto sull’universo dei prestatori d’opera. Un giorno di festa per omaggiare le forze produttive di ogni paese. La data ricorda un tragico evento avvenuto a Chicago nel 1886 . Durante un raduno di lavoratori, che chiedevano la riduzione delle ore di lavoro da sedici a otto, le forze dell’ordine fecero fuoco sui manifestanti. Due operai persero la vita e tanti altri furono feriti per reclamare un loro sacrosanto diritto. Ben vent’anni prima, il 6 agosto 1863, un episodio simile avvenne nella Napoli post unitaria ma, come vedremo, i fatti di sangue furono insabbiati e quasi cancellati dalla storia.
La ferrovia di Pietrarsa primati nel bene e nel male
Il primo stabilimento ferroviario italiano
Il 3 ottobre 1839 fu inaugurata la prima strada ferrata d’Italia che congiungeva Napoli a Portici. Una linea ferroviaria di 7.411 metri che in 11 minuti collegava la capitale del regno borbonico al porto del Granatelo, prossimo al sito reale porticese. Quello che poteva sembrare un divertissiment borbonico si trasformò in un impresa per rendere autonomo il Regno dalla supremazia tecnica di Francia e Inghilterra, veri colossi nell’industria siderurgica e ferroviaria. Nel 1840, Ferdinando II, diede avvio alla costruzione del Reale Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive a Pietrarsa. Obiettivo della fabbrica costruire, riparare e manutenere le locomotive e i vagoni per le nuove ferrovie.
La ferrovia di Pietrarsa primati nel bene e nel male
Primo e più importante nucleo industriale italiano
In appena quindici anni il nucleo industriale napoletano divenne il più grande stabilimento industriale della penisola, precedendo di 44 anni la fondazione della Breda e di 57 quella della Fiat. La struttura divenne un modello di riferimento in Europa e fu visitata addirittura da papa Pio IX nel 1849 . In visita a Napoli lo zar di Russia Nicola I, fece prendere l’opificio a modello per la costruzione di un grande stabilimento ferroviario in Russia, sull’isola di Kronstadt.
Arrivano i Savoia…
Al momento dell’annessione del regno duo-siciliano da parte delle forze garibaldine l’opificio di Pietrarsa contava ben 1050 operai tutti ben pagati e con un orario di lavoro di otto ore al giorno . Data la sua natura di stabilimento sotto il controllo statale, Pietrarsa dipendeva completamente dalle commesse reali per la propria attività. Il dissesto finanziario del Regno di Sardegna, causato dalle ingenti spese militari poste in essere per l’unificazione del Paese, richiese decisioni impopolari per il risanamento del erario. Lo smantellamento dell’apparato industriale e produttivo meridionale ed il trasferimento alle industrie settentrionali delle produzioni e delle commesse statali l’effetto più eclatante.
La ferrovia di Pietrarsa primati nel bene e nel male
L’opificio napoletano smobilita…
Le commesse produttive dirottate altrove giustificarono il piano di decrescita del sito e la conseguente riduzione del personale. In due anni il numero di unità produttive della fabbrica venne dimezzato e le paghe diminuite del 30%. Quasi in bancarotta l’opificio di Pietrarsa fu ceduto ad un faccendiere milanese vicino alla casa regnate, tale Jacopo Bozzo. La nuova direzione aumentò la giornata lavorativa da 8 a 11 ore riducendo ulteriormente la paga oraria a 30 Grana (passando dagli 85 grana a giornata del periodo fiorente). Inoltre venne istituito il sistema di lavorazione a cottimo valutato da una sorta di sicurezza armata interna creata ad acta.
La manifestazione del 6 Agosto 1863
Gli operai allo stremo decisero di incrociare le braccia e radunarsi nel piazzale dello stabilimento per iniziare una contrattazione con la nuova proprietà. Jacopo Bozzo non solo rifiutò il confronto ma fece avvertire la vicina tenenza di Portici dichiarando che fosse in atto un’adunanza sediziosa di lealisti borbonici pronti alla ribellione. Il questore Nicola Amore, senza accertarsi della fondatezza delle informazioni, inviò sul posto i bersaglieri del 33° reggimento. Centinaia di armati che fecero fuoco sugli inermi operai senza indugiare. Dopo la prima salva innestarono le baionette e caricarono gli astanti. Sul acciottolato della fabbrica persero la vita quattro persone ed innumerevoli furono i feriti.
Una indagine farsa
Nell’immediatezza della strage, la Società Operaia Napoletana promosse una commissione d’indagine capitanata dall’onorevole Enrico Pessina per accertare i fatti e deliberare degli aiuti economici alle famiglie degli operai uccisi. Il bilancio certo della strage non fu mai reso noto. Unico dato statistico considerevole fu la mancanza di 261 persone alla riapertura del Opificio dopo i tragici fatti. Gli ufficiali denunciati per i loro eccessi in servizio furono tutti assolti. Il questore Nicola Amore ebbe anche una felice carriera politica; fu sindaco di Napoli e senatore del regno nella XV legislatura.
I martiri del lavoro di Pietrarsa dimenticati nelle pieghe della storia
Solo nei primi anni 2000 storiografi napoletani hanno riportato alla luce i fatti del 1863. Il comune di San Giorgio a Cremano ha cambiato il toponimo di Via Ferrovia che conduce al sito in “Via Martiri di Pietrarsa – in memoria degli operai caduti sotto il fuoco sabaudo in difesa del lavoro”. Il 1 maggio 2017, il quartiere napoletano di San Giovanni ha ridenominato “Piazza Martiri di Pietrarsa” la precedente piazza Ferrovia.
La ferrovia di Pietrarsa primati nel bene e nel male
Il museo ferroviario più importante d’Europa
L’opificio di Pietrarsa oggi è divenuto un museo che ospita decine di locomotive, carrozze, arredi di stazioni, plastici e documenti progettuali e d’epoca, tra cui la mitica Locomotiva Bayard e i treni Reali. 36mila metri quadrati, di cui 14.000 coperti, un vasto piazzale che affaccia sul mare e le splendide architetture di archeologia industriale fanno del luogo una location mozzafiato. Per la ricchezza dei materiali conservati Pietrarsa è considerato uno dei più importanti musei ferroviari d’Europa.